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Fiorenza Sarzanini per “Il Corriere della Sera”
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Un «buco» di 125 minuti nel video della polizia Scientifica e almeno cinque nuovi testimoni che potrebbero raccontare una diversa verità sulla morte di Marco Pantani. Riparte da qui la nuova indagine avviata dalla procura di Rimini e si concentra su almeno sei anomalie denunciate dalla famiglia del «Pirata» con l’esposto presentato dall’avvocato Antonio De Rensis.
Ricomincia da un’imputazione di omicidio volontario che non sarà facile dimostrare a oltre dieci anni di distanza da quel San Valentino che il ciclista trascorse nell’appartamento D5 del Residence «Le Rose». Anche perché la struttura alberghiera è stata completamente modificata, ma soprattutto perché l’ipotesi più probabile è che se davvero qualcuno è entrato in quel bilocale e ha picchiato Pantani, è possibile che lo abbia fatto per fargli pagare uno «sgarro», non per ucciderlo. E che la situazione gli sia poi sfuggita di mano.
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Il campione era un uomo disperato, preda dei suoi demoni e della sua totale dipendenza dalla droga. Ma — questo dicono alcune nuove testimonianze — non sembrava affatto «fuori di testa» come qualcuno ha voluto far credere. «L’ho trovato stanco ma lucido — ha raccontato Oliver Laghi, il ristoratore che la sera del 13 febbraio 2004 gli portò un’omelette al prosciutto e formaggio —, mi disse di tornare il giorno dopo con mio figlio che voleva l’autografo». Secondo l’inchiesta svolta dieci anni fa e chiusa avvalorando la tesi del suicidio, Laghi è stato l’ultimo a vedere Pantani vivo. Il procuratore Paolo Giovagnoli e il sostituto Elisa Milocco dovranno stabilire se è davvero così. Ma la convinzione è che qualcuno sia comunque entrato in quella stanza prima delle 20,30 del 14 febbraio, quando i soccorritori accertarono che per Pantani non c’era ormai più nulla da fare.
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I «tagli» nel video
Agli atti del processo contro i due spacciatori Fabio Miradossa e Ciro Veneruso — hanno patteggiato condanne rispettivamente a 4 anni e 10 mesi e 3 anni e 10 mesi — c’è un video girato dai poliziotti della Scientifica che comincia alle 22,45 del 14 febbraio e termina all’1,01 del 15 febbraio. Il timer fissa dunque la durata in due ore e 56 minuti ma il «girato» è di soli 51 minuti e termina prima dalla fine dell’ispezione. Chi ha effettuato i «tagli»?
Perché ci sono dei «salti» tra una scena e l’altra? Eppure è proprio il filmato a fornire le tracce più evidenti di una ricostruzione diversa da quella ufficiale mostrando indizi evidenti per accreditare l’ipotesi che, almeno in un certo lasso di tempo di quel giorno, Pantani non sia stato da solo. Ma anche per dimostrare quelle che appaiono alcune «lacune» nelle indagini.
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L’avvocato della famiglia ha infatti denunciato come nel fascicolo processuale non risulta la rilevazione di alcuna impronta digitale durante il lungo sopralluogo. E questo nonostante ci fossero molti mobili spostati, alcuni rotti, un filo dell’antenna tv legato come un cappio e pendente dal soppalco, una confusione pressoché totale.
L’eccesso di cocaina
Lo stesso filmato mostra svariate dosi di cocaina. Secondo quanto accertato al processo, Pantani aveva acquistato 20 grammi di droga. La nuova relazione medico-legale, firmata dal professor Francesco Maria Avato e basata sulla rilettura delle analisi effettuate dieci anni fa, assicura invece che Pantani aveva assunto cocaina in quantità sei volte maggiore di quanto una persona possa sopportare e altra sia rimasta inutilizzata. Proprio questo accredita l’ipotesi che qualcuno l’abbia portata durante la giornata. Nella denuncia si parla di «costrizione a bere cocaina sciolta nell’acqua», una circostanza difficile da dimostrare e che probabilmente costituirà uno dei punti più controversi della nuova inchiesta .
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I resti di cibo
Strano anche quanto accertato riguardo ai pasti consumati da Pantani. Secondo la versione ufficiale l’ultimo cibo ingerito è l’omelette portata da Laghi. Per l’autopsia Pantani ha invece fatto colazione, i resti vengono rinvenuti nello stomaco. I dipendenti del residence hanno sempre dichiarato che il Pirata non ha mai lasciato l’appartamento e che nessuno è entrato. E allora come ha fatto a procurarsela? In realtà rileggendo quanto verbalizzato all’epoca, il legale ha scoperto il racconto di un custode che ha spiegato come fino alle 21 fosse «possibile entrare passando dal garage».
E dunque potrebbe essere proprio questa la strada percorsa da chi voleva incontrare il campione senza essere visto. E che potrebbe aver lasciato almeno due indizi: nel bilocale non c’era il frigobar, ma è stata trovata la carta di un cornetto Algida; Pantani era arrivato con un piccolissimo bagaglio, «una sporta», ma lì c’erano tre giubbotti pesanti.
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Sangue e lesioni
Un quadro indiziario nuovo, lo definiscono gli stessi inquirenti che prima di riaprire il fascicolo, sia pur come «atto dovuto», hanno avuto un lungo incontro con il legale della famiglia. E adesso dovranno concentrarsi sulla visione del filmato incrociata con la relazione medico-legale che evidenzia due punti: il corpo trascinato sulle tracce di sangue e dunque spostato dopo il decesso; lesioni ed ecchimosi incompatibili con l’autolesionismo, sia pure in una persona completamente stravolta dalla cocaina.
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