DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Stefano Scacchi per “Il Venerdì di Repubblica”
Tre grandi squadre, Milan, Inter e Roma, in mano a proprietà straniere. E il Bologna, una delle provinciali più nobili, controllata da un imprenditore canadese. Quella che partirà tra due settimane sarà la Serie A più internazionale di sempre. Soprattutto per il ciclone cinese che ha cambiato la geografia calcistica di Milano. La maggioranza dell' Inter è stata acquistata dal colosso cinese Suning che può vantare una holding da 40 miliardi di entrate annue, guidata con fare marziale dal fondatore Zhang Jindong.
Suning, inoltre, almeno fino a novembre avrà come socio di minoranza l' indonesiano Thohir (poi non è escluso un ritorno dell' ex patron nerazzurro Massimo Moratti). Il Milan, dopo 30 anni di epopea berlusconiana e una lunga serie di rinvii, sta per essere ceduto a una cordata di imprenditori di Pechino.
fozza inda suning zhang jindong 2
Il primo nome che è saltato fuori è stato quello di un fondo che raccoglie capitali da investire nei settori high-tech ed energie rinnovabili: Gsr Capital, fondato da un imprenditore con molti interessi negli Stati Uniti, Sonny Wu.
I nuovi ricchi asiatici si aggiungono a James Pallotta e Joey Saputo, proprietari di Roma e Bologna. Finora la frontiera della Serie A era questa: discendenti di emigrati italiani che hanno fatto fortuna in America e sono tornati per legare il loro nome al nostro calcio. Saputo sta cercando di riportare il Bologna ai fasti di un tempo: ha già investito più di 70 milioni, forte dell' impero di famiglia, una delle più grandi industrie casearie al mondo con un fatturato da 4.5 miliardi.
Il romanista James Pallotta, manager bostoniano di successo nel campo degli hedge fund, ha avuto la lungimiranza di affidarsi a un mago del mercato come Walter Sabatini per ottenere ricche plusvalenze e veleggiare in zona Champions. Sogna un nuovo stadio per la Roma, ha rischiato di inimicarsi la piazza per la vicenda Totti e sfidato apertamente gli ultrà giallorossi definendoli fucking idiot. Un coraggio che non è frequente tra i dirigenti italiani. Uno di questi è il suo dirimpettaio di derby romano, quel Claudio Lotito costretto a girare con la scorta per i suoi conflitti con la curva laziale.
E dire che le occasioni di contrasto non mancherebbero perché le curve italiane sono spesso oggetto di inquietanti infiltrazioni da parte di esponenti di ndrangheta, mafia o camorra. Lo dimostrano processi o inchieste della magistratura che hanno evidenziato (o stanno evidenziando) legami con la criminalità organizzata, ad esempio, nelle curve di Milan e Juventus.
Uno degli ultimi arrivati nella massima divisione è stato addirittura oggetto di una richiesta di sequestro dei beni da parte della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che sospettava legami con una cosca locale, provvedimento respinto dal Tribunale che non ha autorizzato la misura cautelare: si tratta del presidente del Crotone, Raffaele Vrenna, imprenditore nel settore dei rifiuti, protagonista della promozione della squadra della città calabrese, 62.000 abitanti e un posto al sole in Serie A.
Ma il record dei piccoli in mezzo ai giganti appartiene al Sassuolo: 40.000 abitanti, tre salvezze nella massima divisione e una storica qualificazione all' Europa League. Merito della politica illuminata di Giorgio Squinzi, ex presidente di Confindustria, proprietario della multinazionale chimica Mapei.
I tifosi neroverdi ringraziano il cambio di passione sportiva dell' imprenditore tifoso milanista che, stanco dei troppi scandali, ha lasciato il ciclismo - dove ha dominato per anni con Bugno, Rominger, Freire, Tafi e Bettini - per dedicarsi al calcio. Squinzi ha rinnovato lo stadio di Reggio Emilia (troppo piccolo l' impianto di Sassuolo per la Serie A) e puntato su una squadra molto italiana. Un' eccezione per il nostro campionato dove l' utilizzo di calciatori stranieri nell' ultima edizione ha raggiunto il 56 per cento del minutaggio complessivo.
Il club emiliano ha stretto un' alleanza con la Juventus, emblema della leadership ritrovata della società bianconera. Il club bianconero ha saputo ricostruire una squadra in macerie dopo gli anni di Calciopoli: cinque scudetti consecutivi, lo stadio di proprietà, la finale di Champions 2015, acquisti milionari per indebolire le avversarie e un controllo quasi totale sui migliori giovani italiani.
Lasciate alle spalle le turbolenze della scorsa estate, alimentate dai contraccolpi della separazione del presidente Andrea Agnelli con la moglie, a Torino è tornato un clima di unità.
In una fase dove l' imperativo è quello di attrarre capitali dall' estero, la proprietà della Juventus incarna la dinamica opposta: una famiglia italiana che ha riconvertito le proprie attività per conquistare il mondo: dalle auto ai giornali. L' unico centro davvero italiano è rimasta la Juventus (oltre alla Ferrari) che cerca di veleggiare in equilibrio economico, ma ha alle spalle un ombrello finanziario impressionante: Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, ha un fatturato complessivo di 136 miliardi di euro.
È notevolissima la distanza economica tra i presidenti delle venti squadre, una forbice ancora più ampia rispetto alla differenza nei proventi da diritti tv che condiziona l' equilibrio della competizione impedendo alle nostre latitudini la splendida eccezione di uno scudetto modello Leicester.
Alle spalle di chi veleggia ben oltre il miliardo di fatturato (Agnelli-Exor, Suning, Saputo, Squinzi e Della Valle) si piazzano Enrico Preziosi e Antonio Percassi. Il numero uno dell' Atalanta è in grande ascesa: ha sfondato con il centro commerciale di fronte all' aeroporto di Orio al Serio e sta curando lo sbarco in Italia di famosi marchi anglosassoni come Starbucks e Westfield.
Tra i più piccoli, che resistono in mezzo ai potenti grazie ad attività nate in provincia, spiccano Fabrizio Corsi dell' Empoli - titolare di uno studio che collabora con le case dell' alta moda - o Daniele Sebastiani del Pescara, broker nel campo finanziario ed edilizio.
Il presidente del Torino Urbano Cairo, invece, da tempo proprietario de La7, ha allarga la sua sfera economica comprando il Corriere della Sera. Mentre per fortificare la squadra granata si è affidato a un allenatore duro come il serbo Sinisa Mihajlovic. Tra i più agguerriti nel corso delle assemblee della Lega Serie A c' è Aurelio De Laurentiis, capace di riportare al vertice il Napoli in modo oculato, rappresentante della componente cinematografica insieme a Massimo Ferrero, personaggio istrionico che ha rilevato la Sampdoria tra alti e bassi.
De Laurentiis recita spesso la parte del «bastian contrario» nelle infuocate riunioni della Federcalcio, spettacoli che meriterebbero di essere trasmessi in tv più di certe partite. Sono i momenti della divisione della maxi-torta da oltre un miliardo di euro dei diritti tv, di votazioni spesso inconcludenti e della ricerca degli assetti politici giusti.
Uno scenario nel quale paradossalmente la Juventus, il club più vincente degli ultimi anni, è all' opposizione rispetto all' alleanza formata da Claudio Lotito (Lazio), Enrico Preziosi (Genoa) e Adriano Galliani (ma il manager brianzolo difficilmente resterà a lungo in un Milan non più berlusconiano) sotto l' egida di Infront, acquistata dai cinesi del Wanda Group.
Anche in questo caso potrebbe essere il vento che arriva dall' estero a modificare lo status quo. Agnelli è il presidente che più di tutti in Italia spinge per la creazione di una Super Lega europea, un progetto al quale adesso sta lavorando per conto suo anche Wanda. Dopo aver comprato i grandi club, i cinesi stanno provando a disegnare il loro campionato europeo a squadre da trasmettere in tv per la gioia degli appassionati asiatici. E a quel punto sarà dura per la Serie A, il campionato che ancora riesce a tenere insieme multinazionali e imprenditori di provincia.
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