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Alessandra Mammì per Dago-art
Calmi tutti. Non strappiamoci i capelli di fronte al Caravaggio rimasto inveduto pochi giorni fa da Christie's New York.
CARAVAGGIO ,_A_boy_peeling_fruit
Non è così vero che un Caravaggio vale meno di un Koons, che l'America snobba la cultura italiana, che il mercato dell'arte è un circo impazzito che non sa guardare i valori della storia e.... dove andremo a finire di questo passo.
Il punto non è Caravaggio e nanche tutti i maestri del colore. Perché il Bronzino a 9milioni e rotti in quella stessa sessione l'han pur venduto.
Il punto è “quel Caravaggio”. Il “Ragazzo che sbuccia un frutto” detto “anche “che monda un melangolo” di cui ne esistono troppe versioni in giro e nessuna sicura. Tanto che la discussione è eterna è scoppiò in polemica anche in occasione di una mostra all'Accademia di Carrara nel lontano 2000.
Non convince quel dipinto? Il professor Francesco Rossi allora curatore e presidente dell'Accademia non cercò neanche di difenderlo il quadro. Si fece scudo di una completezza di documentazione e dichiarò che:
autoritratto come bacco di caravaggio
«La questione sui "Ragazzi che sbucciano" è apertissima: se ne conoscono ben 12 versioni pubblicate da numerosi studiosi del Caravaggio e finora non c' è stata alcuna convergenza d'opinioni né concordia nelle attribuzioni. Per nessuno dei 12 esemplari esiste documentazione certa anteriore al ' 700 e per ciascuno il giudizio di autografia è stato affermato, o negato, quasi unicamente su base stilistica».
Insomma se non c'è concordia nelle attribuzioni e di quei ragazzini vegetariani ne girano fin troppi, perché i collezionisti avrebbero dovuto strapparsi le vesti per comprare un Caravaggio rigidino e manierato che anche come opera giovanile non dà alcun segno del talento eccessivo del maestro?
Ha ragione chi (vedi articolo a seguire) in questa accesa polemica mediatica non vede il mercato che l'umilia la Grande Arte ma semplicemente il mercato che annusa la puzza di crosta.
2. NO, LA CROSTA NO
Massimo Mattioli per Artribune
“Neppure il Caravaggio va più di moda. Flop di un dipinto da Christie’s a New York”. “Cultura italiana snobbata all’estero, asta flop per Caravaggio”. “Caravaggio clamoroso flop all’asta invenduto suo quadro”.
Questi sono alcuni dei titoli che si sono letti sulla stampa italiana nei giorni scorsi, dopo che nell’asta Christie’s di Old Masters a New York un dipinto dichiarato come Caravaggio, II ragazzo che sbuccia la frutta, è rimasto invenduto, pur partendo da una stima decisamente – e sospettosamente – bassa, tra i 3 e i 5 milioni di dollari.?
Ora: anche noi di Artribune lavoriamo nella comunicazione, e conosciamo bene quali siano le “chiavi” giuste per richiamare lettori. Ma fra queste non ci può essere il travisamento della realtà, come accaduto clamorosamente in questa occasione. Già, perché sarebbe bastato leggere tra le righe – magari insospettiti proprio dalla stima bassissima – per vedere le cose nella giusta prospettiva.
Anzi, prima ancora sarebbe bastato guardarlo, quel dipinto: per vedere che è decisamente brutto. Ma questo potrebbe essere scontato dalla supposta datazione, 1591, che ne farebbe una delle prime opere – se non la prima – dell’artista.
?Quello che invece non dovrebbe sfuggire è la lunga bibliografia: che vuole l’originale del “Ragazzo” come opera perduta, e nota soltanto attraverso diverse copie. Un’opera, quella proposta da Christie’s, segnata da attribuzioni discordanti: esposta nel 2000 alla Royal Academy di Londra nella mostra The Genius of Rome, attribuita a Caravaggio dello storico dell’arte e collezionista britannico Sir Denis Mahon, notoriamente “generoso” con il Merisi, ma in seguito a volte discussa, altre accettata nel suo catalogo. Ragioni sufficienti a motivare la cautela dei compratori, e quindi il “flop”?
Ma alla stampa italiana piace il catastrofismo sempre-e-comunque: situazione che raggiunge il parossismo su La Stampa, con un articolo firmato Francesco Bonami che – pur segnalando i limiti attributivi – non rinuncia a titolare “Caravaggio? No grazie, il mercato preferisce Wool”. Dando il via a una noiosa quanto infondata tirata sul mercato che snobba la Grande Arte per supervalutare i contemporanei. Snobba le croste, in questo caso, non la Grande Arte…
- Massimo Mattioli
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