DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Fabio Licari per la Gazzetta dello Sport
Dal «voluntary» al «settlement» è come dal giorno alla notte, frase fatta ma che rende benissimo l' idea.
Dall' accordo volontario (superando l' esame di Nyon) al regime di patteggiamento con sanzioni (in caso negativo), per il Milan sarebbe tutto molto, molto diverso. Ecco perché la delegazione rossonera - che domani incontrerà a Nyon la commissione fair play - sarà motivata come se fosse una finale di Champions: c' è il futuro in gioco. La concessione del «voluntary» non è impossibile, ma rispetto a giugno le proposte rossonere dovranno essere diverse. L' Uefa attende con curiosità e speranza: perché la squadra più vincente d' Europa (dopo il Real Madrid) fuori dalle coppe è un problema serio. Anche per le coppe.
RIMANDATO Il Milan deve presentare un nuovo «business plan» solido e credibile, con garanzie commerciali e finanziarie rigorose. A giugno il club era stato rimandato dall' Uefa che aveva usato una formula amichevole - «il Milan ha rinunciato alla richiesta iniziale e l' ha sostituita con una nuova domanda» - per non dire che era stata proprio Nyon a suggerire di tornare per gli esami di riparazione. Dopo aver fatto i compiti. Soprattutto le stime dei ricavi del mercato cinese erano sproporzionate. Sono trascorsi cinque mesi nei quali, agli occhi di un osservatore esterno, la situazione apparente non sembra però migliorata.
PEGGIORAMENTO Intanto a giugno il Milan è intervenuto sul mercato in modo aggressivo (circa 230 i milioni spesi, con un saldo negativo di quasi 180, anche se una parte andrà a gravare su esercizi futuri).
Anche l' aumento degli stipendi della rosa ha aumentato i costi.
Inoltre non si hanno notizie dalla Cina riguardo al mercato e a una disponibilità finanziaria. Infine la qualificazione in Champions è una prospettiva realisticamente lontana che abbassa le stime di ricavi. Su queste basi sarebbe impossibile ottenere il «voluntary» già negato a giugno.
MERCATO CINESE Ma il Milan, sperano a Nyon, potrebbe avere nuove carte in mano. Intanto l' a.d. Marco Fassone dovrà presentare un piano per il mercato cinese solido e ben avviato, con le prove dell' esistenza di contratti già stipulati, di attività nelle città, e con prospettive concrete di fatturato. Poi l' azionista Li Yonghong, fin qui non convincente sull' argomento, dovrà offrire garanzie finanziarie per coprire i costi correnti del club (che viaggia su una perdita di 80 milioni annui): altrimenti il rischio è quello del passaggio al fondo Elliot, evenienza non gradita all' Uefa.
VANTAGGIO «VOLUNTARY» Dovranno essere coperture e garanzie bancarie serie, non semplici promesse: perché in cambio il «voluntary» concede grandi vantaggi. Nel primo periodo, infatti, è possibile coprire il deficit - oltre i 30 milioni consentiti dall' Uefa - immettendo altra liquidità, quasi come all' epoca pre-fair play. Con l' effetto che i conti del 2017-18, con tutta probabilità negativi, non sarebbero presi in considerazione. Quello che conta sarebbe invece il triennio 2018-21, con il quale si conclude il periodo del «voluntary»: nel quale il Milan deve dimostrare di poter aumentare i ricavi per rispettare i parametri del fair play.
«PATTEGGIAMENTO»? È tutto nelle mani del Milan, nei documenti e nelle garanzie che si sarebbe assicurato in questi cinque mesi. Il «voluntary» è un' occasione unica per riequilibrare le casse. Un' occasione senza appello. Altrimenti?
Niente «voluntary», ma nuovo riesame Uefa tra gennaio e febbraio 2018, con un obiettivo di più basso profilo: il «settlement», il patteggiamento, quello fin qui riconosciuto ai club nel mirino Uefa per i loro conti (il Milan sarebbe il primo ad avere il «voluntary»). Il patteggiamento però prevede molta meno libertà di movimento, sicuro peggioramento del business plan presentato dal club, limiti (alla rosa, al mercato), sanzioni economiche e anche peggio, sempre fino al 2021. Rallentando così la rinascita. Dal giorno alla notte, appunto.
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