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opera di jr nella favela morro
Carole Cadwalladr per “The Guardian”
Fino a dieci anni fa il fotografo parigino JR era quello che si considerava “un vandalo”, un criminale che imbrattava illegalmente i muri. Non c’era ancora Banksy e i graffiti non erano ritenuti arte. JR lavora ancora in strada ma nel frattempo si è fatta una distinzione fra arte e vandalismo. Le sue tele oggi sono edifici, torri, strade, su scala monumentale. Ha trasformato il muro fra palestinesi e israeliani in una gigantesca galleria di facce, ha ridisegnato la favela di Rio De Janeiro così come i muri lungo la Senna.
Lo chiamano il Banksy francese, ma lui non è sfuggente né furtivo, anzi non potrebbe essere più espansivo. La sua missione è rendere visibili gli invisibili, i poveri, i migranti, i dimenticati. Infatti disegnò quella immensa figura sulla Fifth Avenue che tutti calpestavano e che si poteva vedere per intero solo dall’alto.
Eccoli, gli invisibili. Lui stesso era così, un ragazzino della banlieue, mezzo arabo, cresciuto dal lato sbagliato della “Périphérique”, la strada che divide il quartiere di immigrati da quello borghese. Ora lo chiamano le gallerie, ha 700.000 follower su “Instagram”, ha fatto un film su “Ellis Island” dove recita Robert De Niro e pubblica il libro “Can art change the world?”, che contiene le foto delle sue opere in giro per il mondo.
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