DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Un 3-0 che brucia. E’ quello subito dal Bayern Monaco in casa del Psg. I bavaresi sono sembrati non all’altezza e continuano a circolare voci su una possibile rottura dello spogliatoio con Ancelotti. Arjen Robben non smentisce l’ipotesi e si trincera dietro un no comment: “Se appoggiamo Ancelotti?
Non risponderò a questa domanda. E’ stata una sconfitta dolorosa e possiamo parlare di questo. La formazione scelta dal tecnico? Non dirò nulla a questo proposito perché ogni parola sarebbe di troppo. L’importante è che ora si sia squadra, dobbiamo trovare pace e tutti quelli che manifestano la propria insoddisfazione non aiutano la squadra”.
IL PSG E’ UNO SHOW
Pierfrancesco Archetti per La Gazzetta dello Sport
C' è tempo per capire se questo Psg miliardario può prendersi la Champions. Anche perché una squadra che vince 3-0 ma lascia agli altri 18 angoli non è proprio impermeabile. Però, dopo una serata così, le analisi profonde possono aspettare: l' emozione calda mette da parte per qualche ora il freddo raziocinio, quando il trio di attaccanti produce una serie di show tutti raccolti in un match di questo livello, sarà difficile tenere a bada l' entusiasmo.
Come sarà difficile frenare l' onda di critiche che si abbatterà su Carlo Ancelotti, al secondo k.o. in questo mese. I giocatori non erano ancora usciti che a Monaco già scrivevano di «autogol dell' allenatore», per una formazione non proprio attesa e già in svantaggio dopo un minuto e mezzo. «Non ho rischiato, sapevo cosa fare, però accetto le critiche», dice il tecnico.
Non c' era in palio la qualificazione, ma era comunque per entrambi il primo vero test di rilievo, in un ambito internazionale destrutturato e spaventato dal mercato dei parigini. E la differenza viene fatta emergere proprio dai più pagati.
IL TRIO Rummenigge aveva sentenziato: «Con i soldi spesi per Neymar noi abbiamo pagato l' Allianz Arena». Con quelli sborsati per Mbappé forse in Baviera avrebbero finanziato mezza Oktoberfest, ma il ragazzo sta già dimostrando di avere il futuro in mano. Perché poi tutto il teatro inscenato nei giorni scorsi da Neymar e Cavani per un rigore da battere ha fatto quasi scordare Kylian, forse perché non ha superato il muro dei 200, intesi come milioni, e si è fermato a 180 pure con una dilazione di pagamento.
Dunque se Neymar costruisce l' 1-0, attirando su di sé la difesa e passando al suo amichetto Dani Alves (era liberissimo, non pensate male), dopo è il diciottenne a sventrare più volte i fianchi del Bayern. Come si era già visto nella stagione scorsa, Mbappé ha velocità, forza, tecnica e fantasia: il dribbling di suola per servire a Neymar il 3-0 è una squisitezza. La fuga con frenata e sterzata per dare a Cavani il raddoppio è istinto più maturità, anche se pare un controsenso.
I MOTIVI Il Bayern prende in mano il match almeno per un' ora, accatasta angoli, entra anche in area, ma non fa mai gridare al gol, data la luna storta di Lewandowski, le intenzioni sbagliate di James Rodriguez, la breve fiammata di Muller. Così la chiave è semplice: quando il Psg riesce a togliersi dall' affanno e a lanciare Mbappé, i difensori di Ancelotti vedono le stelle. Nell' abbraccio generale dei parigini - sarebbe stata dura mostrare i conflitti interni in una notte del genere - spunta anche un contatto fra Neymar e Cavani. Deciderà la Var se è un tentativo di affetto.
RIVOLUZIONE FALLITA In una partita delicata che poteva far cessare le critiche o aumentarle, Ancelotti reagisce alla sua maniera: non guarda ai nomi ma alla condizione e lascia fuori all' inizio quattro mammasantissima come Robben, Ribery, Hummels e Boateng (addirittura in tribuna).
Carlo si ricorda del 3-0 allo Schalke, la settimana scorsa, quando aveva guadagnato punti e consensi con Müller e James Rodriguez dalle parti di Lewandowski. E' il suo famoso albero di Natale, che però crolla al primo possesso perso, sulla prima azione della partita. In porta poi è difficile trovare una copia di Neuer. Il portiere della Germania è ancora infortunato e starà fuori almeno fino a gennaio: tocca a Ulreich, colpevole sul 2-0 e sempre tremolante.
Anche il rientro di Alaba è un incubo: non era serata per rischiarlo contro Mbappé. Ma sono tanti quelli che si inchinano alla strategia di Emery, non proprio da scienziato, ma se hai certa gente. Copertura e contropiede, con Verratti che prima fatica, poi riesce ad attivare il trio di velocisti. Una banda che se smette di litigare può davvero festeggiare a lungo. O almeno offrire spettacoli come questo.
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