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Paolo Garimberti per “La Repubblica”
Il Tribunale arbitrale dello sport ha dato ragione al Comitato paralimpico, che era stato molto più coerente, e coraggioso, del Cio: niente Paralimpiadi per lo sport russo.
Tutto, non soltanto l' atletica, come è avvenuto nelle Olimpiadi appena concluse a Rio. Una decisone politica, tuona Mosca, che ha ricevuto uno schiaffo ancora più duro di quello che fu inferto dalla pubblicazione del rapporto McLaren, che aveva portato all' esclusione dell' atletica dai Giochi.
Ma anche la scelta del Cio (che aveva bandito l' atletica russa, ma aveva lasciato alle singole federazioni internazionali la scelta per gli altri sport) fu una scelta politica, proprio perché pilatesca.
Invece la decisione del Ipc, il Comitato paralimpico, è stata lineare e coerente. Trentacinque casi positivi tra gli atleti paralimpici russi insabbiati in 4 anni significano che l' intero sistema è corrotto e, quindi, che l' intero Paese va escluso dai Giochi. La motivazione è impeccabile: contesta alla Russia «l' incapacità di adempiere alle proprie responsabilità associative e in particolare all' obbligo di rispettare il codice antidoping dell' Ipc e il codice mondiale antidoping, di cui è anche uno dei firmatari».
PUTIN AUTOGRAFO ALLE PARALIMPIADI
L' opaco sistema dell' antidoping russo - o se si preferisce il limpido metodo del doping di Stato adottato ormai da anni dalla Russia di Putin nel motto che è importante vincere, non partecipare - è denunciato con estrema efficacia. Come del resto era ampiamente spiegato nel rapporto McLaren, che aveva messo il dito nella piaga: nulla è cambiato nello sport della Russia di oggi rispetto all' Unione Sovietica di ieri, che aveva trascinato nella sua sistematica violazione dell' etica sportiva quasi tutti i Paesi satelliti: c' era una sorta di Patto di Varsavia del doping, che aveva nella Germania Est di Honecker e nella Bulgaria di Zhivkov i suoi alfieri.
Il Cio non aveva voluto portare l' affondo che il rapporto McLaren suggeriva oltre ogni ragionevole dubbio (eppure si sapeva, per l' autodenuncia di uno dei suoi responsabili, Grigory Rodchenkov, ora riparato negli Usa, che la colata di oro di cui si era ricoperto Putin alle Olimpiadi invernali di Sochi era gonfiata dal testosterone).
Hanno avuto paura, i signori del Cio, delle conseguenze politiche, appunto, che l' esclusione di uno dei più potenti suoi membri poteva avere: sugli equilibri interni e, magari, o soprattutto, sulla rielezione dei suoi vertici, a cominciare dal presidente Thomas Bach. E c' è stato pure una sorta di risarcimento proprio durante i Giochi di Rio.
Yelena Isinbayeva, la campionessa dell' asta (a dire il vero mai risultata positiva nonostante i suoi sensazionali record), che si era erta a difensore della causa dello sport russo, è stata eletta rappresentante degli atleti nel Cio. Una scelta che ha consentito al presidente del Comitato olimpico russo Aleksandr Zhukov di parlare di "rivincita" sulla Federazione di atletica.
Ma se si vanno a guardare i numeri dei voti il dubbio di una elezione pilotata sono legittimi: Isinbayeva ha avuto 1.365 voti su 11.245 aventi diritto. La veemente reazione del premier Dmitri Medvedev dimostra che la Russia non ci sta e non ci starà mai. Tra l' altro il primo ministro, che Putin usa come un fantoccio tanto da farlo diventare presidente pro-tempore quando lui non poteva per vincoli costituzionali, ha finito per mettere una toppa peggiore del buco definendo quella del Comitato paralimpico «una decisione cinica e un colpo a tutti i disabili, non solo quelli russi».
Quasi a dire che gli atleti disabili, proprio in quanto tali, hanno il diritto di ricorrere a un "aiutino" chimico. Ma al di là delle "gaffe" verbali del sempre impacciato Medvedev, nelle sue dichiarazioni emerge una tesi cara al Cremlino: quella del complotto. Che è stata usata anche di recente per alzare la tensione in Ucraina, quando la Russia ha denunciato un complotto da parte di Kiev per riprendersi la Crimea.
PARALIMPIADI 2012 - ANNALISA MINETTI CON LA MEDAGLIA DI BRONZO
Accuse non provate, ma che hanno consentito a Mosca di avvertire che al prossimo G20 non parteciperà ai colloqui del tavolo cosidetto "formato Normandia" (che comprende lo stesso Putin, il presidente ucraino Poroshenko, e i loro omologhi francese e tedesco) sullo stato di attuazione degli accordi di Minsk. E mentre il ministro degli Esteri russo lanciava le accuse di complotto all' Ucraina il suo collega della Difesa, Sergej Shoigu, dichiarava che negli ultimi tre anni la Russia aveva creato 4 nuove divisioni, 9 brigate e 22 reggimenti e ne aveva dispiegato la maggior parte nel distretto militare meridionale, confinante con l' Ucraina.
putin e medvedev in palestra 8
La "dizinformatsija", la disinformazione, è sempre stata un' arte nell' Unione Sovietica. Ed è tornata ad esserlo nella Russia guidata da un ex ufficiale superiore del Kgb, circondato per giunta al Cremlino e negli altri palazzi del potere da un "cerchio magico" formato quasi esclusivamente da suoi ex colleghi. E non solo la disinformazione, ma anche metodi brutali di lotta politica, interna e internazionale.
Una documentatissima inchiesta pubblicata qualche giorno fa dal New York Times s' intitolava: "Sempre più oppositori del Cremlino finiscono morti". Mentre uno dei più autorevoli centri di ricerca americano, il Csis, sostiene che la Russia sta prendendo il sopravvento in quella che viene definita "la guerra fredda cibernetica", soprattutto nei confronti degli Stati Uniti.
putin e medvedev in palestra 6
Ma nello sport l' opacità non ha diritto di cittadinanza. La coraggiosa decisione del Comitato paralimpico pone con estrema forza una domanda: se non cambia, lo sport russo può ancora continuare a far parte del consesso internazionale? E questa domanda non interpella soltanto il Comitato olimpico. Visto che la Russia è il Paese destinato a ospitare il prossimo Mondiale di calcio nel 2018. O vogliamo che la faraonica farsa di Sochi 2014, a onore e gloria del nuovo zar, si ripeta anche in quella occasione?
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