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Gianluca Monti per La Gazzetta dello Sport
Maurizio Sarri non ha sovrastrutture e talvolta, suo malgrado, neppure freni davanti ai microfoni.
Così gli capita spesso di scivolare, come accaduto domenica sera a San Siro quando ha risposto in modo sgradevole a Titti Improta, 43 anni, da 25 anni apprezzata giornalista dell' emittente napoletana Canale 21 e segretaria dell' Ordine dei Giornalisti della Campania (che ieri ha stigmatizzato in una nota il comportamento di Sarri).
«Sei un donna e pure carina, per questo non ti mando a fare in...» la risposta di Sarri alla domanda della giornalista sulle possibilità di scudetto del Napoli dopo queste ultime due giornate. Il video è diventato virale sul web, Sarri si era però scusato immediatamente: «Non pensavo che si sarebbe "acceso" così - ha detto Titti, figlia dell' ex bandiera azzurra Gianni Improta -.
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Credo che non si sia reso conto della gravità di quanto ha detto, ma ho apprezzato il modo nel quale si è poi accomiatato perché era sinceramente mortificato. Io mi sono sentita offesa come donna e come professionista. Eravamo in conferenza stampa e non al bar. In quel contesto bisogna stare attenti alle parole. Vale per entrambe le categorie. A proposito, mi hanno profondamente ferita le risatine dei colleghi».
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Sarri è uguale in campo e fuori, quando va a parlare dopo le partite ha lo stesso livello di adrenalina di quando vive la gara in panchina e questo di certo non lo aiuta. Toscano, sanguigno, ricorre al turpiloquio con eccessiva facilità. A quel paese, per edulcorare i termini, nei tre anni napoletani ha mandato molti giornalisti, quasi tutti in modo scherzoso ma comunque poco garbato. La tensione gli gioca brutti scherzi, come quando durante un Napoli-Inter di Coppa Italia si è rivolto al collega Mancini dandogli del «finocchio».
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Le conferenze sono partite che preferirebbe evitare, tanto che quest' anno non ha mai parlato alla vigilia delle sfide di A. Le sue squadre giocano d' attacco, lui invece davanti ai microfoni prova quasi sempre a difendersi e spesso lo fa in modo arruffone. Il nervosismo è accentuato dalla pressione di una piazza che spinge per conquistare lo scudetto, obiettivo per il quale la tifoseria ha digerito l' addio a Champions, Europa League e Coppa Italia. Sarri crede ancora nella possibilità di vincere il titolo, non lo dice però pubblicamente (al contrario dei calciatori) ed alla fine la sua pentola a pressione va in ebollizione.
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Come del resto la piazza di Napoli: «Il nostro è un ambiente particolare e non andrebbe avvelenato con certe battute di cattivo gusto - dice Gianni Improta, il «baronetto di Posillipo» nonché padre della giornalista -. Un grande tecnico deve esserlo anche nella comunicazione. Le parole di Sarri e la sua scostumatezza si commentano da sole. Evidentemente, la scuola De Laurentiis fa proseliti». Già perché Titti si è vista rispondere in modo assolutamente sgradevole anche dal presidente: «Dopo la finale di Coppa Italia 2012 gli chiesi del futuro di Lavezzi, mi rispose che avrebbe schierato me nuda in campo. Quella volta non ho ricevuto neppure le sue scuse».
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