Dagonota
ANGELO SCALA
Le storie sul professore di procedura civile alla Federico II si sprecano e si tramandano da 20 anni. Ragazze bocciate perché non si mostravano abbastanza "carine", rapporti strettissimi con chi voleva prendere scorciatoie. Addirittura "vendette incrociate": fratelli e amici di studentesse e assistenti che non si erano concesse venivano a loro volta bocciati per mandare un messaggio chiaro alle ragazze che non si piegavano al ricatto sessuale. Per lui era un gioco, al corso era considerato un idolo e un uomo molto affascinante dalle giovani giuriste, finché alcune di loro non scoprivano l'amara verità il giorno dell'esame...
SESSO PER GLI ESAMI ALL’UNIVERSITÀ
Titti Beneduce e Monica Scozzafava per corriere.it
ANGELO SCALA
Sono quindici, per il momento. Quindici allievi del professor Angelo Scala, docente di Procedura civile alla «Federico II», che hanno deciso di prendere contatti con la Guardia di Finanza e raccontare le loro disavventure. Hanno respinto gli approcci del docente, come documentano i messaggi che consegneranno alle fiamme gialle, e sono stati penalizzati, arrivando a ripetere l’esame fino a sette volte. Gli studenti hanno già un ufficiale di riferimento, che li convocherà nei prossimi giorni nella caserma di via Sanfelice per ascoltarli. Se all’inizio erano timorosi, adesso hanno invece acquisito fiducia, anche perché ciascuno di loro si è reso conto di non essere un caso isolato.
A coordinare le indagini, complesse per la delicatezza della vicenda, è il colonnello Domenico Napolitano, che comanda il nucleo di polizia economico finanziaria. Le verifiche sono state avviate per caso, mentre si indagava su un fallimento di cui Scala era curatore. Successivamente sono state avviate intercettazioni mirate, dalle quali si comprendeva che il docente, in cambio di sesso, registrava esami mai sostenuti.
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Bisognava però trovare i riscontri, cioè accertare se gli studenti che si prenotavano per sostenere Procedura civile si presentavano effettivamente alla commissione o no. Per questo alcune giovani militari si sono «infiltrate» tra gli iscritti a Giurisprudenza, tenendo d’occhio le sedute di esame. D’accordo con i pm titolari del fascicolo, Francesco Raffaele e Henry John Woodcock, e con il procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, si è deciso di puntare sulle donne anche per un altro motivo: verificare se il professore, credendole studentesse, cercasse di abbordarle. Molti dettagli sono ancora coperti da riserbo, anche perché, come ha sottolineato nei giorni scorsi il procuratore, Giovanni Melillo, il lavoro di indagine non è ancora concluso.
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I messaggi che stanno per essere con segnati alla Guardia di Finanza hanno lo stesso preciso tenore di quelli già agli atti dell’inchiesta: approcci che vorrebbero essere spiritosi, inviti a incontrarsi fuori dalla Facoltà, raccomandazioni a mantenere il segreto e a non tirarsi indietro all’ultimo momento. Seguono con particolare interesse gli sviluppi della vicenda anche gli avvocati Maurizio Sica e Lucilla Longone, che difendono il docente dell’Accademia di Belle arti protagonista nei mesi scorsi di una vicenda simile, ma accusato di violenza sessuale in seguito alla denuncia di un’associazione. I due penalisti hanno sostenuto dal primo momento che tra il docente e l’allieva ci fosse una relazione consenziente tra adulti, come a loro giudizio si evince dalle chat consegnate al pm titolare dell’inchiesta, Cristina Curatoli. Il fatto che, nel caso della «Federico II», la Procura contesti agli allievi il reato di induzione illecita in concorso con il professore fornisce loro un ulteriore appiglio per la difesa del loro assistito.
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