DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Marco Azzi per “la Repubblica”
La faccenda si sta facendo sempre più seria, evidentemente, se perfino la scaramanzia è diventata nella circostanza per il Napoli un dettaglio trascurabile. Non è stato infatti il massimo della vita scegliere come quartier generale per la squadra l' hotel Titanic: alla vigilia della sfida già di per sé ad altissimo rischio di stasera ad Anfield, contro i campioni di Europa in carica del Liverpool. Dà quasi l' idea di evocare in anticipo un naufragio: a maggior ragione nel momento di grande difficoltà che gli azzurri stanno attraversando in campionato e pure fuori dal campo: con lo scontro frontale in atto tra la società e i giocatori.
Aurelio De Laurentiis ha disertato la trasferta inglese e guarderà la partita alla tv, anche se alla vigilia ha aperto un piccolo spiraglio per firmare almeno una tregua. Se la prestazione contro i Reds sarà molto positiva, e a maggior ragione se dovesse arrivare il pass anticipato per gli ottavi di finale della Champions League, il presidente potrebbe fare un blitz nella sede di Castel Volturno venerdì o sabato: per rompere il ghiaccio con Insigne e compagni.
Prima i fatti e poi le parole, però. È questo il messaggio del numero uno della società, che intanto ha consegnato la patata rovente a Ancelotti, costretto a governare da solo la barca nella tempesta.
Il tecnico ha potuto almeno ritrovare la parola alla vigilia della sfida contro il Liverpool, perché il protocollo Uefa ha imposto al Napoli d' interrompere il silenzio stampa. «Dimissioni? Non ci ho mai pensato. Lo potrei fare se venissero meno la fiducia della società e dei giocatori, oppure di una sola delle due componenti. Ma in trent' anni di carriera non mi è mai successo: nemmeno adesso. So che la nostra è una situazione difficile, tuttavia la ritengo momentanea. Non stiamo facendo bene, certo, però c' è unità d' intenti e sono convinto che ne verremo fuori insieme. Io devo dare di più, la squadra deve dare di più, i dirigenti devono dare di più», ha mostrato i muscoli Ancelotti, negando con forza l' esistenza di un caso Insigne.
«Sgombriamo il campo da queste illazioni: il nostro capitano è rimasto a casa solo perché è infortunato. L' ambiente esterno percepisce dei segnali, all' interno si respira però un' atmosfera diversa e molto meno pesante: tutti i giocatori sono pronti fisicamente e mentalmente ad affrontare il Liverpool».
Almeno in Champions la situazione per il Napoli è migliore, del resto.
«Questa sfida per noi non è l' ultima spiaggia, visto che grazie al nostro cammino positivo in Europa ci siamo meritati due chance per passare il turno. Avremo dunque la spensieratezza per fare una grande prova ad Anfield», ha promesso Ancelotti.
Gli azzurri possono qualificarsi anche perdendo se il Salisburgo non vincerà in Belgio nell' altra partita del girone E. Ma l' obiettivo, al diavolo la scaramanzia e il Titanic, è evitare il naufragio.
2 - STRAMILIONARI PRIVILEGIATI E LEGGI AL CONTRARIO
Fabrizio Bocca per “la Repubblica”
Il calcio italiano è una repubblica autonoma, un mondo capovolto, con leggi e regole al contrario, così anomalo che consideriamo normale che a un' intera squadra vengano rifilate multe di massa, altissime e arbitrarie. Una ribellione soffocata con largo spargimento di euro. Non parliamo di diritti civili ovvio, non ci sono arresti in massa a Napoli, ma che sfilino tanti soldi a calciatori stramilionari e privilegiati - e ai capi ribelli pure il doppio - provoca populisticamente sadico piacere e asseconda il clima becero dei tempi.
Il calciatore italiano medio non è certo Mimì Metallurgico e che dunque paghi di tasca sua, subito, la crisi, lo scudetto andato via da un pezzo, la Champions chissà, la schifezza di classifica e così via. Il problema è determinare l' oggetto: cosa debbano pagare cioè i giocatori, questo disonore collettivo da due milioni e mezzo di euro.
L' ammutinamento è stata sì una disubbidienza, ma un rifiuto ad entrare in un ritiro, in un albergo: tutto qui. I calciatori del Napoli non hanno saltato un allenamento, hanno fatto tutto quello che diceva il loro allenatore, hanno giocato (male) le partite previste, sono andati anche in ritiro, quando il ritiro era quello "pre partita".
Hanno saltato solo un ritiro, non strettamente tecnico ma di puntiglio, che il loro presidente, dopo averli anche discretamente svillaneggiati, voleva ulteriormente ordinargli.
Nel calcio sottosopra si accetta che tu possa imporre come, dove e con chi debba dormire, anche se questo è un ghiribizzo. Anche se non lo hai comunicato come si deve, e anzi lo hai detto prima a tutti alla radio.
AURELIO DE LAURENTIIS CARLO ANCELOTTI A CAPRI IN BARCA
Nel calcio si impone anche, tout court, il silenzio stampa quando uno avrebbe solo l' obbligo di non ledere con le sue dichiarazioni il proprio club, ma se vuol parlare, parla e nessuno può impedirlo. Può parlare però il vicepresidente per dire che "Montervino e Calaiò avevano più palle". Non sarà facile avere una verità equidistante del dopo Napoli-Salisburgo, se c' è stato qualche eccesso però non lo si risolve con una vendetta indistinta.
E comunque nessuno ha eccepito nulla, la squadra tartassata e alla gogna non solleva alcuna solidarietà, nemmeno il sindacato calciatori ha detto praticamente nulla. Il presidente Tommasi osserva, preoccupato forse che "il sindacato dei ricchi" smuova indignazioni populiste. Ma se si fa questo a un grande club di A, figuriamoci a un piccolo club di C. Il Napoli sa che questo ha un prezzo, le questioni d' orgoglio distruggeranno anni di lavoro all' avanguardia. Se però di orgoglio bisogna crepare che allora si dica che i calciatori del Napoli non hanno diritto a tutto questo e che il Liverpool si faccia pure sotto.
ancelotti de laurentiisALLAN MOGLIEinsigneancelotti de laurentiis
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