DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Giancarlo Dotto per Dagospia
ANTONIO CONTE CON GLI OCCHIALI
Ci salva l’oriundo a sei minuti dalla fine, in tutti i sensi possibili. Eder Citadin Martins, un brasiliano di sangue veneto che spunta benedetto al fondo del raschiatissimo barile. S’inventa un gol a giro, piede come mano in guanto di velluto, alla Del Piero, altro veneto. Puntarello più che prezioso oltre che ansioso, sfangato da Chiellini e compagni al momento dell’estrema unzione contro una Bulgaria che aveva solo stracci con cui coprirsi.
roma bayern antonio conte monsignor georg gaenswein
Avete presente Kurt Cobain il giorno che si è sparato un colpo alla testa? Era un uomo euforico che amava la vita e le feste di piazza se paragonato all’Antonio Conte che si è presentato a Sofia, sotto una pioggia che Dio o chi per lui la mandava.
ANTONIO CONTE E CARLO TAVECCHIO
Due giorni da incubo. Una pressione da emicrania. Prima il caso Marchisio, poi le uscite maramalde di John Elkann a cinque giorni dalla partita di Torino con l’Inghilterra, tanto per consegnare l’antico eroe al linciaggio delle genti juventine. Agnelli, Marotta (che voleva Mazzarri e non Conte alla guida dei bianconeri) e company hanno dichiarato guerra a Conte e a poco servono le timide mediazioni di un Tavecchio, abituato da secoli a trattare con i dilettanti e alquanto smarrito con le bizze e i capricci dei divi.
ANDREA AGNELLI ANTONIO CONTE JOHN ELKANN
Il calcolo di Conte era chiaro. Dopo aver perso il Milan per l’ostruzionismo degli Agnelli, puntare a costruirsi un’immagine internazionale con l’Italia, chiudere tra un anno un Europeo dignitoso e rimettersi nel mercato in vista di un prestigioso club inglese, spagnolo o tedesco. Il suo calcolo si sposava con quello di Tavecchio, bisogno all’epoca di turare la falla aperta con le sue cazzate orali e non. Come foglia di fico era perfetto il sanguigno uomo del Salento.
ANDREA AGNELLI E BEPPE MAROTTA
Non aveva fatto i conti, Conte, con due cose: l’ostilità puntigliosa e vagamente ritorsiva del mondo che, fino a un anno prima, lo aveva amato fino alla devozione e con il suo carattere irascibile e permaloso. Conte solo contro tutti? Questo è il rischio. I giocatori hanno dimostrato di stare dalla sua parte, inclusi gli juventini direi, anche se stranamente vaghi in quei cinque minuti di furore bulgaro. La voglia di andarsene è forte, ma non può farlo. Se scaricasse la Nazionale, dopo aver scaricato la Juventus, per Conte sarebbe già pronta la lettera scarlatta. Meglio aspettare che nottate e bufere passino.
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