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CALCIO DOTTO - DOVEVA ESSERE LA DOMENICA DELLE CENERI PER LA ROMA. E, INVECE. L’OLIMPICO CHE DIVENTA BOLGIA, AQUILA INCLUSA, PER SURROGARE LA SUA LAZIO MONCA DI DUE ESPULSI – IL NAPOLI NON RIESCE A BATTERE I DERELITTI DEL PARMA, CHE DIFENDONO L’UNICA COSA CHE GLI RESTA, LA DIGNITÀ - MAURO PISCIA FUORI DAL VASO

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Giancarlo Dotto per Dagospia

 

Domenica bella e furente. L’Olimpico che diventa bolgia, aquila inclusa, per surrogare la sua Lazio monca del decimo e dell’undicesimo, mentre l’Inter quando sembra confermarsi la squadra dell’impotentia coeundi, non sanno fottere quando è troppo facile, in questo caso avversari in nove nell’ultima mezz’ora ma duplicati, di fatto, dall’eroismo da trincea, trova con il replicante Hernanes la palla che precipita la gente di Pioli e schioda Mancini dal suo involucro zen. L’Europa ancora possibile per gli uni e per gli altri.

 

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Incredibile a dirsi. Doveva essere la domenica delle ceneri per la Roma. La rovinosa eco di una sabato orrendo. E, invece. In una sempre più appassionante gara a perdere, il doppio Hernanes restituisce alla Roma quanto gli aveva tolto poche settimane fa a San Siro.

 

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Fa il “suo” anche il Napoli che prima va alla gogna e poi trova la vergogna. Non riescono a battere i derelitti del Parma, che difendono l’unica cosa che gli resta, la dignità, e poi, accecati dalla rabbia, li insultano schifosamente come si fa con i poveracci che pretendono di stare a corte con gli stracci. Storia molto lercia. Dare del “fallito” a un fallito è volgarità allo stato puro.

 

E ora. Duecentosettanta minuti da non perdere per capire come Roma, Lazio e Napoli riusciranno a surclassarsi in questa sfida del ciapanò. Rudi Garcia, in attesa di consegnarsi a una terapia del sonno di almeno una settimana, prenderà per la gola quanto resta dei suoi per spingerli, stampelle incluse, al traguardo. Il Napoli ha la testa solo in Ucraina. Giovedì. La Lazio si giocherà tutto domenica nella tana di Ferrero, il Romanista.

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Quel pallonazzo gonfiato di Massimo Mauro (Sky) infila imperterrito una cazzata dopo l’altro, una raffica in dodici secondi netti, non avendo neanche a disposizione nella sua miserevole sacca un rossore virgineo con cui riscattarsi.

 

Hernanes racconta con garbo ma decisione che la sua piroetta al prima gol è tutta contro Lotito che lo aveva insolentito, evocando il “pacco” rifilato a Moratti quando il brasiliano sembrava un ex giocatore.

 

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Mauro non capisce un cazzo. Ma, pompato da un’arroganza che neanche un rabdomante assiro sa da dove possa nascere, il bulletto da strapazzo fa: “Che dici mai, Lotito ha fatto bene a venderti, ci ha fatto 30 milioni di euro”. Quando si dice pisciare fuori dal vaso. Arrogante, temerario e disinformato. Due volte sputtanato.

 

Prima dal magnifico Boban, l’altro mondo da Mauro, che gli spiega come si fa a un cretinetti con l’abecedario in mano, la parafrasi della “pioggia nel pineto”, cosa volesse dire Hernanes, integrato dalla D’Amico, perché Mauro è un mattone imperforabile. Lo informano poi che Hernanes è costato diciotto e non trenta.

 

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Un altro qualunque si sarebbe alzato per sparire dietro la prima quinta dove sotterrarsi, magari percependosi poco più di un foruncolo. Lui no, Mauro di cognome, resta e non vede l’ora di ripomparsi a festa alla prima occasione. Non gli sembra vero sbavare dodici litri di politicamente corretto sulla vicenda del Parma vituperato.