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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Valeria Fraschetti per "Il Venerdì- La Repubblica"
Non più odore di cavolo lesso e babushke che trascinano i carrelli per la spesa. Ma aiuole variopinte, installazioni da ogni continente, giovani hipster. Per completare la rinascita di Gorky Park ci voleva un garage. Anzi, il Garage. Così si chiama il centro d’arte contemporanea aperto all’interno di quello che ai tempi dell’Urss era un ristorante da 1200 posti nel parco simbolo di Mosca. Lo ha voluto Dasha Zhukova, bellissima 34enne, fino a poco tempo fa famosa soprattutto come moglie di Roman Abramovich, presidente del Chelsea, uomo fra i più ricchi del pianeta e molto altro.
Con una fortuna stimata attorno ai 10 miliardi di dollari, Abramovich non poté fare regalo più gradito alla moglie quando nel 2013 acquistò l’ex ristorante di stazza sovietica e il vicino padiglione Hexagon, che nel 1923 ospitò la prima esposizione agricola e industriale russa.
Il Garage infatti esisteva già dal 2008, in un ex deposito di autobus di un quartiere industriale della capitale. Con quel nome, è poi diventato il più grande museo privato d’arte contemporanea della città. E da giugno si è trasferito nel cuore di Gorky Park, che ne dovrebbe trarre ulteriore slancio di rinnovamento.
Con il crollo dell’Urss, sia il ristorante Vremena Goda che il parco finirono in stato d’abbandono. Ora, grazie anche ai lavori di ristrutturazione da 1,6 miliardi di euro gestiti dall’ex segretario alla Cultura e amico di Abramovich, Sergej Kapkov, Gorky Park è animato da caffè, pedalò, lezioni di yoga. E nel ristorante non si servono più zuppe di barbabietole. Ma visioni avanguardistiche. Come l’opera del tailandese e adepto dell’estetica relazionale Rirkrit Tiravanija, che ha installato 15 tavoli da ping-pong al secondo piano del museo per i visitatori. Più che un garage, il museo sembra un hangar del futuro.
La facciata traslucida in policarbonato è lunga 100 metri e sollevata nella parte centrale come una gigante saracinesca. All’interno, però, l’impronta passata dell’edificio è stata preservata dall’architetto olandese Rem Koolhaas, che spiega: «Il sistema sovietico aveva molti difetti, ma non la generosità della sua architettura. E se si trattava di propaganda, allora possiamo rimettere quel significato propagandistico al servizio dell’arte».
Mentre la nuova Guerra Fredda continua e la Russia si barrica nel patriottismo, l’iniziativa della Zukhova sembra andare in altra direzione. Cercando di spalancare le porte all’arte globale. Puntando a portare Mosca nel circuito internazionale delle mostre che contano. E appoggiando iniziative fra Russia e Usa.
Come quella dell’artista americano Taryn Simon, che sta lavorando con la società nucleare russa Rosatom alla vetrificazione di un cubo di scarto radioattivo. Un processo che richiederà centinaia di anni, ma il Garage l’ha già prenotato per il 3015.
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