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SCASSANAPOLI! IL BRACCINO CORTO DI DE LAURENTIIS E LA CONFUSIONE DI BENITEZ HANNO ROTTO IL GIOCATTOLO NAPOLI - AURELIONE, FATTI DA PARTE: UN GRUPPO DEL QATAR STA PREPARANDO UN'OFFERTA PER L'INTERO PACCHETTO DELLA SOCIETÀ

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1 - CADUTA LIBERA - NAPOLI, 3 SOLI PUNTI E TANTA CONFUSIONE. SQUADRA SENZA ANIMA CON BENITEZ IN BILICO

 

Fulvio Bufiper “il Corriere della Sera”

rafa benitezrafa benitez

 

Forse alla fine della stagione appena iniziata, quando Benitez se ne andrà via e De Laurentiis ingaggerà un nuovo tecnico e comincerà ancora una volta a parlare di «progetto vincente», uno dei due spiegherà che cosa è successo davvero nel Napoli. Perché a metà strada allenatore e presidente si sono voltati le spalle lasciando che una squadra potenzialmente competitiva si indebolisse nell’organico e nel morale fino a diventare irriconoscibile. 
 

«Il calcio è bugia», disse Benitez lo scorso anno in un’intervista a Gianni Mura. Ma certo non voleva intendere quello che è successo poi nel Napoli, dove l’unica verità sono i tre punti appena in classifica (grazie alla vittoria conquistata a Genova al 94’, altrimenti il punto sarebbe stato uno soltanto). Il resto è bugia e pure sfacciata. È bugia quando Benitez dice che «il mercato è stato fantastico». È bugia quando De Laurentiis va ripetendo che «quest’anno punteremo allo scudetto».

ATALANTA NAPOLI BENITEZ ATALANTA NAPOLI BENITEZ

 

È bugia persino quando, prima del fischio di inizio di ogni partita, i giocatori fanno quel capannello che dovrebbe servire a darsi la carica, e ci vorrebbe un microfono lì in mezzo per sentire come se la danno la carica, se poi in campo sono disorientati e distratti, e l’unico che dà l’anima — che però non è un’anima d’artista ma di esuberante gregario — è Gargano, uno che sta in rosa perché non sono riusciti a venderlo. 
 

HIGUAIN E BENITEZ HIGUAIN E BENITEZ

E rischia di essere bugia pure il Napoli visto in Europa League contro lo Sparta Praga, quello, sì, divertente e vincente. Perché se in campionato ci si ammala di depressione, poi è difficile ritrovare gioco e condizione quando si va in campo per un torneo che, per quanto sia una vetrina internazionale, ha il difetto di non interessare granché alla società (perché l’Europa League porta pochi soldi) e di ricordare a Higuain e a tutti gli altri di non essere stati capaci di rimanere in Champions. 
 

Non era questo che aveva in mente, solo un anno fa, ognuna delle parti in causa. De Laurentiis si aspettava da Benitez un Napoli internazionale non solo nei nove undicesimi della formazione. Benitez si aspettava da De Laurentiis una gestione manageriale di alto livello, con investimenti in uomini, strutture, scouting. Tutto disatteso, da una parte e dall’altra. 
 

POMPAMEO CON RAFA BENITEZ POMPAMEO CON RAFA BENITEZ

Al presidente i tifosi non perdonano di averli illusi parlando di scudetto e poi di non aver fatto un mercato adatto a rinforzare la squadra. Ma quella promessa di De Laurentiis era uguale a tante altre buttate lì in passato per affascinare, non per essere mantenute. Dal tabellone luminoso (certo, fascino misero per chi è abituato agli stadi moderni, ma al San Paolo scarseggiano perfino i bagni, figuriamoci che sogno sarebbero i maxischermi dove rivedere le azioni al rallenty), alla scugnizzeria , un settore giovanile sul modello della cantera del Barcellona, che pure è rimasto lettera morta. 
 

Aurelio De Laurentis Aurelio De Laurentis

Dove il presidente del Napoli è venuto meno veramente è stato nel mercato, con nomi importanti (Mascherano, Fellaini, Lucas Leiva, Javi Garcia), fatti circolare forse solo per fare ammuina , e scelte, invece, di modesto profilo (Michu, David Lopez, De Guzman), cui Benitez è ricorso finora soltanto quando ha fatto turnover. 
 

Ma se De Laurentiis è a suo modo coerente (per lui il Napoli è un business, vuole guadagnarci e basta), stupisce l’apparente stato confusionale di un tecnico di altissimo livello come Benitez. Non solo l’ostinazione nel difendere un modulo (4-2-3-1) per il quale nel Napoli non ha gli uomini adatti, e infatti Hamsik, Insigne, Maggio, Zuniga e Britos sono spesso costretti a ruoli che vanno oltre le loro caratteristiche.

 

Ora il tecnico spagnolo sembra anche lontano dal controllo della squadra, che non ha un leader in campo ma dovrebbe avercelo in panchina. Invece Benitez va una settimana in vacanza (pare concordata con la società) a campionato iniziato, non rinnova il contratto che scade a fine anno, e — almeno a quanto si è visto domenica a Udine — non trova il modo di caricare i suoi giocatori. Avrà pure deciso di andarsene, ma per il momento questo, che gli piaccia o no, è il suo Napoli. Che domani sera, in casa con il Palermo, si gioca né lo scudetto né la retrocessione: ma un po’ di credibilità sì. 
 

Aurelio De Laurentis con la moglie Aurelio De Laurentis con la moglie

2. BENITEZ VA SOTTO PROCESSO: HA MANDATO IN TILT IL NAPOLI

Marcello Di Dio per “Il Giornale”

 

Nella pancia del Friuli di Udine la rabbia di Higuain - campione frustrato da aspettative e proclami finora disattesi e logorato da un impiego continuo e dal modo di giocare della squadra che lo lascia solo in attacco a lottare e a portare la croce - è il segnale più forte della crisi di un Napoli partito con il freno a mano tirato.

 

Erano cinque anni che la squadra azzurra non iniziava così male il campionato (3 punti in altrettante sfide, come Donadoni nella stagione 2009-2010). E in molti si chiedono se su quest'avvio sconfortante abbia inciso di più la deludente campagna acquisti che non ha migliorato la rosa o l'integralismo tattico e la cattiva gestione del turnover di Benitez che tolgono equilibrio alla squadra oltre che snaturarla e mandarla in confusione.

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Il tecnico spagnolo è ormai sotto processo, tanto che sui social network l'indice di gradimento per don Rafè è in caduta vertiginosa. Anzi, i maligni ipotizzano che lo spinto e inspiegabile turnover di Udine sia stato voluto dall'allenatore per far vedere al patron De Laurentiis il valore dei sostituti ingaggiati con le scarse risorse finanziarie impegnate.

 

Di sicuro Benitez sta sfiorando una forma di autolesionismo, mentre il patron De Laurentiis è furioso ma tace e al momento non sembra pensare all'esonero e si appresta a partire alla volta di Los Angeles per un viaggio di lavoro (ma sta cercando partner statunitensi per il club così come ha preso atto che un gruppo del Qatar sta preparando un'offerta per l'intero pacchetto della società).

 

Secondo i bookmaker inglesi, il rischio di lasciare la panchina è ancora basso: la sigla Stanleybet, riporta Agipronews, dà a 1,45 la sua permanenza dopo Natale, ma qualche ombra rimane visto che è pronta anche la lista di possibili successori, da Luciano Spalletti (4 volte la posta) a Reja e Mancini (quotati a 8) fino addirittura alla suggestione Maradona (21).

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Difficile pensare a un cambio immediato, considerando la serie di impegni (4 in due settimane). Si allungheranno però i tempi del rinnovo del contratto, in scadenza a fine stagione. Questo Napoli senza capo né coda sta mettendo a rischio il progetto che presidente e allenatore avevano condiviso all'inizio del loro rapporto che, pure dato per solido, potrebbe incrinarsi.

 

GIGGINO E AURELIONE AI TEMPI D'ORO GIGGINO E AURELIONE AI TEMPI D'ORO

Certo è che il Napoli offre una costante sensazione di ritardo: dalla programmazione naufragata miseramente nel mercato estivo all'approssimazione costata a Bilbao la partecipazione alla Champions. E i mal di pancia del Pipita, ma anche di altri (vedi Callejon, che quest'estate come Higuain aveva ricevuto sirene di altri club) danno il senso di quanto l'attuale situazione sia difficile. Il Napoli si sta accartocciando su se stesso, senza quell'entusiasmo con il quale avevano accettato la nuova destinazione sia il tecnico che i blasonati ex madridisti. Un solo gol realizzato contro i quattro incassati: è un dato che meglio di tutti rende l'idea delle attuali difficoltà.

 

Ieri Benitez ha parlato alla squadra con il solito garbo e un almeno apparente serenità. A differenza di Juve e Roma, che stanno facendo del turnover uno dei punti di forza, don Rafè non può permetterselo. Come non poteva permetterselo il suo predecessore Mazzarri. Già domani chiamata importante con il Palermo: stesso modulo, ma titolari in campo. Ora servono concretezza, unità di intenti e realismo, senza proclami già fuorvianti e lesivi.

LA SFURIATA DI AURELIO DE LAURENTIISLA SFURIATA DI AURELIO DE LAURENTIISAURELIO DE LAURENTIIS SE NE VA IN MOTORINO SENZA CASCOAURELIO DE LAURENTIIS SE NE VA IN MOTORINO SENZA CASCO