DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Antonio Riello per Dagospia
DOMINION. Tranquilli, non è un supplemento di Limes o qualche altra dotta diavoleria di stampo geopolitico. E' solo il nome della mostra in corso alla NewPort Gallery di Londra. Il museo personale di Damien Hirst che si trova nella parte Sud di Londra, aperto dal 2025 e dove l'arci-artista si diverte ad esporre la propria collezione d'arte personale.
A curare DOMINION stavolta è il figliolo di Damien, Connor Hirst, ventinovenne. Il belloccio giovine finora ha al suo attivo la partecipazione (da interprete) a due cortometraggi: IDOL EYES (2010, regia di Matt O'Brien e Mi-Lin Tham) e HANGING AROUND (1996, regia del babbo, Damien Hirst). Come curatore d'Arte pare proprio che questo sia il suo debutto ufficiale.
Sono in ballo un'ottantina di egregie opere spalmate dagli anni '50 del Novecento (Joseph Albers e Francis Bacon) fino ai giorni nostri (Jeff Koons e Banksy). Sono presenti opere dello stesso Damien Hirst e di colleghi appartenenti ai cosiddetti Young British Artists (Tracey Emin, Gavin Turk, Matt Collishaw, Myra Hindley, Sarah Lucas).
Spicca tra tutte le opere in mostra proprio il clamoroso ritratto di Myra Hindley che fu l'iconica-icona dell'ormai leggendaria super-mostra Sensation (1997 alla Royal Academy of Arts). Un "intruso" d'eccezione della mostra è un quadro di Alessandro Magnasco (1667-1749) bravissimo pittore genovese specializzato in rovine rococheggianti. Un artista che tra l'altro meriterebbe assolutamente di essere rivalutato (in Italia la sua ultima retrospettiva risale al 1996).
L'accoglienza è stata abbastanza tiepida per DOMINION. Qualcuno ha accusato il "nepotismo culturale dilagante". Altri si sono accaniti dicendo che è una rassegna senza un vero criterio curatoriale, ovvero con l'unico scopo di mostrare il gusto e il potere del proprietario, (pardon.... della famiglia del proprietario). Ma in verità le opere sono di notevole qualità e anche ben assortite.
In realtà sembra che si voglia, in qualche modo, far scontare a Damien Hirst alcuni recenti peccatucci. Prima c'è stata la sfortunata e non-gloriosa operazione, THE CURRENCY, basata sugli NFT (a proposito, non ne parla quasi più nessuno di questi NFT che avevo stregato tutti....) che lo ha visto protagonista nel 2022. Poi, quest'anno, è diventato l'oggetto di pesanti critiche quando in una mostra ad Hong Kong pare che alcune sue opere (appartenenti al suo momento d'oro, quello chiamato della "Natural History": squali, pecore e vitelli in formalina, per capirci) siano state non-per-sbaglio retrodatate. In altre parole lavori nuovi (fatti nel 2023) deliberatamente datati verso la fine degli anni '90 (per aumentarne il valore venale).
Infatti tutti i collezionisti vogliono le opere gli anni buoni! (averle è un privilegio senza prezzo: solo che per non sbagliare bisogna arrivare presto quando gli artisti sono poco conosciuti e ancora poco costosi...). Insomma un piccolo scandalo.
In effetti l'artista sembra abbia fatto una scorrettezza, o almeno qualcuno del suo studio l'ha fatta. E' stata tradita la fiducia dei suoi (tanti) collezionisti. Ma, a parziale assoluzione, sembra che questo genere di pratiche siano sempre state assai diffuse negli studi degli artisti. Lo stesso Duchamp (in buona o cattiva fede) ha pasticciato parecchio in fatto di date. Un peccato veniale, visto in prospettiva. E poi noi italiani dovremmo capirlo (se non giustificarlo) meglio di tutti gli altri: "tiene famiglia". Oltre a Connor infatti ha anche altri due figli (Cassius Atticus e Cyrus Joe).
Vanno sempre e comunque riconosciuti a Damien Hirst una lucidità e un coraggio visionario fuori dal comune. Un vero fuori-classe. Il suo squalone sotto vetro è un momento fondante dell'Arte Contemporanea: un'immagine potente e magistrale che richiama criticamente le logiche del potere e della tecnologia. E anche tutta la sua complessa ricerca artistica sulle molecole dei farmaci rimane un'operazione straordinaria ed irripetibile.
Per speciali meriti sul campo andrebbe insomma graziato (se non assolto) per una debolezza che incide più sulla tenuta del suo mercato (già in affanno per altre ragioni contingenti) che sulla sua sincerità creativa. Lunga vita a Damien! (e alla Newport Gallery)
DOMINION
Newport Street Gallery
1-9 Newport Street, Londra SE11 6AJ
fino al 1 Settembre
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