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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
Francesco Persili per “Dagospia”
La “Decima” coppa dei Campioni non è bastata. E non sono bastate neanche la Coppa del Re, la Supercoppa europea e il mondiale per club per mettere al riparo Ancelotti dalle critiche. Si può contestare un tecnico che ha vinto 4 trofei in un anno? Al Real non si fanno problemi. Il pareggio col Villareal e la sconfitta di ieri con l’Athletic Bilbao (col Barcellona che oggi può prendersi il primato della Liga) hanno aperto il processo nei confronti di Carletto. I cambi tardivi, i musi lunghi tra i giocatori (Jesé in primis), il gioco involuto, l’attacco sterile: Ancelotti è sotto tiro.
“Caduta libera”, titola il quotidiano spagnolo “Marca”. Il colpo di testa di Aduriz a San Mames ha mandato in frantumi le certezze della Casa Blanca che nel 2015 ha numeri allarmanti: 2 pareggi e 4 sconfitte in 14 partite. «Stiamo giocando male. La Liga si complica ma non mi arrendo – replica Carletto - I problemi? Non riguardano la difesa ma l’attacco. In due gare abbiamo segnato solo un gol su rigore». Colpa della BBC (Bale-Benzema-Cristiano Ronaldo)? «Non è un problema di singoli ma di gioco offensivo. Siamo confusi, portiamo troppo palla e la manovra risulta lenta. Dobbiamo correggere la cosa rapidamente».
Carlo Ancelotti e Mariann Barrena McClay
Il mondo Real è una polveriera. Una parte della tifoseria fischia la squadra e la settimana scorsa alcuni sostenitori hanno lanciato su Twitter l’hashtag: #AncelottiOut. Settori della stampa filo-governativi e anonimi dirigenti si fanno carico di riportare la voce (e la rabbia) del padrone, Florentino Perez, e di propalare nell’ambiente veleni, spifferi e maldicenze. Non è un mistero che il presidente del Real, demiurgo dell’era dei Galacticos, non si accontenti di vincere ma pretenda anche il calcio-spettacolo. Una questione di «immagine» e di filosofia del club.
Florentino rimpiange la leadership di Mourinho, l’uomo solo al comando dello spogliatoio. La sua abilità comunicativa nel presentarsi come nemico pubblico del barcellonismo dominante, unita al lavoro sul campo, aveva scolpito l’immagine di un Real forte e aggressivo ammirato dai suoi tifosi (con molte eccezioni: dall’ex dg Jorge Valdano allo scrittore Javier Marias al critico cinematografico Carlos Boyero fino all’ex presidente Ramon Calderon). Da qui l’accusa neanche troppo velata ad Ancelotti di avere la mano “floja”, di essere troppo morbido coi giocatori, che ha provocato la piccata risposta dell’allenatore: «Io non ho la mano di ferro? Questa mano moscia mi ha permesso di vincere tre Champions».
Modi diversi di vedere il calcio, divergenze che si sono manifestate nel mercato di questa estate: Ancelotti voleva tenere Di Maria e Xabi Alonso, Perez li ha venduti e ha preso James Rodriguez e Kroos. Squadra da rifare, nuovi equilibri da trovare. Niente paura: il tecnico italiano centra 22 vittorie di fila, prende il comando della Liga e arriva a un passo dai quarti di Champions.
Vince ma non convince Florentino che dopo la disfatta contro l’Atletico Madrid tracima. Mancavano 5 titolari e l’intera difesa, ma il Presidentissimo non concede attenuanti. Dopo il quinto ko in campionato, il settimo della stagione, tocca a una bandiera del madridismo, Emilio Butragueno, oggi dirigente del Real, serrare i ranghi: «Non ce lo aspettavamo ma Ancelotti sa benissimo cosa fare».
Nelle prossime settimane il Real si gioca un pezzo importante di stagione: il ritorno degli ottavi di Champions contro lo Schalke, il Levante e poi la partitissima contro il Barcellona che vale la Liga (Isco, Illaramendi e Kroos sono a rischio-squalifica). Ma è già iniziato il toto-panchina per l’anno prossimo.
Dalla Spagna fanno sapere che l’intenzione di Florentino Perez sarebbe quella di affidare prima o poi la guida della squadra a Zidane, attuale tecnico del Castilla, il Real Madrid B. E Ancelotti? Dall’Inghilterra lo danno come possibile sostituto di Pellegrini al City. Secondo un sondaggio del “Daily Mirror” ai tifosi Citizens piace più di Guardiola. E poi c’è la suggestione Roma. Carletto non ne ha mai fatto mistero: «Sarebbe bello allenarla…».
CRISTIANO RONALDO CON IL PALLONE D'ORO
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