LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
1. PERDERE COSÌ LASCIA SEMPRE UN SEGNO
Gianni Mura per “la Repubblica”
BA-BA-BA, basta battere Bate. L’unica buona notizia per la Roma è quell’1-1 col Bayer. Poi arriva un altro Ba, il Barcellona, ed è un’altra figuraccia. Il bello del calcio, diceva Garcia alla vigilia, è che a volte i meno forti possono battere i più forti. Sì, se azzeccano una grande partita.
Altrimenti, se lo scordano. Se nel calcio valessero le regole del pugilato, già alla fine del primo tempo dalla panchina giallorossa si poteva gettare la spugna, oppure l’arbitro avrebbe decretato la manifesta inferiorità. Non tanto per l’irridente possesso-palla (73 a 27) che non dice tutto, ma per come hanno fatto girare la palla Messi, al rientro, e compagni.
Con una velocità e una precisione da far girare la testa.
Schierata in modo ultradifensivo, la Roma non riesce a difendere. Sbaglia molto nell’applicazione del fuorigioco, corre a vuoto, non è abile nella lettura delle linee di passaggio e d’intercettazione. Il Barça ha sempre un uomo libero e, ecco forse una differenza con i tempi di Guardiola, cerca più l’imbucata laterale che quella centrale. Per Messi o Dani Alves nella zona di Digne, per Neymar in quella di Maicon, una pacchia.
Quando la Roma riesce a presentarsi nell’area del Barça non trova fenomeni. Dzeko di testa sciupa il possibile 1-0, poi cala il buio. I tiri (parati) di Florenzi e Falque arrivano a risultato scontato. Ma, per dire della mentalità globale di quella che è la migliore squadra in circolazione, e il miglior attacco del mondo fa un certo effetto vedere sul 5-0 Messi beccarsi un giallo perché in posizione da stopper stende al limite dell’area Iturbe, lanciato verso Ter Stegen.
E, sempre sul 5-0, il Barça non accontentarsi e cercare il sesto gol. Lo trova con Adriano, dopo che Szczesny (il meno colpevole del risultato) aveva respinto un rigore di Neymar. Anche Dzeko si fa parare un rigore. Proprio non è serata, ma c’è modo e modo di perdere e la Roma ha perso malissimo, mai in partita, senza un lampo da quelli di maggiore esperienza e classe (Keita, Pjanic) e con solita difesa allegra: 31 gol in 18 partite.
Questo dato si ripercuote anche sul campionato. Attenuanti: l’assenza di contropiedisti veloci (Gervinho e Salah, De Rossi in panchina come del resto Iniesta). Fine delle attenuanti.
Se Garcia non riesce a sistemare la difesa, la Roma rischierà sempre, anche quando non avrà di fronte il Barcellona. Ieri è stata una solenne lezione di calcio, nemmeno attenuata dal gol di Dzeko all’ultimo minuto.
Ora diventa decisiva la partita col Bate. Il brutto è che la Roma sembra allergica all’Europa e che proprio dal campo del Bate erano nati i suoi guai. Non tutto è compromesso ma certo non è da partite come quella di ieri che si torna con un po’ d’autostima in più.
2. UNA SQUADRA COMUNQUE INADEGUATA
Gigi Garanzini per “la Stampa”
Imbarazzanti. Sia la superiorità del Barcellona da una parte che l' inadeguatezza della Roma dall' altra. Una sfida depotenziata per entrambe dal precedente pareggio tra Bate e Bayer, che aveva ufficialmente promosso i catalani e regalato ai giallorossi la chance di qualificarsi battendo i bielorussi. Ma con questa differenza. Che il Barça ha giocato alla sua maniera come niente fosse.
Mentre la Roma si è - forse - proiettata mentalmente sulla gara decisiva dell' Olimpico dimenticando che nel frattempo c' era questa, se non da onorare almeno da giocare.
Oppure no. Oppure molto più semplicemente il Barça di questo tardo autunno è ingiocabile perché mette insieme la classe di Federer e l' implacabilità di Djokovic.
E se non la vede praticamente mai il Real sul suo campo, figurarsi come può opporsi una Roma che di giocatori degni di figurare nella rosa - nella rosa - del Barcellona ne ha non più di tre-quattro: Pjanic, Manolas, Nainggolan e Florenzi. Non solo. Già a vederli nel nostro non eccelso campionato sorge il sospetto che Maicon e Keita siano due ex: a questi livelli, il sospetto si fa certezza.
Linea difensiva impresentabile, centrocampo arroccato e annaspante di fronte all' altrui superiorità di palleggio, attacco penalizzato dalle assenze di Salah e Gervinho e malinconicamente affidato al se non altro coraggioso Dzeko.
Due, tre volte la Roma è riuscita a mettere il naso in area blaugrana. E nella prima occasione proprio Dzeko si è divorato il pallone del vantaggio. Ma mal gliene è incolto, perché il Barça che già l' aveva fatta a fettine almeno tre volte l' ha presa per una provocazione. E da lì è cominciato il diluvio.
Sorretto da Sergi Roberto, Rakitic e Busquets, e alimentato sulle corsie da Dani Alves e Jordi Alba si è scatenato il trio-meraviglia. E lì c' è poco da fare, se non lustrarsi gli occhi con le giocate di tre fenomeni che, così ben assortiti, non hanno poi molti precedenti nella storia del calcio.
Altro che crisi di rigetto per il rientro di Messi. Intanto il primo dei fenomeni i suoi due gol se li è segnati , e a un altro paio ci è andato vicino. Ma a mezz' ora dalla fine, sul 5-0, è andato lui, personalmente a stendere Iturbe al limite dell' area catalana. Si è preso un giusto cartellino. Ma una volta di più è venuto giù il Camp Nou.
3. SABATINI: FARE DI PIU’
Il d.s. la pensa diversamente da Garcia, anche se non è particolarmente duro: "Contraccolpi? Non credo, siamo già passati per un'esperienza molto negativa l’anno scorso, dobbiamo saper porre rimedio da un risultato molto molto negativo come questo senza piangerci addosso o parlare di autostima crollata. Abbiamo giocato contro una formazione straordinaria in un momento straordinario.
Niente scuse, è una bruttissima botta ma siamo dispiaciuti e niente più. Non ha funzionato nulla, non ci ha aiutato troppo l’idea di poterla perdere questa partita, perché il risultato di Borisov ci autorizzava a perderla. I giocatori della Roma possono fare molto di più, lo sanno e hanno sempre saputo reagire dopo situazioni come queste".
Sabatini svela anche un retroscena: l'abbraccio con Luis Enrique al quale ha detto: "Ci hai massacrato ma ci hai fatto capire molte cose". "Tutte le partite ti raccontano una storia - spiega Sabatini -: lo devo capire io, lo deve capire l’allenatore e lo devono capire i giocatori. Non è che le sconfitte debbano avere un colpevole: abbiamo preso subito gol e siamo andati un po’ nel pallone. La difesa? Prendiamo qualche gol in più, ma è anche vero che ne facciamo tanti.
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