berrettini

CONTRO IL LOGORIO DEL TENNIS MODERNO – DA MEDVEDEV OPERATO PER UN’ERNIA AL DISCO, A NADAL, DAL LUNGODEGENTE FEDERER FINO A BERRETTINI: GLI INFORTUNI DEI TENNISTI DI VERTICE SONO SEMPRE PIU’ FREQUENTI. LE CAUSE? CALENDARIO COMPRESSO, SUPERFICI PIÙ DURE, RACCHETTE CHE ESALTANO LA POTENZA – "BRACCIO D’ORO" BERTOLUCCI: "MANCA IL TEMPO PER ALLENARSI NELLA PAUSA INVERNALE. E POI IL TOUR SI È SEMPRE PIÙ SBILANCIATO VERSO IL CEMENTO, LA SUPERFICIE PIÙ DANNOSA PER..."

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Riccardo Crivelli per la Gazzetta dello Sport

 

berrettini

Se bastasse sedersi a un tavolino a sorseggiare un amaro per combattere il logorio del tennis moderno, non staremmo per addentrarci nell'attesissima stagione sulla terra con tre top ten infortunati e senza certezze sui tempi di recupero: Medvedev, il numero 2 del mondo, si è appena operato per un'ernia del disco e rischia di salutare tutto lo swing europeo del rosso; Berrettini, numero 6, è convalescente a causa di un intervento al mignolo destro e in questi giorni dovrebbe conoscere la prognosi definitiva, anche se l'ottimismo delle prime ore sembra un po' evaporato.

 

Senza contare che il giocatore più amato, il Divino Federer, è ai box dal luglio scorso per un ginocchio che mette giudizio a fatica e progetta di rientrare a settembre, a 41 anni compiuti e con tutte le incognite dell'età e degli acciacchi pregressi. Assenze pesantissime, che purtroppo si accompagnano a una tendenza in pericolosa crescita: gli infortuni dei tennisti di vertice sono sempre più frequenti. Solo a Miami, il Masters 1000 che si è concluso domenica, nei due tabelloni i ritiri durante il torneo sono stati addirittura 17.

 

federer e l'azienda di scarpe on 3

Ma c'è un dato ancor più sconvolgente: tutti i vincitori Slam dal Roland Garros 2005, l'anno in cui Nadal lo vinse per la prima volta iniziando il dualismo con Federer, hanno subito almeno un intervento chirurgico legato all'attività sportiva: Nadal al piede, Federer al ginocchio, Djokovic al gomito, Murray all'anca, Wawrinka al piede, Del Potro al polso (si è addirittura ritirato), Cilic al ginocchio, Thiem al polso e Medvedev alla schiena.

 

Secondo una ricerca recente, meno della metà degli infortuni riguarda gli arti inferiori (il 40%); quelli agli arti superiori rappresentano il 25%, mentre il resto riguarda schiena, busto e addome (20%), nonché cosce, anche, testa e occhi (15%). La prima considerazione sgorga spontanea: si gioca troppo. In realtà, nella fantastica stagione 1984, John McEnroe mise insieme 84 match, più dei 76 di Djokovic del dominio del 2011.

 

roger federer

Dunque, se esiste un problema di calendario, riguarda gli spostamenti troppo ravvicinati da un continente all'altro e soprattutto i tempi ristretti della pausa invernale, ormai ridotta a tre settimane a dicembre di cui appena due da dedicare agli allenamenti prima di partire per l'Australia. E poi durante la stagione è difficile ritagliarsi nuovi tagliandi atletici, perché il ranking e il montepremi chiamano.

 

Superfici e materiali Più che altro, però, è il cambiamento delle superfici e dei materiali ad aver richiesto adattamenti diversi al fisico. Per comprendere meglio, ci si può affidare all'analisi di Luca Bottazzi, ex n.133 del mondo, oggi docente di Scienze Motorie e studioso della tecnologia applicata al tennis: «Fino al 1974 tre Slam si giocavano sull'erba e uno sulla terra, superfici morbide di scivolamento. Oggi il 35% dei tornei si disputa sul cemento, superficie dura e frenante.

 

Un terreno duro e nel contempo reso lento dalle resine alza la traiettoria dei rimbalzi e riduce la velocità della palla. In tal modo, servizio e risposta a parte, si è introdotto un gioco manovrato da lontano fatto di mazzate e traiettorie curve con i motori sono sempre accesi al massimo della potenza, sollecitando il muscolo a discapito della destrezza».

 

CARLOS ALCARAZ NADAL

I tennisti sono diventati più alti e più pesanti: «E si ritrovano a giocare sempre più spesso su superfici lente che li costringono a scambi lunghi su campi che frantumano le articolazioni del treno inferiore: bacino, gambe, ginocchia, caviglie, piedi. Il resto lo fanno le nuove racchette, più leggere e con un piatto corde più ampio: consentono una gamma molto più ampia di movimenti e di abusare della potenza del braccio». E poi, come ricorda la ex n.1 Jelena Jankovic, tanti giocatori accelerano il ritorno per non perdere troppi punti, convivendo spesso con il dolore, senza rendersi conto che è molto più probabile la recidiva per chi è già stato infortunato di un primo infortunio per chi è sano. Frenesia che porta via.

 

 

MANCA IL TEMPO PER ALLENARSI NELLA PAUSA INVERNALE

Paolo Bertolucci per la Gazzetta dello Sport

 

Daniil Medvedev

Ai miei tempi la stagione tennistica si snodava su tempi cadenzati: si giocava da febbraio a fine novembre-inizio dicembre, e poi c'erano sei settimane canoniche da dedicare alla preparazione invernale. Durante l'anno, poi, in un paio d'occasioni, ciascuno aveva la possibilità di effettuare un paio di richiami atletici.

 

Oggi, con un calendario compresso che ti concede appena una settimana di riposo a inizio dicembre, e a Natale ti costringe già a trasferirti in Australia, il tempo da dedicare agli allenamenti fuori dalle competizioni si è drasticamente ridotto, e quindi non mi sorprende che già a marzo il circuito conti un così alto numero di infortunati.

 

Del resto, da tempo i giocatori chiedono insistentemente una rimodulazione degli impegni e soltanto le superstar, ormai libere da assilli di ranking e con un forziere carico di tesori, possono permettersi di scegliere con cura gli appuntamenti da onorare per non affaticare ulteriormente il fisico usurato da carriere lunghissime. L'altra differenza sostanziale rispetto alla mia epoca coinvolge senza dubbio le superfici di gioco: dalla terra e dall'erba che dominavano la scena fino agli anni 70, il tour si è sempre più sbilanciato verso il cemento, che sarà democratico perché rende molto omogenei i valori tecnici, però è la superficie più dannosa per le articolazioni.

paolo bertolucci

Tra l'altro, tutto l'avvio di stagione ormai è programmato proprio sul cemento, legandosi dunque a doppio filo alla considerazione iniziale sul poco tempo a disposizione per la preparazione invernale: insomma, occorre maneggiare lo stress fisico fin dalle prime partite.

 

Anche il passaggio estivo dall'erba, o dagli ultimi tornei europei sulla terra, ai Masters 1000 americani sul duro è particolarmente gravoso dal punto di vista atletico, e si unisce a condizioni ambientali spesso al limite. Ma se sul calendario si potrebbe arrivare a una razionalizzazione, la tecnologia non si può arrestare: le nuove racchette, ma anche le nuove scarpe, consentono un controllo maggiore dei colpi e una maggiore aggressività, permettendo un gioco più potente e in spinta che sollecita i muscoli fino all'esasperazione, oltre ad aver modificato la morfologia del giocatore-tipo, ormai oltre il metro e 90. Io, con la racchetta di legno, eseguivo lo stesso movimento al servizio dei giocatori di oggi, ma non potevo tenere a lungo la loro velocità di esecuzione. Le ombre del progresso.