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    SI SCRIVE “DOPPIA MORALE”, SI LEGGE “PARACULI” – I GRILLINI ASSOLVONO I PROPRI ELETTI INQUISITI, MA 10 ANNI FA BEPPE PUBBLICAVA GLI ELENCHI DEGLI INDAGATI: OGNI NOME ACCOMPAGNATO DA UN “VAFFA” – E QUANDO NON BASTA L’ASSOLUZIONE POLITICA, SCATTA LA MODIFICA DELLE REGOLE M5S. COME A ROMA CON LA RAGGI CHE HA CAMBIATO 18 ASSESSORI IN 18 MESI


     
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    Goffredo De Marchis per la Repubblica

     

    GRILLO VAFFA GRILLO VAFFA

    Più che un esempio di doppia morale, di un' ipocrisia al cubo, la vicenda del sindaco di Bagheria Patrizio Cinque costretto dai pm all' obbligo di firma per aver favorito i parenti in un caso di abuso edilizio diventa il monumento alla confusione dei grillini, nell' eterno balletto italiano dove si abbracciano giustizialismo e garantismo. Sono diventate pubbliche anche le intercettazioni del primo cittadino con la sorella e il cognato, in cui lasciava intendere che gli agenti comunali avrebbero fatto visita alla loro abitazione.

     

    Allora Cinque si è autosospeso dal Movimento 5stelle dimenticando che il giorno prima aveva gridato contro la «giustizia a orologeria», formula auto-assolutoria in voga durante Tangentopoli e mantra di Berlusconi nella Seconda repubblica. Ma rimane sindaco del comune siciliano, fa un passo indietro nel partito, si considera vittima del sistema giudiziario e allo stesso tempo incassa il sostegno di Luigi Di Maio, tra due giorni ufficialmente candidato premier dei 5 stelle, il quale sentenzia: «Sono sicuro che Cinque dimostrerà la sua innocenza». Un' altra reinterpretazione della disciplina su giustizia e politica.

    PATRIZIO CINQUE PATRIZIO CINQUE

     

    Dieci anni fa, all' alba del Movimento, durante il Vaffa day Beppe Grillo commentò l' elenco degli indagati che sedevano allora in Parlamento proiettato su maxischermo di Piazza Maggiore a Bologna con un sonoro insulto, invitando la folla a fare altrettanto. Semplificazione e vaffa sono spesso sinonimi. Perciò via tutti gli inquisiti e limite di due mandati per i parlamentari in modo da evitare guai. In questi dieci anni, con il potere nei comuni e l' ascesa dei consensi, i grillini hanno rivisto mille volte i loro canoni sulla giustizia.

     

    DI MAIO CANCELLIERI A CAPO D ORLANDO DI MAIO CANCELLIERI A CAPO D ORLANDO

    Ma il cortocircuito era chiaro già allora. Grillo, condannato in via definitiva per omicidio colposo, non si è mai potuto candidare a nulla proprio per i suoi precedenti, eppure è il capo assoluto del Movimento, a norma di Statuto, in maniera non dissimile da Berlusconi e Renzi che non hanno alcun incarico elettivo.

     

    La storia giudiziaria dei 5Stelle dimostra dunque che il problema non è tanto quello del doppiopesismo, sottolineato ogni volta dai democratici: gogna per gli indagati degli altri partiti e indulgenza calata dall' alto, a seconda dei casi, per i propri esponenti. È piuttosto un cortocircuito psicologico e morale, a volte applicato persino alla stessa vicenda giudiziaria. Come successe per Rosa Capuozzo, sindaca di Quarto. Indagata, difesa dai vertici, poi scaricata e costretta alle dimissioni, infine espulsa dal Movimento grazie al ritiro del simbolo e oggi ancora al suo posto.

     

    DAVIGO 1 DAVIGO 1

    I grillini stanno con Piercamillo Davigo e Nino Di Matteo, ma quando fanno i conti con la realtà si perdono in un bicchiere d' acqua dimostrando sul campo più che una doppia morale la loro inadeguatezza anche nel maneggiare i dossier delle inchieste. L' esempio eclatante è la storia di Paola Muraro. L' assessora romana viene indagata, i vertici sanno ma non capiscono, girano mail e sms, nessuno fa niente e peggiora la situazione. Muraro rimane al suo posto due mesi prima di uno show down che la porta a lasciare l' incarico. Alla fine, fra inchieste e lotte intestine, gli assessori cambiati nella Capitale sono 18 in 18 mesi. Uno ogni quattro settimane.

    NINO DI MATTEO NINO DI MATTEO

     

    Quando non sanno più che fare i grillini cambiano le regole. Se la tegola sta per arrivare sulla testa di Virginia Raggi, si modifica il codice e si scrive che non basta più un avviso di garanzia per cacciare un sindaco. Come è giusto che sia, soprattutto per certi reati. Lo stesso avviene con Filippo Nogarin, sindaco di Livorno. Ma Federico Pizzarotti ci ha rimesso le penne a Parma, salvo vendicarsi conquistando da solo il secondo mandato.

     

    RAGGI MURARO RAGGI MURARO

    E in tanti altri momenti il grillismo ha fatto tilt di fronte alla gestione di un dato costitutivo del movimento: la linea ipergiustizialista. Già nel 2005 Grillo aveva comprato una pagina dell' International Herald Tribune (visto che nessun quotidiano italiano aveva accettato di fare lo stesso, raccontò) per pubblicare i nomi dei 23 parlamentari condannati in via definitiva. Come dire che quella è una bussola del Movimento. Adesso tocca a loro e più la furbizia, l' ipocrisia o l' odiosa pratica della doppia morale, ai grillini si può rimproverare di perdere l' orientamento. Che non è un bel biglietto da visita per chi si candida a governare l' Italia.

     

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