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    SORPRESA! FORSE L'UOMO COL MACHETE NON È UN PAZZO ASSASSINO MA UNA VITTIMA - SCARCERATO A TORINO HAMZA ZIRAR, 28ENNE NATO IN MAROCCO, RIPRESO MENTRE A PETTO NUDO E ARMATO RINCORREVA UN ALTRO UOMO: "MI SPIACE, MA MI STAVO DIFENDENDO DAGLI SPACCIATORI CHE STANNO ALLA FERMATA DEL TRAM. MI HANNO AGGREDITO CON SPRANGHE E SPRAY URTICANTE E TIRATO DELLE BOTTIGLIE DI VETRO. IL MACHETE È CADUTO A UNO DI LORO, IO L'HO RACCOLTO E…"


     
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    Irene Famà per “La Stampa

     

    UOMO COL MACHETE A TORINO 2 UOMO COL MACHETE A TORINO 2

    Basta un click e il "mostro" è servito con tanto di slogan. Hamza Zirar filmato a petto nudo, insanguinato, mentre in mezzo alla strada brandisce un machete e rincorre un altro uomo è l'immagine perfetta per urlare alla periferia violenta di Torino.

     

    Al quartiere Aurora senza regole. Per sbraitare contro gli immigrati. Ed eccolo lì l'uomo con il machete. Smilzo, con escoriazioni sul mento e sul braccio, che in tribunale pronuncia più volte le parole «grazie» e «scusatemi».

     

    Un ventottenne nato in Marocco e arrivato in Italia nel febbraio 2021, con una moglie e due figli piccoli al paese d'origine, che in aula ripete: «Mi dispiace per quello che è successo, ma in questa vicenda sono la vittima».

     

    UOMO COL MACHETE A TORINO 1 UOMO COL MACHETE A TORINO 1

    Hamza Zirar ringrazia il giudice Piergiorgio Ballestretti che ieri gli ha revocato la misura cautelare in carcere: non c'erano motivi per tenerlo in cella in attesa della sentenza. L'ha lasciato libero, con l'obbligo di presentarsi quotidianamente in commissariato a firmare.

     

    E alla donna, che in quel parapiglia, mercoledì scorso, è stata colpita al piede da una bottiglia di vetro mentre stava andando a prendere il nipote a scuola, Hamza Zirar legge una lettera: «Non l'ho colpita io, ma mi spiace per quello che è successo, mi spiace che è rimasta ferita e che si è spaventata».

     

    Le offre un risarcimento per le cure. Lei, in tribunale per testimoniare arriva con le stampelle e il piede ancora fasciato. Legge la lettera, lo osserva: «Stai tranquillo, ti ho già perdonato». Prima di lasciare l'aula, gli passa davanti. Hamza la ferma e le mette le mani sul capo: «Scusami».

     

    INSEGUIMENTO CON IL MACHETE A TORINO INSEGUIMENTO CON IL MACHETE A TORINO

    Eccolo lì l'uomo con il machete. «Non ho documenti, solo la tessera sanitaria. Lavoro a Porta Palazzo, scarico le cassette di frutta. Ho affittato un posto letto da un amico e vivo con altre persone», racconta.

     

    Nel contesto che frequenta, le questioni non si risolvono a parole. E chi abita alla periferia nord della città la riassume così: «Da queste parti si inaugurano i campi da calcio, ma molti ragazzi non hanno la palla per giocare».

     

    Inseguimento con il machete a Torino Inseguimento con il machete a Torino

    Assistito dall'avvocato Francesca D'Urzo, Hamza al giudice racconta la sua versione: «Chiedo scusa, non era mia intenzione avere questo comportamento. Ma ho cercato di difendermi».

     

    Da chi? «Dagli spacciatori che stanno alla fermata del tram 4. Già una volta mi avevano avvertito che da lì non sarei dovuto passare, che mi avrebbero ammazzato. Quel giorno mi hanno rincorso con spranghe e spray urticante. Mi hanno tirato delle bottiglie di vetro. Erano in cinque. Mi hanno strattonato».

     

    E il machete? «È caduto a uno dei miei aggressori e io l'ho raccolto da terra. Volevo tenerli lontani. Non li ho picchiati». È accusato di lesioni aggravate nei confronti di un suo connazionale: nei video Hamza lo rincorre, l'altro scappa. «È lui che aveva il machete, è lui che mi ha spruzzato lo spray urticante».

     

    polizia polizia

    Quel giorno, il ventottenne aveva appena finito di lavorare. «Avevo bevuto un superalcolico ed ero da quelle parti con un amico». Lo stesso amico che ieri si è presentato in tribunale per raccontare cos'ha visto: «È andata così. Quelli hanno iniziato a spintonarlo, lui è riuscito a liberarsi e a scappare. Avevano spranghe, spray, una stampella utilizzata come una mazza, dei coltelli. Mi sono allontanato e quando sono tornato, ho visto Hamza ferito. Abbiamo preso il tram per andare in ospedale, ma è arrivata la polizia». Il machete? «Non lo so».

     

    Hamza ascolta la deposizione. E chiede di intervenire: l'amico non parla italiano e l'interprete, secondo lui, non fornisce un'interpretazione corretta. «Ha proprio parlato di stampella. Quelli ce l'hanno sempre, ma nessuno di loro ne ha bisogno. La usano perché così la polizia non li controlla».

     

    C'è poi un ulteriore testimone, che verrà sentito durante l'udienza di domani: pare abbia visto un uomo in bici con un machete. Sarà compito del giudice stabilire la responsabilità di Hamza in questa vicenda. I filmati? Forse non la raccontano del tutto.

     

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