DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
Estratto dell’articolo di Luigi Ansaloni per gazzetta.it
Mettiamoci comodi, signori, perché un altro marziano è sceso sul pianeta tennis e ha tutta l’intenzione di colonizzare il territorio come nemmeno in “Indipendence day”. Carlos Alcaraz a nemmeno 20 anni, vince il terzo Masters 1000 della carriera e scalza di nuovo Novak Djokovic dal trono mondiale, diventando ancora una volta numero uno del mondo.
E ha fatto tutto questo battendo nella finale di Indian Wells Daniil Medvedev, schiantato dalla furia iberica con un perentorio 6-3 6-2 in un’ora e dieci minuti. Il russo, dunque, si ferma a 19 partite vinte consecutivamente, che gli erano valsi tre tornei (Dubai, Doha e Rotterdam): non è riuscito a fare il poker, ma contro questo Alcaraz (15 a 1 nel 2023, sconfitto solo da Norrie nella finale di Rio de Janeiro) c’era veramente ben poco da fare.
Si è spesso parlato dei margini di miglioramento degli avversari di questo fenomenale teenager di Murcia, ma la verità è che a continuare a migliorare è lui, lasciando tutti a bocca aperta. Alcaraz a volte gioca ancora da ragazzo, senza quella sagacia tattica che ha reso leggendario ad esempio Rafael Nadal alla sua età, ma sa essere straripante, quasi incontenibile, quando si accende.
Lo spagnolo ha una varietà di colpi a disposizione incredibile e, paradossalmente, anche per questo a volte rischia troppo e sbaglia (come ha fatto ad esempio nella semifinale contro Sinner, merito anche dell’italiano in quel caso), ma quando è on fire sono guai per tutti. Merito anche di Juan Carlos Ferrero, un coach che si incastra alla perfezione con l’esuberanza di Alcaraz, che durante la partita parla al suo giocatore toccando sempre le corde giuste, non necessariamente da un punto di vista tattico ma soprattutto da quello mentale, quasi a volerlo calmare e farlo ragionare: non è un particolare da poco.
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