SIMON GAUTIER, L'AUTOPSIA: «MORTE PER CHOC EMORRAGICO, È RIMASTO IN VITA 45 MINUTI»
simon gautier
Simon Gautier, dal momento della caduta, sarebbe rimasto in vita al massimo per 45 minuti. È quanto dall'autopsia sul corpo del turista francese eseguita oggi nell'ospedale di Sapri(Salerno). Il turista francese è morto in seguito ad uno choc emorragico per la rottura dell'arteria femorale. «Sono state riscontrate fratture esposte e composte ad entrambi gli arti inferiori ed il laceramento di tessuti. L'emorragia avrebbe avuto origine dalla gamba sinistra che presentava rotture dei principali vasi», dicono i medici legali.
Il medico legale Adamo Maiese dell'Asl Salerno ha, tra l'altro, accertato che Simon Gautier, cadendo nel dirupo, ha riportato anche danni e traumi importanti alle vertebre. La salma, non appena sarà liberata dall'autorità giudiziaria, sarà trasferita in Francia. Presenti all'autopsia, tra gli altri, il sostituto procuratore di Vallo della Lucania, Antonio Ricci, il legale della famiglia Gautier, Maurizio Sica, e il capitano dei carabinieri, Matteo Calcagnile.
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Boom di download dell'app salvavita. Dopo la morte del turista francese Simon Gautier nel Salernitano, c'è stato negli ultimi giorni un boom dei download di Where are U (l'app che localizza con precisione e invia la posizione al numero unico 112): a fronte dei 600-800 medi giornalieri, nei giorni 18, 19, 20 agosto i download in Lombardia sono stati 1511, 12.080 e 18.966. A renderlo noto è Areu, l'agenzia di emergenza urgenza, che invita a diffondere ancor più la conoscenza della app salvavita.
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LA MADRE DI SIMON GAUTIER: "CI HANNO AVVERTITO TARDI"
Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
«Voglio credere che le ipotesi dei medici siano giuste e che Simon sia morto subito dopo aver chiamato i soccorsi. L' idea di saperlo ferito, spaventato e solo in fondo a quel crepaccio mi fa impazzire...».
Delphine Godard si ferma, abbassa gli occhi, abbozza un sorriso. Ricordi reali e scene solo immaginate si mescolano. Suo figlio - Simon Gautier, 27 anni, francese da due anni a Roma per motivi di studio - è morto dopo essere precipitato da una scarpata che scende a picco sul golfo di Policastro. Lo hanno cercato per nove giorni e mezzo. Soccorritori esperti, droni, elicotteri, amici, volontari, pastori, cacciatori. «Io ho sperato fino all' ultimo», dice lei. «Una mamma non può mai arrendersi all' idea che suo figlio sia morto.
Quando mi hanno detto che lo avevano trovato sono rimasta lì senza dire una parola.
il luogo dove e stato trovato simon gautier
Ero pietrificata» racconta con un filo di voce. «Mi faceva male anche il solo pensiero che Simon avesse passato ore, o peggio ancora giorni interi, immobile e sofferente, con le gambe spezzate, sotto questo sole che cuoce tutto. Quando i medici hanno parlato di incoscienza, di coma, quando ci hanno spiegato che quasi certamente è morto poco dopo la chiamata al 118, ho tirato un sospiro di sollievo. Un' amara consolazione, lo so, ma così ho potuto immaginare che non abbia sofferto a lungo».
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la morte di simon gautier
Sono le 9 del mattino e Delphine sta rientrando in Francia. Lascia San Giovanni a Piro, il Comune dal quale suo figlio ha guardato l' ultima volta il mare. «Ho le gambe rotte, sto morendo di dolore. Non so dove sono ma da qui vedo il mare» aveva detto all' operatrice del 118, e «per favore potete aiutarmi?». Probabilmente nessuno avrebbe potuto aiutarlo, se è vero che ha vissuto solo pochi minuti dopo la chiamata. Ma dire subito a Delphine che suo figlio risultava disperso avrebbe certo aiutato i soccorritori a rintracciarlo più in fretta. Olivier, il suo compagno, dice che «noi siamo stati avvisati lunedì pomeriggio alle 17. Perché? Avevano il suo nome dalla chiamata al 118 che era stata il venerdì precedente alle 8.57.
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Potevano rintracciare Delphine poco dopo e non l' hanno fatto. Perché nessuno ci ha avvisato prima di quel che stava accadendo?». La madre di Simon fuma una sigaretta e annuisce. Dice che «quando sono venuti a dirmi che era disperso da quattro giorni sono rimasta scioccata, non riuscivo a crederci. Ho risposto: cosa dite? Mio figlio scomparso?
Non può essere, lui è sempre così organizzato...».
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«Guardi qui», Olivier mostra una fotografia sul suo cellulare. È lo zaino che Simon aveva preparato la sera prima di mettersi in cammino verso le alture di San Giovanni a Piro, nel Cilento. Molto organizzato, in effetti: attrezzatura da trekking, materassino, borraccia, coltellino, pila, tutto l' occorrente per affrontare un' escursione da persona avveduta. «E poi questa...» dice Olivier che ha un' altra immagine nella memoria del suo telefonino. Stavolta è la mappa di un percorso che Simon aveva disegnato a mano su un foglio di carta, fotografato e inviato a un amico.
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È la traccia di un sentiero che parte da Policastro e finisce a Napoli seguendo la costa. È molto precisa. Sono segnate le località con le stazioni ferroviarie, il numero di chilometri della tappa più lunga, i numeri (1, 2, 3, 4/5, 5) che probabilmente si riferiscono alla prima, secondo, terza giornata di cammino. Tutto pianificato. «Se ci avessero contattati prima avremmo dato informazioni preziose a chi lo cercava» dice sconsolato Olivier.
«Appena abbiamo saputo ci è bastato chiamare i suoi amici per sapere dove poteva essere. Da loro abbiamo avuto subito questa mappa, abbiamo saputo che il giorno prima della caduta era a Napoli alle 13, avremmo potuto dare ai soccorritori una sua fotografia per cercare eventuali testimoni, abbiamo avuto la foto di cosa aveva messo nello zaino e potevamo presumere che tipo di percorso avrebbe fatto.
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Sapevamo perfino che Simon aveva comprato un biglietto ferroviario da Napoli per tornare a Roma il giorno 16». Olivier e Delphine precisano: «Forse non lo avrebbero trovato lo stesso anche con le nostre informazioni, forse è morto subito come dicono i medici. Ma nella mente resterà sempre quella domanda: e se invece a dispetto delle ferite si poteva ancora salvarlo?».
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Delphine saluta con dolcezza. Deve andare. Non si fermerà fino all' autopsia, non andrà a salutare Simon all' obitorio di Sapri. «Lo aspetto a casa, in Francia» dice. «Voglio ricordarlo com' era. Vitale, intelligente, felice. Mi creda: era un ragazzo meraviglioso».
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