AMICI MAI – VROOM! TRA ROSSI E LORENZO E’ GIA’ SFIDA A TUTTO GAS (DOMENICA TUTTI DAVANTI AGLI SCHERMI)

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Massimo Calandri per "La Repubblica"

Centocinquanta metri quadri dipinti di blu elettrico, sopra e sotto, con il logo dei tre diapason incrociati. Così vuoto e silenzioso, il box della casa di Iwata fa quasi impressione per quanto è grande: le M1 devono ancora arrivare, Valentino e Jorge proveranno solo domattina. Non ci sono pareti a dividere gli spazi dedicati a ciascuno dei due piloti. Non ancora.

Il pollaio Yamaha però sembra già troppo stretto, e sul circuito di Austin siamo appena al secondo appuntamento di MotoGp. Succederà presto, scommettono tutti. Un nuovo muro, come nel 2010. Rossi da un lato, Lorenzo dall'altro. Probabilmente l'hanno già tirato su, solo che non si vede. Del resto, riuscireste a immaginare uno spogliatoio comune per Inter e Milan alla vigilia del derby? Oppure Totti e Klose che dormono nella stessa camera d'albergo, la notte prima della stracittadina?

Amici-nemici, separati in casa: un destino ineluttabile attende il Dottore e il maiorchino, due galli troppo ambiziosi e ricchi di talento per convivere con quella serenità falsamente ostentata dal novembre scorso, quando Valentino ha fatto ritorno all'azienda
giapponese e ha ritrovato l'antico compagno-rivale. «Si diano pure battaglia, l'importante è non mettere in discussione la sicurezza», gongola Lin Jarvis, boss Yamaha che si gode il suo dream team («La squadra più forte di sempre») e cancella gli "errori" del passato.

Quando Rossi, allora il campione in carica, alzò materialmente una parete all'interno del box temendo la curiosità dei meccanici di Jorge. Era il 2010. «Adesso i due sono più maturi», taglia corto il managing director.

Ma le due bande scalpitano, e i centocinquanta metri sembrano una gabbia: il Dottore si è portato dietro l'eterno capomeccanico australiano Geremy Burgess e un team che lo segue da quasi vent'anni (con altri tre ‘canguri', Alex Briggs, Brent Stephens e Gary Coleman, più il belga Bernrd Ansiau); il maiorchino si affida ad un connazionale che giustamente chiamano il "mago", Ramon Forcada, affiancato dal meccanico di fiducia, Javier Ullate, e un gruppetto italo-spagnolo che stravede per il pilota, se è vero che Juan Llansà si è addirittura fatto tatuare il numero 99 sul polpaccio.

Poi i due telemetristi: Matteo Flamigni per Vale, Davide Marelli con Jorge. Infine, gli amici del cuore: Uccio per il pesarese, Alberto (Valera, nuovo manager) per Lorenzo. Jarvis assiste al ‘derby' e getta acqua sul fuoco, affiancato da Massimo Meregalli e Wilco Zeelenberg, direttore e manager del team. Kouji Tsuya, che cura il progetto della M1, prende appunti.

Non sono fatti per stare insieme, quei due. «Amici mai. Però possiamo provare a collaborare », recitano. Fino a quando? «Lasciate che Rossi vinca una gara e vedrete, che scintille», predice Carlo Pernat. Livio Suppo, boss della Honda, racconta che
«Valentino sta mostrando una aggressività straordinaria: come farà Jorge a restare indifferente?».

Dicono che il Texas sia un buon posto per regolare i conti, ma che il nuovissimo circuito
delle Americhe sia in realtà più favorevole alle Honda di Dani Pedrosa e Marc Marquez, un'altra coppia prossima a scoppiare. Valentino se la ride: «Quest'anno ci divertiamo», giura.

 

valentino rossiVALENTINO ROSSI E LORENZO SUL PODIO DI MISANO valentino rossi sul podio del qatar valentino rossi e jorge lorenzovalentino rossi