DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Lodovico Poletto per La Stampa
Quanto vale l’orologio di Daniil Medvedev, tennista numero due al mondo e secondo classificato alle Nitto Atp Finals di Torino? Dicono che il «Bovet OttantaSei» del ragazzaccio del tennis internazionale, l’irriverente prodigio che sbadiglia in faccia all’azzurro Jannik Sinner, costi quanto un piccolo appartamento in centro: circa 200 mila euro. E non potrebbe essere diversamente visto che ne esistono soltanto 86 esemplari.
Uno è il suo. In mano ad un collezionista che intende tenerselo in una teca potrebbe anche valere di più. Molto di più. Ora, l’orologio di Medvedev è al centro di un piccolo mistero che ha colorato di giallo l’ultima notte delle Atp di Torino. È sparito - raccontano - dallo spogliatoio del campione. Volatilizzato nonostante un sistema di vigilanza degno del caveau di una banca.
Sparito sotto gli occhi di qualche centinaio di persone, forse subito dopo il match finale. Terminato con Medvedev secondo e il tedesco Zverev campione. Con premio per il numero uno che naviga attorno al milione di euro: centomila più, centomila meno. È stato cercato per ore da schiere di inservienti e personale della vigilanza quell’orologio. Ed è magicamente riapparso ieri mattina al polso di un dirigente delle Atp che stava per salire su un aereo. Il suo nome è custodito come l’ultimo dei segreti di Fatima. Anche se, con questa storia, il manager non c’entra un bel nulla Lui sarebbe soltanto l’uomo incaricato di consegnare il Bovet blu al legittimo proprietario.
Di rintracciare cioè il giovane tennista russo con residenza a Montecarlo e restituirgli quel segnatempo immortalato in tutti - o quasi - i poster di queste Apt made in Turin. Ora, il racconto della notte di caccia al Bovet misteriosamente scomparso è ricco di buchi. E anche di molti non ricordo. Ma è andata più o meno così. Verso mezzanotte Daniil Medvedev ha messo nero su bianco ciò che era accaduto. Polizia, carabinieri, finanza, tutti schierati e tutti in affanno. La figuraccia mondiale poteva essere dietro l’angolo: un ladro alle Atp non è assolutamente tollerabile per la città che s’è giocata tanto sul fronte dell’affidabilità e dell’accoglienza. Sta di fatto che quando ormai la notte era alta e i festeggiamenti erano in corso qualcuno s’è fatto avanti e ha detto «L’orologio del tennista me lo sono preso io».
E come nella più classica delle catene e dei passaparola «Bovet OttantaSei» ha fatto la strada al contrario. Di mano in mano. Intanto dall’altra parte della città andava in scena la festa finale delle Atp: ultimo atto per questa edizione della super sfida tra gli otto migliori tennisti al mondo. Diventati dieci, perché due si sono ritirati. La cronaca del viaggio a ritroso dell’orologio rubato - o forse perduto - racconta che il Bovet ha riattraversato la città. Ed è finito dal dirigente. Quello che - raccontano - avrebbe dovuto andarlo a riconsegnare al proprietario, e con «tante scuse per lo spiacevole disguido». Poteva terminare così questa storia?
Assolutamente no, perché quell’orologio lo cercavano tutti. E poi c’era una segnalazione ufficiale. E così, chi queste cose le sa, la mattina ha avvisato la polizia. Che ha ricostruito il tutto e ha telefonato al dirigente già in viaggio: «Venga da noi a riportarci l’orologio». Lui, che era già lì con un piede sulla scaletta dell’aereo e con al polso il Bovet, non ha fatto una piega. Ha chiesto indietro il trolley e ha fatto dietrofront: direzione Torino. Verbali di consegna e grazie tante per la collaborazione: prima o poi l’orologio tornerà al polso del tennista russo.
Ma chi è l’uomo che s’è messo in tasca un appartamento? Dicono che sia un «addetto» anche se a cosa non viene specificato. E - ovviamente gettando acqua sul fuoco - spiegano che lo aveva «trovato e l’aveva raccolto perché non andasse perso». Sarà. Sta di fatto che nel cuore della notte qualcuno lo ha chiamato e gli ha detto «fatti furbo, riportalo». E così il Bovet dalla cassa in titanio e oro rosso è riapparso. Mistero finito. Anzi no. L’orologio è tornato a casa. Il giallo resta. —
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