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Massimiliano Gallo per www.ilnapolista.it
Il Napoli perde in casa contro lo Spezia in dieci uomini, ma si parla del rinnovo di Gattuso
Cronache marziane. Uno tsunami di masochismo si è abbattuto sulla città. Ovviamente il principale responsabile è De Laurentiis, è lui che ha ridotto il Napoli così
Il Napoli perde in casa contro lo Spezia in dieci uomini, ma si parla del rinnovo di Gattuso
Calcisticamente è come se fosse la Corea del Napoli. Pobega al posto di Pak Doo Ik. Certo il Napoli che lottava per lo scudetto, perse in casa contro il Perugia ultimo in classifica. Ma quel Perugia avrebbe battuto 8-0 lo Spezia. Oggi il Napoli di Gattuso (e Giuntoli) è riuscito nella titanica impresa di perdere contro uno Spezia che definire debole è poco. Non solo, ma il Napoli è stato sconfitto dallo Spezia ridotto in dieci uomini per un’espulsione.
Qualcuno si lamenterà del rigore non fischiato su Fabian e di quello fischiato per lo Spezia. Ma francamente prendersela con l’arbitro quando si perde in casa contro lo Spezia in dieci uomini, è troppo. Bisognerebbe avere il buon gusto di tacere e di nn accampare alibi arbitrali.
È stata una prestazione disarmante per pochezza. Dopo tredici mesi di gestione Gattuso, il Napoli non ha uno straccio di idea tattica, non ha organizzazione. Ogni tanto, gioca una partita bene: è successo a Milano con l’Inter e a Cagliari, ma sono prestazioni occasionali. È forse il momento più basso dell’era De Laurentiis. Con buona pace dei diretti interessati.
Addirittura in settimana abbiamo assistito a quelle che possiamo definire come cronache marziane. Più quotidiani ci hanno informato che c’è stallo nel rinnovo di Gattuso. E sapete perché? Perché Gattuso non è convinto. Lui. Figuratevi noi. Non ha gradito le critiche dell’ambiente dopo le pessime prestazioni di dicembre (due sconfitte contro Inter e Lazio e pari in casa col Torino). E poi perché pretende chiarezza da De Laurentiis sugli obiettivi. Mah. Noi siamo basiti. Gattuso non gode di buona stampa, di più. Maurizio Sarri ha ricevuto più critiche di lui.
Napoli è stata sommersa da uno tsunami di masochismo. Idolatra Gattuso come se fosse un grande allenatore. A Napoli qualsiasi persona priva di curriculum, parte avvantaggiato. Sarà una brava persona – ma non è che gli altri allenatori fossero rapinatori – ma è un tecnico che lascia molto a desiderare. Possiamo anche dire non all’altezza di Napoli. Se non ci fosse stata la vittoria in Coppa Italia, la sua sarebbe una gestione men che mediocre. La sua e quella di Giuntoli.
È lunare parlare del rinnovo di Gattuso. Così come è assurdo non mettere in discussione Giuntoli. Il duo ha fatto definitivamente imboccare al Napoli il viale del ridimensionamento. Ovviamente, va da sé, il principale responsabile è Aurelio De Laurentiis. È lui che, di fronte all’ammutinamento, si è comportato come un educatore non deve mai fare: si è tenuto i ribelli, anzi ha persino evitato di multarli. Ha allontanato Ancelotti facendolo passare per l’unico responsabile. Ovviamente era solo questione di tempo: i nodi sono tutti venuti al pettine. Ogni giorno di più è evidente che il Napoli ha bisogno di quel processo di rinnovamento che Ancelotti avrebbe voluto guidare.
De Laurentiis, pur essendo il principale responsabile di questa situazione, non può essere esonerato né licenziato. Però forse è il caso di cominciare a giudicare in maniera più obiettiva sia la gestione Gattuso-Giuntoli, sia questa stagione, sia la prospettiva del Napoli. A noi del Napolista è chiarissimo quel che è accaduto da tredici mesi a questa parte (lo scrivemmo qua e in tanti altri articoli come ad esempio questo). È il caso che lo faccia anche il club. La retorica della grinta, del veleno, del “mazza e panella” si è rivelata per quella che è: una boutade medievale dal fiato corto, buona per ammansire la componente più troglodita del tifo. Il calcio oggi è più strategia aziendale che metodologia da padre padrone.
L’unica speranza che abbiamo è che De Laurentiis torni quello che eri. Francamente ci crediamo poco. Molto più semplicemente, lo scorso dicembre il Napoli ha imboccato – scientemente – il viale del declino. Ora, ahinoi, se ne stanno accorgendo anche i più miopi.
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