DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
1. SPAGNA, TIRANO UNA BANANA A DANI ALVES: LUI LA RACCOGLIE E SE LA MANGIA (VIDEO!)
Da âLa Repubblica'
Episodio deprecabile trasformato in un gag dal giocatore del Barcellona, Dani Alves. Durante la partita vinta dai blaugrana a Villarreal, dagli spalti è stata tirata una banana al brasiliano, che però, senza scomporsi l'ha sbucciata e se l'è mangiata
2. DAGOREPORT
Premio situazionista dell'anno a Dani Alves del Barcellona. Nel giorno della commemorazione di Tito Vilanova e dell'addio a Boskov, per omaggiare a dovere il ricordo di due uomini pensanti e gettare un altro po' di fango nel ventilatore della demenza, piove una banana dagli spalti di Villareal. Alves si piega, la mangia come se niente fosse, poi batte il calcio d'angolo.
à come se segnasse un gol e anche se alla squadra di Messi riesce la remuntada per 3-2 per proseguire il vano inseguimento all'Atletico di Simeone, la rete più importante della giornata calcistica, il simbolismo più luminoso arriva dalla Spagna. Ancor più della presa di posizione dei Clippers contro Sterling, il proprietario razziatone della squadra di Basket beccato dal Grande Fratello a dare lezioni di determinismo via telefonino alla fidanzata, è la semplicità non verbosa di Alves a portare fuori dalla giungla.
Nella foresta italiana, aspettando improbabili insidie per la Juventus a Reggio Emilia, i due campionati proseguono le loro marce parallele protetti nell'ombra da una fitta vegetazione. Quel che succede da una parte del torneo (Juve e Roma staccate di una quindicina di punti dal resto del mazzo e in polemica dialettica su provincialismi e-addirittura-cultura sportiva) non può che riguardare marginalmente tutte le altre squadre. Così messa in bacheca l'ennesima vittoria del gruppo Garcìa per qualche ora a cinque punti dalla rivale ed estremamente agile nello sbarazzarsi del Milan per 2-0 nell'anticipo dell'Olimpico, a tre turni dalla fine, su tutto il resto o quasi è incertezza.
PADRON N'TONI
Se infatti il pari tra Inter e Napoli e il successo dei viola di Cuadrado sul disperato Bologna in Emilia per 3-0, altro non fanno che confermare i nomi delle partecipanti alla roulette per i due restanti posticini Champions, per la vecchia Uefa, L'Europa League in cui la Juve è chiamata alla rimonta tutt'altro che impossibile con un Benfica molto distante da quello di Eusebio, è mucchio selvaggio.
Vince il Verona al Bentegodi per 4-0 mandando praticamente in B il Catania e mettendo in mostra una delle sorprese assolute della stagione, il lunare, implacabile 36enne Luca Toni. Uno che arriva a quota 128 in carriera, a cui la Lega calcio toglie il ventesimo gol e che con ogni probabilità , non sarà in Brasile, ma che da quando ha i calzoncini sa come si fa. Nonostante il rimpianto, Toni, Mandorlini e il Verona si sono resi complici di una corsa straordinaria.
APPLAUSI TORO
Hanno dimostrato (e lo stesso hanno fatto a Torino Cairo e Ventura) che non conta quando si spenda, ma solo chi si compra. A Torino, in incredibile comproprietà con la Juventus, hanno puntato su Ciro Immobile che in precedenza, a questi livelli, si era espresso solo in serie B con il Pescara. L'allenatore di quella squadra si chiamava Zdenek Zeman. Giampiero Ventura, a 65 anni, è oggi in serie A il tecnico che più gli somiglia.
E i 21 gol di Immobile (l'ultimo all'Udinese, spazzata via per 2-0) e i 52 punti in coabitazione con Verona e Lazio sono lì a dimostrarlo. Che nella corsa a cinque (con il Toro, oltre al Verona, danzano in un punto anche Lazio, Parma e Milan) i granata riescano a prevalere e tornare in Europa è francamente difficile. Il calendario non concede sconti e domenica prossima, quella della trasferta veronese con il pencolante Chievo di Corini nel frattempo suicidatosi al Ferraris con la Samp, promette di essere durissima. Comunque vada, l'impresa rimane di ottima fattura. E i cori: "Torneremo ad Amsterdam" impediranno brutali smantellamenti. Uno tra Immobile e Cerci alla fine resterà .
LAZIO NEL VUOTO, MILAN NEL CAOS
Come ottimo è il lavoro che in condizioni ambientali precarie ha condotto un altro vecchio del circo pallonaro. Edy Reja, sessantotto anni e una valigia piena di punti conquistati lontani da Roma (cinque gioie in trasferta) da quando Lotito decise che con Vladimir Pektovic si era scommesso abbastanza. La Lazio passa comodamente a Livorno (dove la serie B è un'ipotesi vicinissima) per 2-0.
Un punto dietro Lazio, Toro e Verona, sono Parma e Milan. Gli emiliani perdono a Cagliari per 1-0 e nonostante l'assedio condotto in dieci uomini a causa di una follia di Felipe sul cagliaritano Rossettini, sbattono su un portiere di 21 anni, Silvestri, all'esordio in serie A. Così Donadoni rimane a 51 appaiato alla squadra che fu e ancora avrebbe potuto essere ancora sua.
Non è detta l'ultima parola perché dopo l'intervista non autorizzata di Seedorf a Sky e Gazzetta i rapporti tra Clarence e la dirigenza sono ai minimi termini. Se Balotelli è il muro contro muro di nervi e recriminazioni visto in tv l'altra sera con Marocchi, Panucci e compagnia, l'altra metà del cielo, il resto dello spogliatoio milanista, non deve somigliare a una congrega di fratelli. Per acciuffare l'Europa a Seedorf serve vincere il derby, povera vetrina di una Milano incappata in un'annata ultradeludente.
SERIE B
Sorvolando su un pareggio di assoluta inutilità a Bergamo tra Atalanta e Genoa, un rapido sguardo all'inferno di chi non vuole retrocedere fa capire che non ce n'è una che stia bene. Perdono tutte. L'ultima della fila, il Catania, dà il quasi matematico addio alla categoria. Il tecnico Pellegrino (quarto tecnico di stagione, arrivava impotente sulle macerie di Pulvirenti, De Canio e del doppio Maran) divide il destino con un altro esonerato poi tornato sul luogo del delitto, l'allenatore del Livorno Davide Nicola. Toscani piegati dalla Lazio e penultimi, inseguendo Sassuolo e Bologna a 28 e il Chievo a 30. L'Udinese, a 39, è delusa ma già in porto.
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