FLASH! - LA DISCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSIMA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI,…
1. MUSEI APERTI 7 GIORNI SU 7 “MA LE OPERE SOFFRONO”
Anais Ginori per “la Repubblica”
In Francia è sempre esistito un giorno di chiusura settimanale per i musei, di lunedì o martedì, come accade in Italia. Il British Museum o la National Gallery a Londra sono aperti no stop, così il MoMa di New York o il Prado di Madrid. Adesso però il governo ha deciso di cambiare la tradizione francese almeno per le tre istituzioni culturali più visitate: il Louvre (9,1 milioni di visitatori), il castello di Versailles (7 milioni) e il museo d’Orsay (3,5 milioni). François Hollande l’ha annunciato a sorpresa: da quest’autunno niente più serrata. Anche i musei insomma si adeguano al ritmo della società contemporanea.
Il governo pensa che così potranno essere evitate lunghe code di visitatori, l’afflusso dovrebbe diluirsi nel tempo e ci sarà un’ottimizzazione dei costi. È anche un modo di accontentare turisti che possono visitare la Tour Eiffel e l’Arco di Trionfo qualsiasi giorno e si trovano spesso delusi davanti alle porte chiuse del Louvre o del museo d’Orsay. Parigi sta lottando per mantenere il suo primato di capitale mondiale del turismo e deve competere con altre città d’arte.
In È vero però che il lunedì o il martedì erano utilizzati per eventi privati o set cinematografici: un incasso che rischia ora di perdersi. Il Louvre teneva per esempio il martedì per le visite dei mecenati, sempre più numerosi e indispensabili al bilancio.
Non è sicuro che i conti alla fine torneranno. Ma a preoccupare conservatori e amanti dell’arte non è tanto l’aspetto economico quanto la salvaguardia del patrimonio culturale e artistico. Il giorno di chiusura è prezioso non solo per la pulizia delle sale, ma per controllare le opere, effettuare cambiamenti nell’allestimento, facilitare il lavoro dei restauratori. È un momento di raccoglimento in cui le opere non sono sottoposte a luce artificiale e polvere che alla lunga provocano danni.
Secondo Fabrice Bousteau, direttore di Beaux-Arts Magazine, non v’è certezza che la riforma porterà un miglioramento delle condizioni di visita dentro ai musei, diminuendo code e ressa. «Anzi, l’obiettivo è continuare ad attrarre sempre più visitatori, aumentando la confusione» nota Bousteau che si fa portavoce della protesta. Anche perché, prosegue, i turisti continueranno a concentrarsi in poche sale per vedere la Gioconda o la galleria degli impressionisti, lasciando vuote intere parti dei musei. «Il problema non è fare di più, ma meglio» conclude Bousteau.
Altri esperti criticano un modello “capitalista” che non corrisponde all’idea francese di cultura. Per favorire un maggior deflusso, c’è chi ha proposto di lasciare la serrata settimanale incrementando le soirée, come già accade per esempio per il museo d’Orsay che ogni giovedì chiude le porte alle nove. Hollande sembra determinato eppure sono in tanti a interrogarsi sullo sfruttamento intensivo di questi luoghi già sovraffollati. Forse anche le opere d’arte hanno diritto a un giorno di riposo.
2. ANNA COLIVA: MOSSA MEDIATICA, I CAPOLAVORI DEVONO RIPOSARE
Raffaella De Santis per “la Repubblica”
«Tutti i musei del mondo chiudono un giorno a settimana. Le opere hanno bisogno di respirare». Anna Coliva è stata da poco riconfermata alla guida della Galleria Borghese (500 mila visitatori ogni anno). Storica dell’arte, è uno dei venti super direttori scelti alla guida dei principali musei statali italiani.
Le piace l’idea di aprire Versailles, Louvre e museo d’Orsay sette giorni su sette?
«Non mi pare che una scelta del genere sia conveniente, né dal punto di vista economico, né pensando alle opere».
Potrebbe danneggiarle?
«Un giorno di riposo serve soprattutto a montare le mostre e a fare la manutenzione. Ma c’è di più. Un’opera ha bisogno di condizioni ambientali ottimali, non va sottoposta a stress e scossoni. È importante assicurarle una temperatura adatta, che non la danneggi. Le opere su tavola e gli affreschi sono molto fragili».
E se il giorno di chiusura fosse dedicato alla visita delle scolaresche?
«In questo caso potrebbe essere interessante, era un mio vecchio progetto. Le visite degli studenti sono numericamente contenute e possono essere concentrate in poche ore. Comunque decisioni del genere vanno adattate caso per caso e non affidate a norme generali».
Qual è il suo timore?
«Che possa trattarsi di una mossa solo mediatica»
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