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Marco Azzi per “la Repubblica”
C’era il fuoco, sotto la cenere: diversamente non si spiega un botta e risposta dai toni tanto accesi, tra l’allenatore e il presidente della squadra seconda in classifica, l’unica ancora imbattuta dopo le prime cinque giornate della serie A.
Ad accendere la miccia era stato Maurizio Sarri, chiedendo alla sua società di alzare la voce dopo i due rigori negati al Napoli nella trasferta di mercoledì notte, a Marassi. «Non posso lamentarmi sempre e soltanto io, dovrebbero farlo i miei dirigenti». Ma la risposta di Aurelio De Laurentiis è stata una gelida lezione di fair play, arrivata dalla Cina (dove si trova in tournée il numero uno azzurro) senza il furore che s’aspettava il tecnico.
«Ho visto in tv la bellissima gara con il Genoa, tra due squadre che si sono confrontate a viso aperto. Certo, ci sono state alcune decisioni arbitrali a noi sfavorevoli: ma le decisioni degli arbitri, nel bene e nel male, vanno rispettate. Sono le regole del nostro calcio e se partecipiamo a questa competizione non dobbiamo cercare alcun tipo di alibi...».
SARRI DE LAURENTIIS GIUNTOLI 2
Nessuna protesta, insomma. De Laurentiis ha piuttosto approfittato dell’occasione per spedire un altro messaggio (pubblico) a Sarri, invitandolo a non mettere più limiti alle ambizioni azzurre: in campo e fuori. «Anche se il nostro è solo il quinto fatturato del campionato — ha sottolineato nel suo comunicato il presidente — abbiamo investito nel mercato di quest’anno 128 milioni, per poter dare ai napoletani e al nostro tecnico una squadra competitiva, e da quello che è emerso finora mi sembra che il Napoli sia molto competitivo».
Il numero uno della società non ha dunque cambiato idea dopo il pareggio al veleno di mercoledì. «Faccio i miei complimenti ai giocatori e all’allenatore per la partita di Genova», ha infatti precisato. Nella ripartizione dei meriti, però, ADL è determinato ad avere la sua parte.
Va avanti così dallo scorso inverno, tra De Laurentiis e Sarri: separati in casa anche per la reciproca gelosia, due primedonne che faticano a dividersi la ribalta. Ma c’è di più, dietro l’ultimo sfogo dell’allenatore: un senso di solitudine che lo attanaglia ogni giorno di più, nonostante abbia da poco rinnovato il suo contratto per altri 4 anni. Dei sorrisi del 27 maggio, nel pomeriggio della firma, si sta però sbiadendo troppo in fretta il ricordo. Il presidente non ha infatti più visto dal vivo una gara ufficiale del Napoli, da allora.
Ed è un’assenza che pesa di più, in una società che non ha mai fatto mistero di essere a conduzione familiare: con la moglie e i tre figli di De Laurentiis nel consiglio di amministrazione. L’unico dirigente che segue da vicino le vicende della squadra è il direttore sportivo Giuntoli, arrivato oltre un anno fa e mai presentato ufficialmente ai tifosi. Di lui non si ricordano prese di posizione o dichiarazioni ufficiali. Nel club azzurro la regola è il low profile: prendere o lasciare.
Quando non c’è De Laurentiis, sempre più spesso, Sarri non si sente tutelato. Capitò ad aprile a Udine, nei 90’ in cui il Napoli perse lo scudetto. Pure allora ci furono veleni per l’arbitraggio: il tecnico fu espulso (con Higuain), ma il presidente era all’estero e restò in disparte. Ora la storia si ripete: con Sarri che chiede aiuto e De Laurentiis che invece lo bacchetta da Pechino con un comunicato. Magari bastava telefonarsi.
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