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Claudio Savelli per Libero Quotidiano
Si scrive Zidane, si legge record. Non ha mai perso un turno ad eliminazione diretta di Champions League, Zizou, da quando siede sulla panchina del Real Madrid (gennaio 2016), ed eliminando il Bayern Monaco ha eguagliato il primato di tre finali consecutive detenuto da Fabio Capello (con il Milan tra il 1992/93 e il 1994/95) e Marcello Lippi (con la Juve tra il 1995/96 e il 1997/98).
Ma se questi ultimi trionfarono una sola volta su tre, Zidane di Champions ne ha già alzate due e può ora diventare il primo allenatore nella storia a conquistarne tre consecutive. E, per più, a 45 anni sarebbe il più giovane ad averne tre in bacheca: Bob Paisley vinse la terza con il Liverpool nel 1981, a 62 anni, e Carlo Ancelotti, dopo i trionfi con il Milan nel 2003 e 2007, alzò la terza con il Real nel 2014, a 54 anni.
Il paradosso è che Zidane, nonostante i record, rimane avvolto dall' idea che sia fortunato ad allenare una squadra che vincerebbe da sola. Bar sport.
La verità è che Zidane incarna la teoria per cui l' allenatore esalta la squadra che allena solo quando ha caratteristiche calzanti ad essa. E Zidane è perfetto per questo Real. È stato casuale il suo avvento - Zizou allenava la squadra B quando Florentino aveva bisogno di un gestore dello spogliatoio messo a soqquadro da Benitez -, ma non è un caso che sia ancora in panchina ad accumulare record: il suo calcio semplice è perfetto per una squadra dalle qualità superiori come il Madrid.
È una simbiosi fortunata ma ormai così radicata da risultare vincente anche quando la squadra non meriterebbe il successo.
Come nella semifinale con il Bayern, dove il Real non è sembrato superiore, come accadde a tratti con Psg e Juve. Questo strano cammino in Champions ha generato un cortocircuito: chi osserva il Real ha la percezione di una squadra premiata oltre i suoi meriti, e la spiegazione più semplice sono gli episodi arbitrali che sembrerebbero favorirlo. Di questi, l' ultimo è il rigore non fischiato dall' arbitro Cakir per il tocco di mano di Marcelo, da punire anche secondo lo stesso giocatore. Al di là delle polemiche (in Germania i giornali si sono scagliati contro il Madrid), le certezze sono che il rigore c' era, che sarebbe stato concesso con il Var che la Uefa ripudia e che avrebbe potuto sabotare la corsa di Zidane verso la finale, ma andava comunque segnato (il risultato era sull' 1-1 e l' andata era finita 1-2) e non è detto che il Real non fosse poi in grado di conquistare comunque la quarta finale di Champions negli ultimi 5 anni nel modo a cui ormai ci ha abituato: senza apparente spiegazione logica.
LA BILD
"Sei occhi e una mano", e poi "come hanno fatto a non vederlo?". In Germania è la Bild Zeitung il più venduto dei quotidiani tedeschi, a farsi interprete delle polemiche per come è andata e come è finita la partita Real Madrid-Bayern di ieri sera, costata l'eliminazione dei tedeschi dalla finale di Champions. A tutta pagina c'è una foto che inquadra l'azione in cui il giocatore del Real Marcelo tocca la palla con la mano.
Il giornale indica con un pennarello l'arbitro Cakir, il guardalineee e l'arbitro di porta che osservano attenti la scena e Bild scrive: "Come hanno fatto a non vederlo? tutti e tre sono in condizioni di vedere il fallo. Tuttavia il Bayern non ha avuto il rigore". La Bild riporta anche le parole di Marcelo che ammette di aver commesso il fallo di mano in area. E sottolinea anche "il regalo di Ulreich" a Benzema in occasione del secondo gol.
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