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JOSHUA POWER – CHI E’, CHI NON E’, CHI SI CREDE DI ESSERE IL CAMPIONE DEI MASSIMI DI BOXE - EX GUAPPO DA MARCIAPIEDE, HA GUADAGNATO IN UN SOLO MATCH QUASI 18 MILIONI € - VIVE ANCORA CON LA MAMMA MA HA COMPRATO UNA CASA DA MEZZO MILIONE DI € ALLA COMPAGNA – GLI INSULTI QUANDO SI FECE FOTOGRAFARE IN UNA MOSCHEA... - VIDEO

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Claudio Colombo per il Corriere della Sera

 

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Ha guadagnato in un solo match quasi 18 milioni di euro, ma vive ancora con la mamma in un modesto alloggio a edilizia convenzionata a Golders Green, nord di Londra. In compenso, ha comprato un appartamento da mezzo milione di euro alla compagna Nicole Osbourne, insegnante di ballo e yoga, che quindici mesi fa gli ha dato il primo figlio, Joseph Bayley Temiloluwa Prince.

 

Anthony Joshua è un tipo generoso con gli amici. Uno di questi, Sean Murphy, quasi un secondo padre, gli diede le prime lezioni di boxe: con i primi guadagni gli ha regalato una Bmw da 100 mila euro. Anthony non ha la fissa delle belle automobili, ma già che c' era ha acquistato per se stesso una Jaguar F-Pace: è l' unico strappo da neo-ricco che Anthony si è concesso da nuova celebrità del ring.

 

La sua vita è cambiata, non è cambiato lui. Almeno per ora.

 

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Chi lo conosce bene, tipo Eddie Hearn, 37 anni, il promoter al quale si deve il match-capolavoro di Wembley contro Wladimir Klitschko, sostiene che una delle qualità più importanti di Joshua è che sa tenere i piedi ben piantati per terra. Anche adesso - soprattutto adesso - che è diventato il miglior peso massimo in circolazione.

 

Anthony ha conosciuto la vita attraverso gli errori: ora a vederlo così, 27 anni molto maturi, controllato negli atteggiamenti e nel frasario, non si direbbe che dieci anni fa era un piccolo guappo da marciapiede, sempre in mezzo ai guai e sempre in fuga dalla polizia, che lo beccò adolescente in almeno due occasioni dopo risse da strada, e per un nonnulla non finì in carcere.

 

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Anche nel 2011, a un anno dai Giochi olimpici di Londra, Anthony Joshua evitò per un pelo la galera: fermato da una pattuglia per un banale eccesso di velocità, fu perquisito e trovato in possesso di una notevole quantità di cannabis.

 

Dodici mesi di servizi sociali (con bracciale elettronico) e cento ore di lavoro non pagato. Anthony si stava preparando per l' Olimpiade, perché nel frattempo, catapultato sul ring per disperazione a 17 anni (Gbenga «Ben» Ileyem, suo cugino, ex campione britannico dei pesi massimi, lo aveva in pratica costretto a indossare i guantoni), il ragazzo aveva scalato posizioni su posizioni.

 

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La Federboxe amatoriale inglese sapeva di avere tra le mani un gioiello e fu per questo che il pugno duro contro il reprobo durò lo spazio di qualche mattino. Ritroviamo presto Anthony a Baku, dove conquista l' argento mondiale, e l' anno dopo, 2012, all' Olimpiade di Londra, dove si prende l' oro nei pesi supermassimi. È curiosa la circostanza per la quale, in entrambi i casi, la strada dell' inglese si sia incrociata con quella dell' italiano Roberto Cammarelle, battuto in Azerbaigian nei quarti di finale e a Londra in finale, seppure con verdetto che ancor oggi grida allo scandalo.

 

Il resto è storia recente: il passaggio al professionismo, i 18 match a rotta di collo per creare il personaggio, le vittorie tutte per kappaò di cui l' ultima, contro il totem Klitschko, a certificare le qualità di Joshua. C' è il pugile e c' è la persona: spietato sul ring, educato fuori.

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Amico di calciatori (Troy Deeney, capitano del Watford, ma anche Dybala e Pjanic della Juve), amante del cibo greco e dei giochi al computer, appassionato di hip-hop e rap (Stormzy e The Notorius B.I.G. le sue colonne sonore). Rispettoso di tutto e di tutti, anche di chi quattro mesi fa lo insultò con ferocia quando si fece fotografare a Dubai mentre pregava in una moschea. «Prego senza appartenere a una specifica religione» disse. E - caso raro - porse l' altra guancia.

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