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Carlos Passerini per il “Corriere della Sera”
Che gusto ci sia a fare l' arbitro ha provato a spiegarcelo lui stesso, in uno dei libri più interessanti sul tema, uscito un anno fa, dieci mesi dopo il suo vero capolavoro, la finale di Coppa del Mondo fra Argentina e Germania. Ma i libri, si sa, non sempre bastano a spiegare le cose, tantomeno come affrontare i problemi, figurarsi a trovare le soluzioni.
Erano altri tempi, quelli.
Dire che per Nicola Rizzoli non è un buon periodo è un eufemismo: il suo 2016, l' anno dell' Europeo dove rappresenterà l' Italia, l' anno che avrebbe dovuto essere per lui quello della consacrazione definitiva, è cominciato come peggio non si poteva.
E dire che l' aveva battezzato nel migliore dei modi, ai primi di gennaio, quando aveva ricevuto per il secondo anno di fila il premio come migliore al mondo da una giuria composta da 50 esperti, mettendo in fila due fuoriclasse come l' inglese Atkinson e il turco Cakir. Tutto svanito.
Da lì in poi di lui si è parlato solo per gli errori - evidenti, alcuni - e non più per il suo stile di direzione pacato e comunicativo che fino a qualche settimana prima veniva preso d' esempio da mezzo mondo.
Prima la vicenda Bonucci (sulla quale qualcuno ha trovato inopportuna la sua successiva dichiarazione, «non mi ha dato una testata», effettivamente insolita), poi la nottataccia di Champions con i media catalani inferociti per il rigore negato al Barça nel quarto di finale con l' Atletico Madrid («Rizzoli vergognoso» ha scritto Sport ), quindi - perché la legge di Murphy vale anche per gli arbitri - una direzione infelice nell' ultima giocata di campionato, Carpi-Genoa 4-1, che ha fatto andare fuori dalle grazie il presidente rossoblù Preziosi. «I suoi errori sono incredibili, se non era sereno doveva restare a casa».
Finire nel mirino della critica, come lui stesso ha spiegato più volte, fa parte del gioco, ma ora c' è qualcosa di più. È il periodo più nero della sua magnifica carriera. Chi gli sta vicino parla di lui come «serenissimo, soltanto arrabbiato con se stesso per gli errori», eppure una sua battuta rilasciata ieri a margine del raduno degli arbitri Uefa a Parigi può essere letta in direzione opposta: «Se dovessero mancare gli stimoli - le sue parole - sono pronto a smettere».
Frase stridente, a nemmeno 45 anni. «Sono sicuro che Nicola sarà ai vertici ancora per molti e molti anni - ha commentato invece Marcello Nicchi, capo dei fischietti italiani -. Semplicemente è finito dentro a un paio di errori, esattamente come succede a Messi o a Cristiano Ronaldo. Noi siamo con lui, che è un fuoriclasse».
Tutto vero, se non fosse che lo scenario è più complesso.
Da ambienti vicini al mondo arbitrale gira ad esempio voce che all' Europeo, dopo la bufera di Champions, verrà tenuto alla larga dalla Spagna, la cui federazione presieduta dal potente Angel Maria Villar - vicepresidente Uefa, pure - ha un peso notevole anche per via dei 4 club nelle semifinali delle coppe. Una specie di interdizione specifica per evitare, è la voce, «situazioni delicate in un senso o nell' altro». Già, non è granché come premessa.
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