1. LA GERMANIA DOVRÀ INVENTARSI QUALCOSA DI ENORME PER LASCIARE QUESTO MONDIALE ALLA CONTROFIGURA DI MESSI. 120 MINUTI DI NOIA ASSOLUTA. RIGORI COMPRESI 2. INUTILE GIRARCI SOPRA. SIAMO RIMASTI TUTTI LÌ, NELLA FORESTA PIETRIFICATA DI BELO HORIZONTE. TERRORE CHE, SE TI MUOVI APPENA, IL MONDO TI FRANI ADDOSSO. MEGLIO STARSENE FERMI. E FERMI STANNO. ESAGERANO INCHIODATI ALLE ZOLLE. IL PRIMO TIRO, SI FA PER DIRE, DOPO DODICI MINUTI. IL SECONDO? BOH. AI PORTIERI GLI POTRESTI ANCHE AMPUTARE LE MANI. POTREBBERO GIOCARE DUE SETTIMANE 3. E MESSI? RESTA DISTANTE DA MARADONA. METTENDO SU CENTIMETRI E ORMONI, HA PERSO QUALCOSA DEL SUO LEGGENDARIO SPUNTO. SI È IMBACCALITO. DI GIGANTESCO, GLI ARGENTINI, HANNO MASCHERANO E DE MICHELIS, DUE MANISCALCHI. ALLA FINE IL RISULTATO RIFLETTE LA MANCATA COPULA. LO ZERO ASSOLUTO

Giancarlo Dotto per Dagospia

 

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Neuer e compagni dovranno inventarsi qualcosa di enorme, un suicidio alla giovane Werther, per lasciare questo mondiale alla controfigura di Messi. Centoventi minuti di noia assoluta. Noiosi anche i rigori. Nemmeno Krul, il guitto, ci hanno regalato. Condannato a recitare da fenomeno, Van Gaal disdice se stesso. Lascia in porta uno che non ha mai parato un rigore in vita sua e spreca un cambio con quel De Jong dall’inizio menomato.

 

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Inutile girarci sopra. Siamo rimasti tutti lì, nella foresta pietrificata di Belo Horizonte. Alle lacrime dei meninos. Al vecchietto affranto che si aggrappava come una creatura alla similcoppa perduta. Lo choc ci ha bevuto il cervello. Ci voleva qualcosa di grandioso per smuoverci.

 

Messi e Robben possono farcela. Non ce la fanno. Il Brasile è morto e lo sarà per un pezzo. Ci restava l’Argentina a difendere il concetto che no, un mondiale americano non lo può vincere una vecchia accozzaglia europea.

 

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Dove ho già visto Sabela? Ma certo, in una gabbia di qualche zoo urbano. Era la scimmia triste che sveniva all’indietro. Vertigine retroattiva. Ha quell’aria allocca e benestante di chi si è appena fatto o si sta per fare un clistere di camomilla, grano e acqua calda, lo stesso di Kim Basinger.

 

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Anche argentini e olandesi sono rimasti a Belo Horizonte. Terrore che, se ti muovi appena, il mondo ti frani addosso. Meglio starsene fermi. E fermi stanno. Esagerano inchiodati alle zolle. Nemmeno l’alibi del caldo. Piove. Partita tatticoimane come poche. Il primo tiro, si fa per dire, dopo dodici minuti. Il secondo? Boh.

 

AI portieri gli potresti anche amputare le mani. Potrebbero giocare due settimane. Dove l’ho già visto Van Gaal? In qualche tela di Harlem, genere mercanti di schiavi. Dove l’ho già sentito? Fu un olandese a inventarsi di salare le aringhe per esportarle in tutto il mondo. Van Gaal ha messo il sale sulle pinne dei suoi per farli più grevi e competitivi, lasciandone solo uno libero di essere se stesso, Arjen Robben.

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Problema grande, Robben si adegua all’andazzo. Van Persie è rimasto su quello zompo a volo d’angelo della prima partita. E Leo Messi? Resta distante da Maradona. Se non hai una quota luciferina dentro di te, non sarai mai un grandissimo.

 

E, sono certo, il ragazzo, mettendo su centimetri e ormoni, ha perso qualcosa del suo leggendario spunto. Si è imbaccalito. Di gigantesco, gli argentini, hanno Mascherano e De Michelis, due maniscalchi. Alla fine il risultato riflette la mancata copula. Lo zero assoluto.