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COME ESCE L’ATLETICA AZZURRA DAI MONDIALI? AL NETTO DELLE 7 MEDAGLIE (DI CUI UNA SOLA D’ORO) E DEGLI EXPLOIT FURLANI E BATTOCLETTI, IN PREVISIONE DEI GIOCHI DI LOS ANGELES L’ITALIA DEVE COLMARE 3 BUCHI NERI: LA VELOCITÀ AL MASCHILE E AL FEMMINILE, IL FONDO UOMINI E IL DISASTRATO SETTORE DEI LANCI (FABBRI A PARTE) - NELLA VELOCITÀ ABBIAMO KELLY DOUALLA MA UN ALTRO JACOBS DIETRO L’ANGOLO NON C’È. IMPENSABILE CHE UNA NAZIONE ORMAI LEADER COME L’ITALIA NON QUALIFICHI NESSUNO SUI 5 MILA E 10 MILA METRI MASCHILE – L’ASSENZA DI STANO, LE DELUSIONI IAPICHINO E SIMONELLI, DIAZ ACCIACCATO…
QUEI BUCHI NERI DA COLMARE PER RESTARE IN ALTO
Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera” - Estratti
Nei ranking mondiali dell’atletica si passa dalle stelle alle stalle (e viceversa) in poche stagioni: nella classifica a punti di Tokyo siamo a sole quattro lunghezze dalla Gran Bretagna che a Budapest 2023 ci surclassò. Per tornare in basso basta rilassarsi o pensare di essere bravi.
In prospettiva Los Angeles, l’ottima Italia giapponese deve colmare almeno tre buchi neri: la velocità al maschile e al femminile, il fondo uomini e il disastrato settore dei lanci. Della velocità si è detto molto, tutti speriamo che Jacobs e Tortu non lascino così la scena ma il modello di sprinter abbandonati a sé stessi e ad allenatori che non rispondono alle telefonate federali non può continuare.
Sul fondo, poco da dire: impensabile che una nazione ormai leader come l’Italia non qualifichi nessuno sui 5 mila e 10 mila metri e che i Panetta o i Baldini di 25 anni fa siano ancora ai vertici cronometrici. Sui lanci (Fabbri a parte) è buio pesto: non abbiamo giavellottisti, martellisti, discoboli. È in questi settori che dobbiamo crescere per far fronte agli alti e bassi di uno sport meraviglioso.
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LA FORZA DEL MOVIMENTO, IL RICAMBIO E L’OBIETTIVO LOS ANGELES
G. Pic. Per il “Corriere della Sera”
Adesso che l’Italia ha trovato i nuovi leader, Furlani e Battocletti, possiamo guardare avanti. «Stiamo già pensando ai Giochi di Los Angeles» dice il d.t. Antonio La Torre, ben sapendo che l’atletica avanza a 300 all’ora e non aspetta nessuno. La forza del movimento, tra Tokyo (Olimpiade) e Tokyo (Mondiale), è stata provvedere a un ricambio non traumatico affidandosi ai giovani, senza rimanere aggrappato ai veterani. Gimbo Tamberi ha già detto che in California ci sarà, sul fatto che Marcell Jacobs non dia seguito ai pensieri di ritiro, in casa Italia c’è grande ottimismo.
«Quando un campione olimpico fa 10”16 si arrabbia e poi dice cose a caldo di cui, magari, si pente: i mesi senza allenatore gli hanno tolto qualcosa, io lo derubricherei a sfogo» è il parere del presidente federale Stefano Mei. La Torre è più prudente: «Ho parlato con Marcell, ha chiesto una riflessione profonda: ci sta. Nella velocità abbiamo Kelly Doualla ma un altro Jacobs dietro l’angolo non c’è. Sono colpito dalla sua serenità: al ritiro pensa da giugno, è davanti alla svolta della vita. Speriamo continui».
Per la compagnia dei celestini è stato un Mondiale da record (7 medaglie) nonostante assenze (Stano), controprestazioni (Diaz acciaccato, Iapichino in serata buio pesto, Gimbo e Jacobs). Non era scontato farsi trovare pronti alla fine di una stagione interminabile.
«La squadra allargata si è meritata la fiducia» esulta Mei, che rifiuta il confronto con Sinner: «No, non lo invidio. Il tennis è più mediatico, da noi serve una maggiore conoscenza dei gesti. E se va bene l’atletica, va bene tutto lo sport italiano».
Le medaglie, certo. Però anche il record italiano di Scotti nei 400, i 3 millesimi mancati a Simonelli per entrare nella finale dei 110 hs, Pernici in lacrime dopo aver accarezzato la finale degli 800. Il vulnus, e non è un paradosso, oggi è la velocità. «Si sono fatti male tutti insieme, eppure senza incidente la 4x100 poteva andare avanti — spiega La Torre — Esistono i cicli ma non riesco a immaginarmi lo sprint italiano senza Jacobs e Tortu: spero che l’argento di Dallavalle scuota sia Filippo, sia Sibilio».
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