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IL MIO MIGLIOR NEMICO - SINNER E ALCARAZ HANNO UN RAPPORTO CORDIALE MA DIETRO AI SORRISI C’È UNA FORTE RIVALITÀ SPORTIVA – I DUE SONO ORMAI I PADRONI DEL TENNIS MONDIALE E OGNI TORNEO È UNA SFIDA ALL’ULTIMA RACCHETTATA PER DETERMINARE CHI SIA IL MIGLIORE – AL MOMENTO, LO SPAGNOLO È IN VANTAGGIO SU JANNIK, SIA NEGLI SCONTRI DIRETTI (11 VITTORIE SU 17 INCONTRI) CHE NEL NUMERO DI TROFEI...
Estratto dell’articolo di Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”
Benché l’amicizia nel tennis sia un concetto ampiamente sopravvalutato, ha ragione Carlitos: non è necessario odiarsi. «La gente si è stupita che ci siamo allenati insieme, qui alle Finals. Lo capisco: lottiamo entrambi per il numero uno. Ma alla fine, ci somigliamo: siamo due persone semplici». McEnroe detestava tutto ciò che veniva da oltre la Cortina di ferro, incluso Lendl. Agassi e Sampras non si sono mai piaciuti. Evert e Navratilova, riavvicinatesi una volta appesa la racchetta al chiodo, si guardavano in cagnesco. Connors litigava con chiunque. Ma Sinner e Alcaraz no, loro sono diversi.
[…] Mentre portano lo sport in altri territori, si alimenta l’ossessione che hanno uno per l’altro. Sconfitto a Wimbledon, Carlitos si è ostinato a provare solo colpi che potessero dare fastidio a Jannik; e a New York si è preso la rivincita. A quel punto è stato Sinner a dover trovare nuove vie d’accesso alla magia spagnola: ghiaccio che spenga il fuoco, violenza che inibisca l’arte, il modello cartesiano contro l’irrazionalità alcaraziana. Questo, il veloce al chiuso, è l’habitat dell’attuale numero 1 (ancora per ventiquattr’ore: domani torna in vetta Harry Potter), che da Riad, passando per Vienna e Parigi, non ha più perso.
[…] A dispetto di caratteri agli antipodi — Carlitos è empatico e solare, Jannik serio e introverso —, entrambi sono legatissimi al piccolo mondo antico da cui provengono, la realtà rurale di El Palmar (Murcia) e le pendici di antiche radici contadine di Sesto Pusteria, entrambi parlano un idioma che rivela con orgoglio totale fedeltà alle origini, entrambi hanno per tempo individuato nel tennis […] una via d’uscita dal microcosmo del paese che non passasse da un master universitario, un riscatto sociale.
Da giovani uomini appassionati di motori, e facoltosi, spendono soldi nelle loro passioni: Jannik tiene due automobili posteggiate a Montecarlo, l’Audi Rs6 Legacy Edition con cui è arrivato a Torino e la Ferrari 812 Competizione che lava con amore, «e meno male che di posti auto ne ho solo due…» scherza; Carlitos sta facendo costruire una nuova villa per la famiglia a El Palmar, è disposto a investire piccole fortune nella collezione di sneaker (duemila dollari per un paio di Air Jordan) e sogna una Lamborghini.
[…] Carlos Alcaraz senior e Hanspeter Sinner fecero subito un passo indietro. La fiducia nei coach dei figli, Juan Carlos Ferrero (più Samuel Lopez) e Simone Vagnozzi (più Darren Cahill che è disponibile a proseguire la collaborazione: «Abbiamo fatto una scommessa prima della finale di Wimbledon, deciderà Jannik: se vuole che resti, resterò» ha detto ieri l’australiano), successore di Riccardo Piatti, è totale. Carlitos su Ferrero e Jannik su Cahill proiettano il fantasma paterno, però non c’è Edipo irrisolto.
Ci sono la passione per il tennis e la volontà di tenere viva la memoria positiva dei Big Three senza sfuriate, racchette rotte (dopo la prima, si sono tutti e due giurati mai più), intemperanze. Sinner sempre più un Djoker moderno ed evoluto, Alcaraz un riuscito mix tra varietà di colpi (Federer), copertura del campo (Djokovic) e spirito da guerriero (Nadal), ma col sorriso. Torino ha tutta questa ricchezza, e da oggi si comincia a goderne.
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