1. CONTE SUL MES: SE SERVIRÀ ALL'ITALIA ALLA FINE INTERPELLEREMO IL PARLAMENTO
Fabio Martini per ''La Stampa''
Per piacere, piace: subito e tanto. Alle 8 della sera, appena Giuseppe Conte scende dalla sua autoblu, i trecento cittadini, militanti, piccoli dirigenti del Pd in attesa pazientemente da mezz' ora lungo i vialetti della Festa dell'Unità, si abbandonano ad un applauso e poi ad un altro, culminati in un coro («bravo presidente») e in una raffica di «vai avanti», «sei una bella persona, Giuseppe!», «tieni botta!». Il presidente del Consiglio arriva in forte ritardo e dunque rinvia a più tardi il rituale giretto tra stand, cucine e volontari, che inizialmente era immaginato come parte decisiva dell'operazione politico-mediatica immaginata da palazzo Chigi, d'intesa col Pd: collocare Giuseppe Conte nello scenario affettuoso e plaudente della Festa nazionale dell'Unità, per dimostrare che il popolo democratico "ama" il presidente del Consiglio e viceversa.
ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO
Ma alla fine la mission si è trasformata e, da operazione "bipartisan" di pacificazione tra le anime del governo, si è rivelata una riuscitissima operazione di auto-promozione. Durante l'intervista di Maria Latella (che ogni tanto con le sue domande ha sfidato una platea molto simpatetica con Conte), un presidente del Consiglio decisamente su di giri è riuscito a suscitare, ad ogni risposta, anche la più scontata, applausi a ripetizione. Naturalmente oltre agli effetti speciali c'era anche l'intervista pubblica e Conte ha dato diverse risposte interessanti.
Tre in particolare: su Mes, scuola e Recovery Fund. Sull'eterna questione del Mes, le parole di Conte, formalmente attestato su un no problematico, hanno lasciato trapelare novità: «Il mio atteggiamento è laico, non è per il sì o per il no. Elaboriamo i progetti, vediamo cosa serve alla sanità e agli altri settori, poi come un buon padre di famiglia valuteremo il da farsi. In questo momento io e il ministro Gualtieri non ci sentiamo di dire né sì né no. Quando sarà il momento interpelleremo ovviamente anche il Parlamento».
Concetto di volta in volta trapelato, ma dichiarate alla Festa dell'Unità, queste parole aprono uno squarcio: anche perché una volta affrontato il Parlamento, come accadde per la Tav, si apre la possibilità di maggioranze diverse da quella di governo. Il rialzo dei contagi sta aprendo un rischio del quale si stanno accorgendo anche i Cinque stelle: farsi trovare in una nuova emergenza, dopo aver rifiutato i fondi europei per la sanità pubblica. Interessante anche la riflessione sulla scuola. Conte si è chiesto: «Come mai negli anni scorsi non vi siete preoccupati per l'inizio dell'anno scolastico?».
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO
E a quel punto, rivolto a Maria Latella: «Le risulta che negli anni scorsi ha funzionato tutto come un orologio svizzero?». Una battuta che attinge da una realtà oggettiva, ma che è al tempo stesso anche un modo per mettere le mani avanti, rispetto ad un avvio di anno scolastico che presenta ancora diverse incognite. E ha promesso: «Entro la fine di ottobre avremo tutti i banchi singoli». Sul Recovery Fund, Conte ha detto chiaro un concetto: «Bisognerà evitare una parcellizzazione dei fondi, via ogni spesa corrente e concentrarsi sugli investimenti».
Sui rapporti all'interno della maggioranza, Conte ha glissato, volato più alto, con accenti trionfalistici: «Ci stiamo amalgamando sempre di più e stiamo lavorando sempre meglio. Stiamo vivendo un'esperienza di governo che sta ottenendo risultati mai raggiunti prima in un contesto internazionale difficile». Un'implicita critica ai Cinque stelle: «In vista delle Regionali c'era un centrodestra unito, presentarsi in maniera sparpagliata significava affrontare la sfida in maniera impari».
Ma di questa intervista pubblica, che si è svolta davanti a 250 persone e non di più per rispettare le regole anti-Covid, un aspetto davvero significativo è stato il grande consenso, ben raccontato dall'incipit. Domanda di Latella: «È la prima volta che è qui alla Festa dell'Unità?». Risposta: «Intervistato? La prima volta in assoluto», ed è scattato un applauso di cinque secondi. Domanda: perché è venuto? Conte: «Per essere intervistato». Applausi. Quasi "fideistici", sicuramente ispirati da una simpatia senza riserve che farà pensare a lungo i capi del Pd.
giuseppe conte luigi di maio
2. MA DI MAIO GELA SUBITO IL PREMIER
Luca Monticelli per ''la Stampa''
Il Movimento 5 stelle gela ancora Nicola Zingaretti sul Mes. Al nuovo appello lanciato dal segretario Pd alla Direzione hanno risposto ieri con un doppio no Vito Crimi e Luigi Di Maio. La richiesta del Partito democratico è definire i programmi per rinnovare la sanità e attivare il finanziamento europeo da 36 miliardi, ma i vertici pentastellati hanno alzato un muro.
Il ministro degli Esteri ha risposto piccato spiegando che in questo momento «stiamo pensando al Recovery fund». Nel corso dell'incontro con la sua omologa spagnola, Arancha Gonzales Laya, in Prefettura a Milano, Di Maio ha ricordato che «nelle prossime settimane inizierà il confronto tra il governo e la Commissione europea sui progetti» legati agli oltre 200 miliardi dei fondi che spettano all'Italia.
E in serata, mentre il premier Giuseppe Conte sembra lasciare uno spiraglio, il numero uno della Farnesina ha riaffermato a Di Martedì su La7 che «non c'è alcuna apertura sul tema» da parte del M5s e che non ci sono «ammanchi di cassa» né «un'emergenza da qui a dicembre» visto che da Bruxelles i soldi arriveranno già a gennaio 2021. Insomma, ha tagliato corto Di Maio, il Fondo salva Stati «sta diventando un tema ideologico per dividere la maggioranza che invece è compatta e sta lavorando sul Recovery fund».
conte di maio -33
Il canovaccio è lo stesso da mesi e le dichiarazioni degli ultimi giorni dei democratici non hanno certo mutato lo scenario. Zingaretti vede «due buoni motivi per investire nel Meccanismo di stabilità: il primo è una linea di credito molto vantaggiosa che fa risparmiare miliardi», almeno cinque secondo il commissario Paolo Gentiloni. Il secondo perché «fa crescere il pil e crea lavoro». Ma per il capo politico dei 5 stelle, appunto, «non è cambiato nulla». Vito Crimi, infastidito dal rilancio del leader Pd, ha commentato così: «Per noi il Mes com' è adesso non va bene, punto. Si continua a ripetere la stessa cosa, la nostra posizione l'abbiamo detta e ribadita».
Il segretario democratico però non molla e da una iniziativa elettorale a Reggio Calabria replica a Di Maio e Crimi tirando in ballo il premier Conte, l'unico in grado di trovare un accordo: «È uno di quei compiti che riguarda il presidente del Consiglio. Continuo a pensare che noi dobbiamo lavorare per il bene degli italiani e questo coincide con gli investimenti nella sanità, ovviamente senza condizionalità. Sarebbe davvero una contraddizione - ha sottolineato il governatore del Lazio - non prendere dei soldi per poi indebitarci e pagare più interessi».
Proprio dal Mef arriva l'invito del vice ministro dem Antonio Misiani: «La vicenda va spoliticizzata, non deve diventare un braccio di ferro tra pro e contro, occorre essere pragmatici. Se si vuole rafforzare il servizio sanitario, il ricorso al Mes è inevitabile».