Valeria Arnaldi per il Messaggero
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Separati, divorziati, vedovi o semplicemente single per scelta. Gli italiani sono sempre più soli. È la statistica a dirlo: una famiglia su tre, secondo gli ultimi dati Istat, è composta da un'unica persona. E non è un dato dell'ultimo periodo ma un vero e proprio trend, che si è confermato e soprattutto accentuato negli anni. Dal 2011 al 2016 il numero delle famiglie è salito da 24,5 milioni di nuclei a 25,4 milioni, con un aumento del 3,6% da ricondurre proprio alla categoria monoparentale, con nuclei di un solo individuo.
Quest'ultima voce, infatti, è salita da 7,2 milioni a 8, con una crescita dell'11,4%. Tra le cause, l'Istituto segnala «il progressivo invecchiamento della popolazione, innanzitutto, ma anche l'incremento delle separazioni e dei divorzi, così come l'arrivo di cittadini stranieri che, almeno inizialmente, vivono da soli».
LE STATISTICHE Analizzando le statistiche degli ultimi vent'anni, il numero dei single non vedovi è più che raddoppiato. E il dato sarebbe ancora in crescita. Basta guardare alle altri voci familiari per rendersene conto. Tra 2011 e 2016 si registra un aumento del 2,8% nelle coppie e appena dello 0,7 nelle famiglie di tre persone. In tutti gli altri casi c'è un calo: scendono da 4,2 a 4 i milioni di famiglie di quattro persone, calano dello 0,1% quelle con cinque e del 4,1% quelle con sei. Il fenomeno interessa tutto il Paese, con la quota più alta di famiglie unipersonali, il 34,4%, al Centro.
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La durata media della vita, più lunga, di certo incide - la speranza di vita è passata da 80,1 a 80,6 anni per gli uomini e da 84,6 a 85,1 per le donne - ma, di fatto, la famiglia sembra interessare sempre meno. Se è vero che i matrimoni sono tornati ad aumentare, passando da quasi 190mila del 2014 a circa 194mila del 2015, lo è pure che, nello stesso intervallo di tempo, per i divorzi la crescita è stata ben più marcata, salendo da poco più di 52mila a oltre 82mila. Aumentano i single italiani dunque e pure quelli europei. Secondo i dati Eurostat, nella Ue, il 33,1% delle famiglie è composta da single senza figli: dieci anni fa erano il 29,3%.
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«Il trend nel nostro Paese è evidente e nei giovani si vede amplificato - spiega il sociologo Nicola Ferrigni, direttore Link Lab, Laboratorio di ricerca sociale della Link Campus University - Le cause della tendenza a essere single sono solo parzialmente attribuibili alla carenza di lavoro e alla mancanza di stabilità e prospettive, comunque da tenere in conto. La parola chiave del cambiamento in atto è individualismo. La risorsa che più manca oggi è il tempo. Essere in famiglia richiede tempo, così costruire relazioni. Il fenomeno dei single non si vede solo negli affetti ma anche nell'amicizia. Sono sparite le grandi comitive che c'erano una volta, i rapporti sono divenuti più labili e frammentati. Essere single è ormai uno status. A determinarlo, pure la velocità con cui viviamo giornata, lavoro, relazioni. È diventato un modo di vivere».
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COSTI IN AUMENTO Insomma, essere single piace, piace meno stare soli. Così aumenta la spesa per fare conoscenze: secondo SpeedDate.it, nel nostro Paese, nel 2017 è salita a 9,5 miliardi di euro, con un incremento del 12% rispetto al 2016. Cambiano i costumi e muta il lavoro.
Stando alle cifre Eurostat, i single senza figli, in Italia, lavorano più di quanto non facciano quelli negli altri Paesi europei: il dato nazionale è del 72,5% rispetto al 70,1% dell'area euro. Più lavoro ma anche più spese. Aumentano i costi per le casa, per cibo, bevande e così via. E l'inversione di tendenza sembra lontana. «Il ritmo con cui viviamo - conclude Ferrigni - sempre più isolati nel mondo social porterà a un ulteriore incremento dei single in futuro».
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