DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
r. es. per Il Messaggero
Sono catalano, ma non lascio la nazionale». La Spagna è a un punto dalla qualificazione ai mondiali di Russia 2018 ma a tenere banco sono ancora le polemiche scatenatesi dopo le parole del catalano Gerard Piquè, domenica. Ora, dopo la contestazione, il difensore spiazza tutti e si presenta in conferenza stampa, per sollevare i compagni («subissati di domande su di me e non è giusto»).
Il giocatore simbolo del Barcellona risponde alle domande, invoca «dialogo e rispetto», a suo avviso elementi fondamentali «per risolvere tutto». «Non lascio la Nazionale. Farlo significherebbe dare ragione a chi mi fischia, e non voglio darla vinta. Non ho niente contro la Spagna, un indipendentista può giocare in Nazionale anche perché non c'è una selezione della Catalogna. È assurdo mettere in dubbio il mio impegno in Nazionale. Sono qui da 15 anni, considero questa squadra come la mia famiglia. Sono orgoglioso di essere nella selezione spagnola, i dubbi nei miei riguardi mi fanno male».
Piquè racconta le sue sensazioni dopo la pesante contestazione subita il giorno del raduno della Spagna dopo le sue esternazioni. «Il primo giorno è stato difficile, a nessuno piace essere fischiato e insultato. Indipendentemente da quello che penso, con rispetto e buon senso, si può trovare la soluzione. L'allenatore ed i compagni hanno voluto che restassi.
Voglio dare il mio apporto in campo. Abbiamo un obiettivo, qualificarci per i Mondiali e dobbiamo centrarlo». «Se sono indipendentista? Questa è una domanda da milioni di dollari alla quale non risponderò - le parole del difensore del Barcellona - Sono cittadino del mondo e gioco al calcio. I miei figli sono colombiani, libanesi, spagnoli e catalani».
Piquè difende le sue idee: «Nessuno è contro la Spagna o pensa che la Spagna sia il nemico. Perché un indipendentista non potrebbe giocare con la Spagna? Siamo tutti uguali, vogliamo tutti giocare e vincere. La Spagna e la Catalogna sono come padre e figlio dove il figlio a 18 anni chiede di andare via di casa. Bisogna dialogare. La cosa più importante sono il rispetto e il dialogo«, ripete come un mantra.
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