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“DA MESI VENGO ASSOCIATO A MOTTA, MA COSA C’ENTRO IO CON LUI?” - GIGIONE MAIFREDI, EX TECNICO DELLA JUVE, SI RIBELLA AL PARAGONE: "IO AVEVO SOLO 14 GIOCATORI, E DUE STRANIERI, ANZICHÉ TRE. NELLE PRIME VENTI PARTITE ERAVAMO PRIMI O SECONDI, LA SITUAZIONE PRECIPITÒ A FEBBRAIO. MONTEZEMOLO? ERA TROPPO IMPEGNATO A FARE ALTRO. THIAGO MOTTA HA SBAGLIATO A VOLER PORTARE A TORINO IL CALCIO CHE AVEVA MOSTRATO A BOLOGNA. LA PROSPETTIVA DI ALLENARE LA JUVE TI FA PERDERE IL SENSO DELLA REALTÀ" - L’INTERVISTA A ZAZZARONI SUL “CORSPORT”

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Ivan Zazzaroni per corrieredellosport.it - Estratti

 

gigi maifredi 20

«Ti do degli spunti, ma se dici che sono di Gigi Maifredi è come se bestemmiassi».

 

Da oltre trent’anni fallimento alla Juventus si pronuncia per comodità Gigi Maifredi. Lui ci ha fatto il callo e oggi ne sorride: «È il limite di certi giornalisti sportivi», spiega. «Da mesi vengo associato addirittura a Motta, ma cosa c’entro io con Motta? Io avevo quattordici giocatori e due stranieri, anziché tre. Nelle prime venti partite eravamo primi o secondi, la situazione precipitò a febbraio, a Genova con la Samp, dove nel primo tempo avevamo giocato un calcio eccezionale».

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Cosa accadde lo sappiamo.

«Il buon arbitro Amendolia concesse un rigore da radiazione immediata. Galia anticipò Mancini che cadde in area. Vialli, 1 a 0. Lì mi accorsi che la società contava poco politicamente». 

 

Beh, e per un rigore bastardo...

«In precedenza, dopo la partita col Cagliari che avremmo potuto vincere 8 a 0 e invece finì 2 a 2, m’ero incazzato di brutto, avevano organizzato le vacanze di Natale senza dirmi niente. A tavola avevo anticipato a Montezemolo che me ne sarei andato a fine stagione. Personaggio straordinario, Montezemolo, ma era troppo impegnato a fare altro. Lo vedevo la domenica alla partita».

 

Ricordo che a un certo punto, per disperazione, abiurasti perfino la tua, cara zona.

thiago motta foto lapresse

«So che vi ho obbligato a giocare a zona, dissi ai giocatori, se volete tornare a uomo col libero sono disposto ad accontentarvi».

 

E loro?

«In delegazione mi chiesero di cambiare. Perdemmo il derby 2 a 1 con errori difensivi assurdi, il libero lo fece Fortunato che era abituato al ruolo».

 

Fosti davvero tu a rompere?

«Cercatevi un altro, le mie parole esatte. Io sono di Lograto, non ho un quoziente d’intelligenza altissimo, feci uno sbaglio. Ma Motta...».

maifredi

 

Ma Motta?

«Ha trenta giocatori, uno più bravo dell’altro, ha sbagliato a voler portare a Torino il calcio che aveva mostrato a Bologna. Dove aveva Aebischer, Freuler e Ferguson, un centrocampo di altissimo livello intellettuale e molto ricettivo. Gli interscambi con quei tre venivano naturali. Locatelli è un ottimo giocatore, Koopmeiners io lo amo, ma è un pesce fuor d’acqua. Thiago avrebbe dovuto sposare una strada nuova anche perché gli sono cambiati addosso gli obiettivi e le aspettative».

 

Vuoi dire che forse gli avrebbe giovato un passaggio intermedio?

«È evidente che in una società come la Juve le logiche e i ritmi sono molto diversi.

 

(…) «La prospettiva di allenarla ti fa perdere il senso della realtà e dell’orientamento. Venivo da una serie infinita di vittorie e non avevo messo nel giusto conto le difficoltà che avrei incontrato. Non escludo che lo stesso sia successo a Motta, anche se lui, a differenza mia, il grande calcio l’ha conosciuto da giocatore a diciotto anni».

 

A Torino perdesti il tocco magico, insomma.

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«Tanti si sono attaccati alla Supercoppa, al 5 a 1. Ma in quell’occasione avevo deciso di far giocare la squadra della stagione precedente più il mio Baggino e Hässler. Tacconi prese quattro gol da portiere di terza categoria. Il tocco magico, dici? Buttata a mare la grande occasione per mia stupidità, ho continuato ad allenare. Per i soldi, per guadagnare, non per insegnare. La testa era da un’altra parte».

 

Stupidità, hai detto?

«Aereo, prima fila, quattro posti. Montezemolo, Romiti, Gigi da Brescia e l’Avvocato Agnelli. Che mi offre un triennale».

 

gigi maifredi gianni agnelli

Lo rifiuti. Per stupidità, giusto?

«Un anno alla volta, rispondo. Non voglio restare a dispetto dei santi, se le cose andranno male. Lui mi dà una lezione: “Vuol dire che lei Maifredi molla tutto quando sta affogando?”. All’Avvocato parlavo come sto facendo con te». 

 

Ma tu ed io non ci diamo del lei...

«A tavola mangiava un gamberone. Gli chiedevo: “come fa a vivere con un solo gamberone?”. Mai che abbia sorriso una volta. Ti racconto questa. Sono a Roma per gli Internazionali di tennis, la mia passione, mi invita nel suo appartamento vicino al Quirinale, penultimo piano di Palazzo Mengarini, se non ricordo male. Ovviamente alle 8 del mattino. Mi accoglie il maggiordomo, appena entro vedo alle pareti un ritratto dell’Avvocato fatto da Warhol, opere d’arte ovunque, espressionisti, futuristi. Insomma, avanguardisti. Noto una bellissima scala di legno e chiedo al maggiordomo: “Chi è l’autore?”. E lui: “Veramente l’avevo messa io per pulire i quadri”».

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Un’installazione domestica. Ma cosa c’entra questo con l’Avvocato. 

«Contestualizzo, dài. Arriva l’avvocato e mi fa: “Champagne?”. Alle 8 del mattino? “Cappuccino e brioche?”. Passano tre minuti e si presenta il maggiordomo con un vassoio e trenta brioche di tutti i tipi... Quando sto per andar via lo saluto alla vecchio Maifredi: “Avvocato, scusi, quanto paga d’affitto?”. Niente, non gli strappo neppure mezzo sorriso».

 

Non che fosse una gran battuta, Gigi. Stai per compiere settantotto anni, dovresti averlo capito.

«Sessanta, ne dimostro sessanta, anche se ho lavorato tutta la vita».

 

(…)

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