VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
Arianna Ravelli per il “Corriere della Sera”
Ricordi, sensazioni, feeling (quello sterzo diventato duro prima dell’uscita di pista); dati e certezze no, non ce ne sono. L’incidente capitato a Fernando Alonso il 22 febbraio ai test di Barcellona pare destinato a restare un mistero: sembra che nel report che la McLaren ha inviato alla Federazione, doverosamente intenzionata ad indagare, non ci sia niente di chiarificatore.
Né un indizio della telemetria che possa riportare a un guasto della macchina (il team ha comunicato di aver aggiunto un sensore allo sterzo, che però dovrebbe essere abbondantemente monitorato), né un riferimento a un ipotetico malore del pilota.
Che ora è qui, nel caldo asfissiante di Sepang, apparentemente sorridente e in ottima forma, pronto a raccontare oggi, in una attesissima conferenza stampa — perché ben più che il dominio della Mercedes o la voglia di conferma della Ferrari, che ha ingaggiato lo stratega ex Lotus Inaki Rueda, l’evento del Gp di Malesia è il ritorno in pista dello spagnolo — quello che ha vissuto.
Fernando, che ieri ha passato l’ennesimo controllo medico della Fia (gli resta la prova di uscita dalla monoposto, da effettuare in sette secondi), ricorda bene la dinamica dell’incidente. La memoria è tornata completamente integra già il giorno dopo lo schianto contro le barriere, il ricovero in ospedale e quei momenti di disorientamento che hanno spaventato amici e familiari.
Si è già scritto che Alonso pensasse di essere ancora ragazzino, impegnato a correre nei kart. Ora si scopre che ha riferito a chi lo circondava di avere 13 anni e di essere al mare, in una località in cui da piccolo andava in vacanza con i genitori. La sua mente aveva scelto per lui di ricordare un momento di felicità infantile, chissà, forse ancora preservato dallo stress da F1.
Ma il disorientamento — conseguenza pare della forte botta, di uno sfortunato angolo di impatto e, forse, anche dei sedativi che, secondo prassi, gli sono stati somministrati al circuito — è, per fortuna, durato poco: dopo qualche ora, Fernando ha cominciato a riconoscere tutti, a sapere chi era e dov’era.
Il giorno dopo è poi tornata anche la memoria dell’incidente. Che però, sembra destinato a restare senza spiegazione. E quindi Alonso domani dovrà risalire in macchina per le prove libere senza sapere esattamente che cosa gli è capitato, con un tarlo in testa che sarà difficile da scacciare anche per un campione come lui. Non il modo migliore per avere piena fiducia nel suo team. Anche perché la McLaren-Honda sulla quale salirà ha già bruciato un motore con il suo sostituto Magnussen e in Australia girava quattro secondi più lenta delle imprendibili Mercedes.
Fernando, dal divano di casa sua , ha osservato tutto con ansia crescente. Considerato che le improvvisate Manor dovrebbero fare qualche giro solo nelle prove libere ma non in qualifica e gara (francamente una buffonata), Alonso rischia seriamente di occupare le ultime posizioni, assieme al compagno Button. Questo sì è un inizio da dimenticare. Ora che è tornato lui, prima o poi dovrà tornare anche la McLaren.
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