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Francesco Persili per Dagospia
“Giampaolo? La scelta di mandarlo via è un errore della dirigenza del Milan”. Il giornalista Paolo Condò, uomo di punta di Sky Sport, commenta con Dagospia l’esonero del tecnico rossonero al termine della presentazione romana del suo libro “La storia del calcio in 50 ritratti”, edito da Centauria.
“Il Milan non partiva per vincere il campionato. Avrei insistito su Giampaolo. Ma anche lui ha commesso i suoi errori”. Quali? “Uno su tutti: quello di ritenere lo schema di gioco superiore alla lampante differenza di qualità che c’era, per esempio, tra Leao e gli altri attaccanti. Il brasiliano non faceva ancora i movimenti giusti però il suo valore tecnico è indiscutibile”
Nell’occhio del ciclone sono finiti anche due "icone", Boban, definito nel libro “uomo oltre che giocatore di intelligenza superiore”, e Maldini. “Trovo notevole che miti simili abbiano il coraggio rimettersi in gioco. Maldini ci ha pensato a lungo, Boban si è lanciato in questa avventura con grande generosità. Quelli che sono stati eroi in campo si pensa che una volta dietro la scrivania abbiano la bacchetta magica per risolvere i problemi. Purtroppo non c’è una regola…”.
A Napoli muovono le prime critiche a Ancelotti e così a Roma nei confronti di Fonseca. “In Italia non c’è molto tempo per costruire. E’ un nostro difetto culturale accentuato dal fatto che da 8 anni vince sempre la Juventus. Vince perchè è la più forte. Così tutti gli altri che competono per il vertice vivono questa frustrazione. I tempi di sopportazione di un allenatore che non riesce a vincere sono sempre più stretti"
Membro dal 2010 della giuria di 'France Football' che assegna il Pallone d'Oro, Condò rivela di aver votato negli anni della diarchia Messi-Ronaldo, due volte per la Pulce e due per CR7. "Nel 2010, l'anno del triplete interista e della finale Olanda-Spagna ai mondiali sudafricani, scelsi Sneijder. Nel 2012 votai per Iniesta, l'anno seguente per Ribery. Nel 2016 optai per Bale, decisivo ai mondiali per il Galles e nella corsa del Real in Champions, l'anno scorso la mia preferenza è andata a Griezmann..."
“Il più influente uomo di calcio" resta Cruijjf, protagonista di "due rivoluzioni", una da calciatore e l'altra poi da tecnico. “Le sue idee continuano a influenzare il gioco del calcio ancora oggi”. Il suo erede? “Guardiola, che non a caso è stato uno dei giocatori importanti del Barcellona. Non a caso Pep ama ripetere: 'Cruijff ha dipinto la Cappella Sistina, noi che siamo venuti dopo facciamo qualche piccolo aggiustamento'. E’ ingeneroso verso i suoi meriti però rende l’idea”.
Nessun interesse invece per la polemica sull’Italia in maglia verde. “Ho visto che in tanti se ne sono occupati ma onestamente è un tema che non sento. Il fatto che gli azzurri giochino una partita in maglia verde non mi fa certo pensare che sia una Nazionale leghista…”
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