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    “HANNO VIOLATO I MIEI ACCOUNT AZIENDALI, CELLULARE, EMAIL, DATI ANAGRAFICI” - L’AUTORE E CONDUTTORE DI “REPORT”, SIGFRIDO RANUCCI: “MI È STATO DETTO DALLA BANCA CHE GLI HACKER HANNO AGITO DA UN PAESE DELL'EST EUROPEO - È DIFFICILE VALUTARE LO SCOPO, NON HO IDEA DI CHI ABBIA IN MANO TUTTI QUESTI DATI SENSIBILI E CHE USO VUOLE FARNE. CI SONO I CONTATTI CON LE FONTI, LE CHAT, LE RUBRICHE…E POI SI TRATTA DI UTENZE AZIENDALI, DUNQUE IL MIO TELEFONO POTREBBE ESSERE DIVENTATO IL PONTE PER ENTRARE IN ALTRE UTENZE…”


     
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    Alessandra Ziniti per “la Repubblica”

     

    REPORT RAI SIGFRIDO RANUCCI REPORT RAI SIGFRIDO RANUCCI

    «Hanno violato i miei account aziendali, cellulare, email, dati anagrafici, indirizzo e mi è stato detto che gli hacker hanno agito da un Paese dell' Est europeo».

    Sigfrido Ranucci è sconcertato e inquieto per l' attacco informatico che lo ha preso di mira proprio nei giorni in cui Report , il programma di cui è autore e conduttore, mandava in onda le inchieste su Moscopoli e i legami tra i movimenti sovranisti russi e quelli italiani, e sulla diffusione di fake news attraverso i social.

     

    SIGFRIDO RANUCCI REPORT SIGFRIDO RANUCCI REPORT

    Ranucci, che è successo?

    «Sono stato informato dalla mia banca di questa gravissima violazione che mirava ad ottenere i miei dati anagrafici, l'indirizzo di casa mia, il numero di telefono cellulare e la mail aziendale. Mi è stato specificato che è una violazione ex novo, cosa diversa dall'attacco informatico di cui sono rimasti vittima milioni di utenti di Unicredit. Si pone una questione di fragilità della democrazia, emblematica della dicotomia tra sicurezza e privacy, sancita tra i diritti dell' uomo».

     

    Ha un'idea della provenienza di questo attacco, è preoccupato?

    «È difficile valutare lo scopo, non ho idea di chi abbia in mano tutti questi dati sensibili e che uso vuole farne. Ci sono i contatti con le fonti, le chat, le rubriche. Per altro, si tratta di utenze aziendali, dunque il mio telefono potrebbe essere diventato il ponte per entrare in altre utenze di un' azienda che fa informazione. La security della Rai si è immediatamente attivata dopo la mia denuncia. Io mi sento libero ma un po' più fragile, inutile negarlo, anche se questo non fermerà il mio lavoro».

     

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    Il fatto che gli hacker abbiano agito da un Paese dell' Est le suggerisce una qualche relazione con le inchieste di Report su Moscopoli e i falsi account social?

    «Non ci voglio neanche pensare anche se è difficile credere alle coincidenze. Per altro proprio lunedì andremo in onda con una puntata sui software spia a livello mondiale, da Exodus alle nuove forme che entrano ovunque, su Whatsapp, su Telegram. La loro sicurezza è una illusione, non c' è nulla di criptato. Devi solo scegliere da chi devi essere spiato. È del tutto evidente la fragilità di questo sistema del quale la privacy dei cittadini è totalmente in balìa. La tecnologia è naturalmente una grande opportunità ma i governi stanno trasformando lo spyware da strumento contro la mafia e il terrorismo ad arma di sorveglianza di massa».

    Report Sigfrido Ranucci Report Sigfrido Ranucci

     

    Cosa deve temere il cittadino? E soprattutto, come ci si può difendere?

    «I software in circolazione entrano nei cellulari di ognuno di noi anche solo rispondendo ad uno squillo di una chiamata whatsapp. A telefono acceso ma anche a telefono spento e forse non sarà un caso che oggi non si possono più togliere le batterie. Con i software spia si possono scrivere messaggi al posto tuo, ti viene carpita l' anima e l' identità. Tutto questo non è disciplinato in alcun modo. L' Italia ad esempio ha autorizzato, con i ministri Orlando e Bonafede, le intercettazioni telematiche, ma non esiste un decreto che le disciplini. Non si sa neanche dove vengono conservati questi dati, spesso su piattaforme all' estero, e se possono essere manipolati».

     

    Sta dicendo che i governi, anche quello italiano, hanno responsabilità ben precise?

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    «Io credo che lo spionaggio sia degenerato oltre l' immaginabile. I governi ormai usano la tecnologia per controllare i loro oppositori. Ci sono dei veri e propri software di Stato, come quelli utilizzati per spiare il giornalista Kashoggi poi ucciso nel consolato dell' Arabia Saudita a Istanbul o quelli utilizzati dai messicani per controllare gli attivisti. Tutto ciò impone una riflessione generale che dovrebbe riguardare i governi di tutto il mondo e i produttori di software. Mettiamo limiti all' uso di spyware.

    Non vedo, ad esempio, perché l' Italia deve fornire software a Paesi che non rispettano i diritti umani, come è successo con il caso Regeni in Egitto. Bisogna trovare il modo di tutelare la privacy dei cittadini e la sicurezza».

     

    Intravede una via d' uscita?

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    «Come fare non lo so davvero, siamo fragili e impotenti, c' è da tremare. La sensazione è che la tecnologia è andata così veloce che non c' è stato tempo di formare gli anticorpi necessari. E c' è un dato interessante: negli anni '70 la prima voce nelle esportazioni erano le armi, gli anni '80 sono stati quelli degli audiovisivi, ora il primato è quello del comparto multimediale e digitale attraverso il quale si esercita il controllo. E siamo alla vigilia dell' ingresso nel mercato della tecnologia di ultima generazione del 5G».

     

    Insomma, bisognerebbe avere il coraggio di non mettere tutta la propria vita sui dispositivi digitali?

    «Esatto, il ritorno ai "pizzini". Diversamente, come diceva Montesquieu, lo spionaggio potrebbe essere tollerato solo se esercitato da persone oneste. E nessuno naturalmente può darci questa garanzia».

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