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BIENNALE - CERCASI SUPERMAN: IL MINISTRO FRANCESCHINI ANNUNCIA CHE SOLO A NOVEMBRE NOMINERA' IL DIRETTORE DEL PADIGLIONE ITALIA. SPERIAMO CHE SIA UNO SVEGLIO

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DARIO PAPPALARDO PER LA REPUBBLICA

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LE TASSE ? Si potranno pagare anche in opere d’arte. Ieri, a margine della presentazione della decima giornata dell’Amaci (Associazione dei musei d’arte contemporanea italiana: sabato prossimo 800 spazi saranno aperti gratuitamente), il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha detto: «Lo Stato deve riprendere ad acquistare il contemporaneo: sto lavorando su una norma che esiste già e che permette di pagare tasse e contributi con le opere d’arte».
 
La norma, sconosciuta ai più, è la legge n. 512 del 2 agosto 1982: dà la possibilità ai contribuenti italiani di onorare imposte dirette e imposta di successione, cedendo allo Stato beni culturali vincolati e non. Questi devono essere prima sottoposti a una commissione formata da tre membri del Mibac e da tre rappresentanti del ministero dell’Economia e delle finanze. In passato, a questa misura si è fatto ricorso pochissimo.
 
 
L’ultima riunione della fantomatica commissione risale al 10 novembre 2010, quando si decise di acquistare una pittura su tela di Alberto Burri: Bianco e Nero , per 100mila euro. Poi più nulla. Richieste di cessione di opere d’arte, archivi, ville e siti archeologici si sono affastellate sui tavoli del ministero fino a diradarsi. Almeno quindici sono in sospeso da anni, se non da decenni. Perché, nel frattempo, la commissione non è stata più rinnovata e della legge n. 512 si era persa la memoria.
 
Disinnescando così, di fatto, la possibilità di acquisire nuovi beni culturali da parte dello Stato attraverso una norma che in paesi come la Gran Bretagna (vedi l’ Acceptance in Lieu) è attiva da più di un secolo. Lo scorso 6 giugno Franceschini ha firmato un decreto ministeriale che riattiva la commissione come organo consultivo. Si attendono i nuovi membri, che valuteranno una serie di nuove proposte già arrivate.
 
 
 
 
 
E dal Mibac si aspetta anche la scelta del prossimo curatore del Padiglione Italia della Biennale d’arte. Si lavora con procedura d’urgenza: la Biennale apre a Venezia il 9 maggio prossimo. E il successore di Bartolomeo Pietromarchi, curatore del 2013, avrà sei mesi scarsi per lavorare. Al Collegio Romano stanno stilando una lista di dieci nomi a cui spedire l’invito di presentazione di un progetto da approvare in pochi giorni. Ai primi di novembre si conoscerà la decisione che Franceschini prenderà con la Pa-Baac, la direzione generale che valuterà le idee dei candidati. L’identikit è quello di un esperto del settore under 45 – ma «con anche meno di quarant’anni, anche se l’anagrafe non è l’aspetto più importante », dicono dal ministero – che abbia una buona esperienza internazionale e uno sguardo allenato alle sperimentazioni.
 
 
Sembrerebbero poter rispondere bene a questa descrizione Francesco Manacorda, direttore della Tate di Liverpool o Andrea Viliani, passato dalla Civica di Trento con incursioni a Documenta Kassel e ora a capo del Madre di Napoli. Ma anche Chiara Parisi, curatrice della Monnaie di Parigi, e Lorenzo Benedetti, direttore del De Appel Arts Centre di Amsterdam. Senza tralasciare Alessandro Rabottini, curatore alla Gamec di Bergamo, o Andrea Bellini, ex direttore del Castello di Rivoli. Chiunque sia a essere chiamato a partire per Venezia deve avere le idee chiare. E, soprattutto, velocità di realizzazione.