Gianfranco Locci per “la Stampa”
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I messaggini arrivavano in continuazione, su quel telefono che oramai generava solo rabbia e paura. Oltre 300, archiviati dai genitori di Chiara (il nome è di fantasia) per dimostrare a tutti quel malessere che covava da tempo. «Ecco perché disertava le lezioni, aveva il terrore di incontrare le sue compagne, quelle che la prendevano in giro perché era la più brava della classe», sussurrano da quella scuola media che questa 12enne sarda non voleva più raggiungere e che ne ha decretato la bocciatura per le troppe assenze.
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Adesso, però, il Tar della Sardegna ha riscritto tutto. «Ha promosso la ragazza in terza media, con una sentenza storica», dice Gianfranco Oppo, esperto di bullismo e politiche giovanili: «Finalmente si è tenuto conto del benessere emotivo dei ragazzi. Perché, invece, la scuola è stata negligente? Questo ricorso conforta parecchio, è una pietra miliare».
Chiara ha sempre avuto una passione smodata per i libri.
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Una sete di conoscenza fuori dal comune, testimoniata da una pagella tutt' altro che ordinaria, quella del primo quadrimestre. Due materie con il 10, sette con il 9, tre con l'8. In pratica, la media del 9. Peccato, però, che alla fine dell'anno scolastico la studentessa sia stata bocciata per le troppe assenze, causate da una sfilza di «malesseri psicosomatici (stati d'ansia, dolori allo stomaco e alla testa, difficoltà respiratorie)». Impossibile, a detta dei professori, non considerare quelle 342 ore maturate in un anno e in cui la giovane avrebbe disertato le lezioni.
«Il giudizio di non ammissione contestato si rivela illegittimo per difetto di motivazione», scrive il Tar, quel collegio presieduto dal giudice Marco Buricelli che ha accolto il ricorso presentato dai genitori della ragazza con gli avvocati Salvatore Dettori e Ivana Felicetti, del foro di Roma.
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«La decisione presa dal Tar Sardegna non può che essere condivisa in modo totale - sentenzia Gianfranco Oppo -, è stata chiaramente valutata una grossa negligenza da parte della scuola che non ha adottato tutte le misure necessarie in questa circostanza così particolare». Ovvero, verdetto alla mano, nel decretare la bocciatura della studentessa il consiglio di classe non avrebbe tenuto conto del grave disagio subito a causa dei continui atti di bullismo. Oltretutto, la madre di Chiara aveva segnalato alla scuola la difficile situazione della figlia già dallo scorso ottobre. «Ribadisco, siamo davanti a una sentenza che reputo davvero una pietra miliare - spiega Oppo -. Non ricordo in passato situazioni analoghe.
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La cosa assurda è che la ragazza sia stata bocciata, in un primo momento, senza che nessuno abbia tenuto conto del suo essere brava. Le assenze hanno prevalso, mentre i gravissimi fatti di bullismo sono stati ignorati. Adesso tutto è stato riposto nella giusta dimensione». «Ove l'alunno, che riporti numerose assenze, non evidenzi tuttavia problemi sul piano del profitto, il presupposto della presenza scolastica non va interpretato, in presenza di conclamate cause di giustificazione, con troppa severità». Concetti chiari, alla base della sentenza del Tar Sardegna e che ammette Chiara alla classe terza.
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Adesso i giudici hanno ordinato un nuovo scrutinio, da tenersi nelle prossime due settimane. Luca Pisano, direttore dell'Osservatorio regionale Cyber crime, puntualizza: «Ogni giorno assistiamo a situazioni di questo tipo perché le scuole sono sprovviste di una procedura anti-bullismo. Chi sono le vittime, chi sono i bulli? Tra ragazzi e docenti, in sostanza, manca il dialogo e il confronto».
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