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Enrico Sisti per “la Repubblica - ed. Roma”
Un ballo in maschera. Una parte della rosa giallorossa ha festeggiato mercoledì sera il compleanno di Rui Patricio. Nella villa di Casal Palocco, sua moglie Vera ha costruito una bella serata con la sola condizione che gli ospiti vestissero secondo la moda degli anni 80 e portassero con sé un segnale forse del vintage in corso (un blaster, l'occhiale giusto, la parrucca, l'outfit dell'era Borg- McEnroe e via dicendo). In buona sostanza, s' è trattato di riandare ai gusti di una decade in cui soltanto Rui era nato.
Quindi abbiamo visto una specie di nostalgico ritorno a delle origini che per la maggior parte degli invitati erano assolutamente immaginarie (c'erano Oliveira, Pellegrini, Kumbulla, Mancini, Ibanez, Cristante e Fuzato). Un po' come quando noi, negli anni 80, organizzavamo party secondo la moda degli anni 50 e sul giradischi andava il rock' n'roll dei padri fondatori, concepito quando noi ancora non esistevamo. Va benissimo. Staccare la spina può essere stimolante e terapeutico.
Non esiste il calcio h24 e soprattutto non dimentichiamoci che stiamo sempre parlando di ragazzi che hanno un vitale bisogno di respirare non solo pallone ma anche dell'altro, di riempirsi i polmoni con la vita vera, o con la vita messa in piedi da Vera: insomma con qualcosa che alla fine risulti indispensabile per ricordarsi di essere ancora giovani o giovanissimi. Uno straccio di serenità si può conquistare anche così. Era persino giusto il momento della settimana: di mercoledì.
Certo poi se c'era Nereo Rocco, per il quale, nel calcio di altri padri fondatori, il mercoledì ( anzi il " mercòldi", come lo pronunciava lui) era cruciale per valutare la condizione del calciatori e quindi decidere la formazione della domenica, sarebbero rimasti tutti tappati in casa. Ma non siamo più a quel livello di dispotica severità. E forse non siamo più neppure nell'era Zeman.
E allora ben venga la commistione di mestiere e svago. Unico neo, di tutta questa legittima storia, e unico limite di questa serata trascorsa in serenità, inclusi la drag queen e i giochi pirotecnici, sono state le divulgazioni social. Lo sappiamo come funziona la genetica della rete. Ormai postare foto non è più raccontare il proprio vissuto, diffondere brandelli di ipotetica gioia: diventa subito esibizione sfacciata.
E così è stato anche stavolta. La gente l'ha presa male. I tifosi hanno subito pensato: la Roma va maluccio e voi ve la godete? Dal party alla partyta? Il Verona non vi ricorda niente ( sconfitta dell'andata)? E ci sono anche Zaniolo e Miki infortunati... Non ci sono mezzi termini. O bianco o nero. O santo o mascalzone. E questa deriva culturale non è certo colpa di Fuzato o della moglie di Rui Patricio: è colpa del sistema che funziona così e siamo tutti intrappolati. Però loro pure. Magari potevano evitare di mettere in giro immagini, consapevoli di provocare reazioni. Nostro pezzo incluso. Se nessuno ne avesse saputo niente, o se nessuno avesse visto, sarebbe stato perfetto
drag queenrui patricio rui patricio e la moglierui patricio e la moglierui patricioRUI PATRICIO
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