
DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI…
Cosimo Cito per la Repubblica
Lassù, in cima. “Ici c’est Paris, mais n’oubliez pas que là, au top, c’est Nice”. Al colmo dell’empatia, a metà di un matrimonio che durerà quasi certamente fino a giugno, Mario Balotelli, debalotellizzato e sorridente, è salito a sventolare la bandiera rossonera sulla barricata. Quel breve sfottò, registrato a Parigi e finito su Instagram, nell’ultima settimana ha viaggiato di cellulare in cellulare, di strada in strada, come il mistral gelato che batte da giorni la Baia degli Angeli, scendendo dalle montagne italiane. Nizza e Mario, basta il nome, nessuno in città usa il cognome, nessuno dei suoi compagni, né l’allenatore Lucien Favre. Mario, 9 partite e 8 gol, e il Nizza, 44 punti, due più dei vicini odiati del Monaco, cinque più del Psg, dei parisiens che stavolta il campionato, dopo quattro anni di razzie, forse non lo vinceranno.
Mario si è ritrovato in Costa Azzurra, dopo che era stato a un passo dal Palermo e dal Chievo, dopo l’anno orribile vissuto a Milano, troppo Balotelli e non ancora Mario, non ancora quello che il compagno d’attacco Alassane Plea, quasi sorpreso dalla domanda, descrive come «un bravissimo ragazzo che sta dando tutto per la squadra, un ottimo amico, simpatico, scherzoso, pieno di consigli per tutti noi, una vera fortuna, e tecnicamente un fenomeno».
La stampa francese ha mollato da un pezzo sulla vita privata di Balotelli, da agosto non è spuntata una notizia, una stravaganza, una festa, una nottata. In un video lui ha mostrato con un certo, giustificatissimo orgoglio, la vista dalla sua casa, a metà strada tra Nizza e Monaco, la baia, il blu.
La squadra più giovane della Ligue 1 (23,4 anni di media) si allena in uno spartano centro sportivo sulla strada che corre verso nord, le Alpi e Grenoble, nel pomeriggio chiaro in fondo si scorgono cime selvagge e innevate. Poco distante, nel quartiere di Moulins, è apparso un murale di SuperMario, il viso sorridente, il pugno stretto, colori afro. L’hanno fatto in una notte, là prima c’era il volto di Ben Arfa, la scorsa stagione a Nizza con la stessa formula di Balotelli, contratto annuale, svincolo a giugno. Squadra presa sulle spalle, 17 gol per il quarto posto, miglior piazzamento in quarant’anni di un club che ha vinto quattro titoli francesi, ma negli anni Cinquanta. Poi, Ben Arfa è andato via.
Finirà così anche con Balotelli, cioè presto, ma se arrivasse il titolo, la dirigenza sino-americana potrebbe fare uno sforzo e allungargli la vita in Riviera. Chien Lee e Alex Zheng, padroni dalla scorsa estate dell’80% del club, hanno insistito molto sul concetto di sostenibilità: 10 milioni sul mercato, crescita del settore giovanile, una sorta di salary cap con una sola eccezione finora, i 4 milioni che fanno di Balotelli il più pagato della storia del club. Sarà un dolce problema, il problema vero sarà reggere un altro girone al ritorno di Monaco e Psg. Domenica all’Allianz Riviera c’è il Metz. Mario, squalificato dopo l’espulsione incassata a Bordeaux, sarà in tribuna.
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