DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Gianfrancesco Turano per “l’Espresso”
Ciò che mi ha aiutato a sopportare la durezza dell'addestramento è stata la mia fede incrollabile nella rivoluzione e nel comunismo. Ero un fervente sostenitore di come il comunismo può liberare l'individuo e l'umanità».
Quarant'anni dopo il servizio militare alla frontiera con l'Unione Sovietica, Wang Jianlin viaggia con il suo jet personale, un Gulfstream G550, e mira alla prosecuzione del comunismo con altri mezzi. Per esempio, con i 28,6 miliardi di dollari di patrimonio che gli attribuisce il Bloomberg Billionaires Index alla data del 9 febbraio 2015.
Arruolatosi a 15 anni e spedito a pattugliare le nevi della tundra mongola, oggi Wang è il numero due nel real estate mondiale con 93,5 milioni di metri quadrati fra centri commerciali, alberghi di lusso e uffici. Vicepresidente della Confindustria cinese, Wang è anche il secondo imprenditore privato più ricco della Repubblica popolare dopo Jack Ma, il fondatore della piattaforma di e-commerce Alibaba (34,3 miliardi di dollari). Le sue aziende ricavano 40 miliardi di dollari all'anno e il suo obiettivo è portarle a 100 miliardi di dollari di fatturato e 10 miliardi di utile netto entro il 2020.
Dalian Wanda Chairman Wang Jianlin
Per un maoista di ferro come Wang, figlio di un contadino del Sichuan che partecipò alla Lunga Marcia, il football dovrebbe figurare nella categoria oppio dei popoli. Errato. Il calcio è sport di squadra, socialista e popolare. Il presidente cinese Xi Jinping, amico e sostenitore di Wang, punta a riempire non solo il Regno di Mezzo ma anche l'Europa di scuole di addestramento. Che allevino calciatori al posto di soldati e che Wang sia l'ambasciatore miliardario del sistema è solo un segno dei tempi.
L'importante è il risultato. Vale per il calcio, vale per l'economia. E sui risultati Wang non intende stare dietro a nessuno. Nel giro di settimane ha prima comprato per 45 milioni di euro il 20 per cento dell'Atlético Madrid, campione di Spagna e vicecampione d'Europa in carica. Poi ha sborsato 1,05 miliardi per il 100 per cento di Infront group, la holding svizzera che intermedia i diritti televisivi di varie manifestazioni sportive.
Fra queste, i mondiali e gli europei di calcio e, attraverso Infront Italy, il campionato di serie A. Alla fine dei conti, nel portafoglio Infront il contratto con la disastrata Lega calcio vale 40 milioni di euro, un quarto di quanto Wang sta spendendo per il suo ultimo programma filantropico, la costruzione di allevamenti suini nella provincia più povera della Cina, il Guizhou.
Ma la potenza finanziaria dell'anima buona del Sichuan ha acceso molte fantasie nel pittoresco circo del pallone italiano, in perenne astinenza da denaro contante.
Per capire come si sta muovendo Wang in Italia bisogna tornare all'acquisto di Infront che, per ora, è la sua operazione più importante nel settore dell'entertainment europeo, dopo uno shopping orientato su Hollywood.
Wang ha comprato Infront dal fondo Bridgepoint, che come tutti i fondi ha schermato a meraviglia i suoi sottoscrittori ossia i reali proprietari di Infront. Non si saprà mai se nella società con sede nel cantone di Zug, paradiso fiscale in-house della Confederazione elvetica, Philippe Blatter fosse soltanto il manager principale o se, come vociferavano i maligni, amministrasse anche i risparmi dello zio Joseph, sovrano della Fifa.
Si sa però che Wang ha lasciato intatta la squadra di Infront, almeno per adesso. Nella casa madre svizzera Blatter junior continua a comandare. A Milano è rimasto in sella Marco Bogarelli che, dopo essersi formato alla scuola del Biscione di Silvio Berlusconi, si deve conquistare la fiducia dell'ex ufficiale dell'esercito comunista. Messe da parte le ideologie, lo sta facendo con slancio. I suoi due fronti principali sono la Roma dei bostoniani e il Milan dove Bogarelli può giocare la carta di un rapporto più che decennale con l'amministratore delegato anziano, Adriano Galliani.
FRANCESCO TOTTI CON PALLOTTA E I GIORNALISTI DELLA ROMA
La situazione della Roma è la più complessa. Il proprietario e presidente James Pallotta si è sempre detto disponibile ad accogliere un socio e già qualche tempo fa si è ipotizzato un interessamento di Wang al club giallorosso. Nei giorni scorsi Bogarelli è stato in visita a Trigoria e ha incontrato i plenipotenziari del finanziere statunitense, Italo Zanzi e Mauro Baldissoni. Nulla di concreto, al momento. Ma lo stesso si può dire dei contatti fra l'As Roma e l'Etihad, nuovo socio forte di Alitalia, che potrebbe farsi convincere a investire 300 milioni di euro comprendenti i naming rights del nuovo stadio romanista, ancora al palo, e il ruolo di sponsor principale sulle maglie di Francesco Totti e compagni, sfitte dai tempi dello sponsor Wind.
Di sicuro si profila una tournée estiva in Cina per i giallorossi che nell'ultima di campionato contro il Parma hanno sfoggiato una maglietta celebrativa con una scritta di auguri in mandarino in onore del Capodanno cinese: una sorta di benvenuto personale a mister Wang.
Il fronte milanista presenta qualche elemento di interesse in più per il magnate cinese. Il club della Fininvest è di nuovo finito al centro di voci di cessione. Stavolta l'acquirente potenziale sarebbe l'imprenditore tailandese Bee Taechaubol.
Non è la prima volta che Berlusconi firma un mandato a vendere per il Milan, nel quadro della spending review del gruppo, che è in pieno svolgimento. La holding di famiglia ha appena ceduto un pacchetto di azioni Mediaset realizzando 377 milioni di ricavo e 277 di plusvalenza.
Oltre ai titoli delle tv, sono in vista altre dismissioni. Bankitalia ha imposto a Berlusconi, privato dei requisiti di onorabilità dopo la condanna per i diritti tv di Mediaset, di ridurre la sua partecipazione in Mediolanum al di sotto del 10 per cento. Il ricavo potenziale si aggira intorno a 1,2 miliardi di euro.
Ma il Milan rimane berlusconiano a dispetto di tutto. La sensazione è che l'offerta tailandese sia un ballon d'essai spedito dall'amministratore delegato junior del Milan, Barbara Berlusconi, con due obiettivi. Fissare una valutazione, 1 miliardo di euro, e ottenere da Fininvest, quindi anche dal padre e dai fratelli, un comunicato che dice: non cediamo il controllo del club. Il comunicato è arrivato. Il primo obiettivo invece non sembra realizzabile perché la cifra richiesta è insensata.
Proprio Wang lo ha dimostrato acquistando una quota dell'Atlético, lui che simpatizza per il Real, su una base di valore di impresa di 225 milioni di euro. Saranno magari 250, se si aggiunge un ricco premio di maggioranza. Ma il Milan di questi tempi, undicesimo in campionato e fuori dalle coppe, non può valere il quadruplo dei colchoneros di mister Diego Simeone, ancora in corsa nella Liga e in Champions. La squadra di Silvio vale circa 600 milioni di euro meno i debiti (256 milioni), secondo i dati di bilancio Fininvest. Fra un paio di anni, se continuerà l'erosione del marchio dovuta a risultati sportivi scadenti e a un calciomercato delirante, varrà ancora meno.
Di recente, lady B ha ribadito a chi le è vicino nell'amministrazione del club che non punta a un semplice investimento finanziario con la vendita di una quota di minoranza. L'eventuale socio deve avere una sinergia più ampia finalizzata alla realizzazione del nuovo stadio.
La holding di Wang, la Dalian Wanda, è il partner ideale. Il ramo costruzioni della capogruppo, oltre ai lavori realizzati in Cina, in Europa sta completando l'edificio residenziale più alto del continente, l'hotel One Nine Elms di Londra sulle rive del Tamigi.
Negli Stati Uniti, dopo avere comprato per 2,6 miliardi di dollari e quotato a Wall Street la più grande catena di sale cinematografiche statunitensi (Amc entertainment), ha speso 1,2 miliardi di dollari per il suo progetto di sviluppo immobiliare a Beverly Hills.
E a Qindao sta costruendo la Hollywood cinese, l'Oriental Movie Metropolis che sarà il più grande parco a tema con studi cinematografici del mondo. Per la festa di apertura dei cantieri nel 2013, Wang ha noleggiato uno squadrone di star: Kate Beckinsale, Leonardo Di Caprio, Nicole Kidman, Ewan McGregor e John Travolta. I lavori finiranno nel 2017, tre anni prima della data che Wang si è dato per andare in pensione e dedicarsi alla filantropia a tempo pieno seguendo la sua filosofia per cui la ricchezza è un mezzo e non un fine.
Considerando la lucidità che ha dimostrato finora, il tycoon comunista si rende certamente conto che gli equivalenti calcistici di McGregor e Di Caprio non giocano ormai da un pezzo in serie A e che i campionati dominanti sono in Spagna, in Germania e in Inghilterra, dove l'asta per i diritti della Premiership è stata appena assegnata a quota 6,9 miliardi di euro con un rialzo mostruoso (+70 per cento) sull'asta precedente.
Oggi il campionato inglese vale quasi sette volte quello italiano in termini di ricavi dai network televisivi. Quindi costa troppo. Wang vede nella serie A qualcosa di non molto diverso da quello che ha visto nel suo primo investimento, la privatizzazione di un'impresa statale (Xigang housing development) nel 1988, poco dopo il congedo dall'esercito. Grazie a un prestito bancario concesso da un ex commilitone, Wang incominciò a radere al suolo i quartieri poveri della città di Dalian e a ricostruirli. Per chi ha la passione delle ricostruzioni il calcio italiano è un'occasione unica.
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