Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
dmitry peskov
L'Occidente cerca di non smarrirsi nella terra di nessuno che separa la pace, o almeno una tregua, dalla più catastrofica delle guerre. È una landa popolata da minacce, come quella del portavoce del Cremlino, Dmytri Peskov che anche ieri «non ha escluso» l'uso delle «armi nucleari tattiche», ordigni devastanti con un raggio d'azione di circa 2 chilometri. È uno spazio per le previsioni che diventano sinistri presagi se alla domanda «la Russia potrebbe fare ricorso alle armi chimiche?» il presidente degli Stati Uniti risponde: «Penso sia una minaccia reale».
volodymyr zelensky 3
O forse l'impiego sul campo delle armi di distruzione di massa è già iniziato, a leggere ciò che scrive su Telegram Oleksandr Markushun, sindaco di Irpin, cittadina alle porte di Kiev: «Nella sera del 22 marzo, gli invasori russi hanno bombardato la periferia a nord ovest della capitale con munizioni al fosforo. È un crimine contro l'umanità, queste armi sono state bandite dalla Convenzione di Ginevra del 1949».
antony blinken
E di «crimini di guerra» ha parlato esplicitamente il Segretario di Stato Antony Blinken: «Sulla base delle informazioni al momento disponibili, gli Stati Uniti ritengono che le forze russe hanno commesso crimini di guerra in Ucraina». Punto di non ritorno Putin sta spingendo il conflitto in Ucraina verso il punto di non ritorno. Sono ancora solo provocazioni? Come i suoi carri armati, anche il leader russo sta già affondando nel fango.
C'è qualcosa che si può fare per fermarlo? Sono le domande sul tavolo del vertice straordinario della Nato, che si riunisce oggi a Bruxelles. Il protagonista più atteso, Biden, parteciperà poi anche al summit del G7 e alla riunione del Consiglio europeo. All'inizio i trenta capi di Stato e di governo ascolteranno, in video collegamento, Volodymyr Zelensky. Il leader ucraino, intervenendo nel Parlamento francese, ieri ha sollecitato la Renault a lasciare il mercato russo dell'auto, di cui detiene una quota del 30%: «State finanziando la guerra di Putin».
soldati russi
La sera Renault ha sospeso le attività nello stabilimento moscovita. Oggi alla Nato Zelensky - che come riportato dal Wall Street Journa l chiese agli Usa di non imporre sanzioni su Roman Abramovich perché l'oligarca potrebbe facilitare i negoziati di pace con la Russia - chiederà sostegno militare più deciso e sanzioni economiche più radicali. Un gruppo di Paesi, guidato da Regno Unito e Polonia, ne seguirà la scia. La loro tesi: negli ultimi 10-15 giorni lo scenario è cambiato profondamente; la strategia di attesa, di contenimento, non è più sufficiente.
vladimir putin
Nessuno chiede un intervento militare in Ucraina: sarebbe la Terza guerra mondiale. Ma almeno andrebbe segnalato che la posizione della Nato potrebbe cambiare se Putin dovesse davvero fare ricorso alle armi chimiche o atomiche. La prima risposta è arrivata dal Segretario dell'Alleanza Jens Stoltenberg. Trenta minuti di equilibrismo compresso tra due dichiarazioni difficili da conciliare. La prima: «È chiaro che l'utilizzo di armi chimiche, biologiche o nucleari cambierebbe la natura del conflitto».
La seconda: «La Nato non invierà soldati, ma deve fare il possibile per prevenire questa escalation». Come? Non si è ancora capito. Quali conseguenze? A tratti Stoltenberg è sembrato un portavoce aggiunto della Casa Bianca. Ha ripetuto esattamente le parole che da settimane rimbalzano nei discorsi di Biden: «Ci saranno severe conseguenze». Naturalmente nessuno pensa che di queste «conseguenze» facciano parte le nuove sanzioni annunciate dagli Stati Uniti a carico degli oligarchi o dei deputati russi.
jens stoltenberg della nato
Bisognerà, invece, stabilire se, per esempio, i trenta Paesi della Nato accetteranno di consegnare alla resistenza ucraina anche mezzi militari offensivi. Sembra di capire che non sarà così. Stoltenberg ha menzionato l'invio di «strumenti per proteggere gli ucraini da eventuali attacchi chimici o nucleari». Ha insistito sulla necessità di rafforzare il fianco Est «sul lungo periodo». Ha fatto appello alla Cina «perché condanni l'invasione russa». Poco altro.