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Arianna Ravelli per il Corriere della Sera
L' Uefa boccia ancora il Milan. Dopo aver deciso a dicembre di non concedere il voluntary agreement, la camera investigativa del Club financial control body ha deciso di non poter offrire neanche il patteggiamento previsto dal settlement agreement. Per la verità, sarebbe stato un patteggiamento fino a un certo punto, perché la camera propone una serie di sanzioni sulle quali il club ha pochissimo margine contrattuale.
In ogni caso, la camera si è fermata prima, non ha ritenuto nemmeno di poter offrire un accordo, così il Milan ora andrà a giudizio, davanti a un' altra camera, quella giudicante, che, attorno alla metà di giugno, deciderà quali sono le sanzioni che il club si merita per lo sforamento di bilancio nel triennio precedente a questa gestione (dal 2014 al 2017). Il che sostanzialmente paralizza ogni mossa di mercato.
Ora tutti gli scenari sono possibili: i cinque membri della camera (tre giudici, di cui due ex della Corte giustizia europea, un avvocato inglese e un economista polacco) hanno un ampio ventaglio di sanzioni tra cui scegliere, da un semplice avvertimento fino a quella più estrema, l' esclusione dalle Coppe, che ormai non si può più scartare.
In quel caso ai gironi di Europa League andrebbe l' Atalanta e ai preliminari la Fiorentina. In mezzo le ipotesi più probabili: una sanzione economica, le limitazioni alla lista Uefa, il blocco del mercato.
Ma perché non è stato concesso il settlement agreement, accordo che in genere Uefa e club riescono a trovare? Ci sono dubbi anche sui ricavi in Cina, ma principalmente per le incertezze legate al rifinanziamento del debito che club e proprietario, mister Li, hanno contratto con il fondo Elliott (303 milioni) «e sugli effetti passivi da pagare entro ottobre 2018». Da quando è stato bocciato il voluntary per lo stesso motivo a oggi, sul tema non ci sono state novità significative.
E la camera investigativa non ha ritenuto di potersi impegnare in un accordo, perché non sa se, a ottobre, l' azionista di maggioranza sarà lo stesso.
Ma se anche si firmasse il rifinanziamento, l' Uefa al momento non conosce a quali condizioni e non può quindi valutarne l' impatto. Va detto che il debito del club (120 milioni) è assolutamente sostenibile, circostanza che l' Uefa ammette, ma non ha ritenuto di separare in modo così netto la situazione del club da quella del suo proprietario.
fassone esce dallo studio legale gattai minoli agostinelli
E qui, anche se nessuno lo ammette, giusto o sbagliato che sia, ha pesato tutto il mistero attorno alla figura di Li. Il quale però, per strappare condizioni migliori, ha la colpa di aver totalmente sottostimato il costo sul Milan dei continui rinvii del rifinanziamento.
Non è stato considerato sufficiente nemmeno l' appoggio messo per iscritto da Elliott che si è detto disposto a garantire la continuità aziendale in caso dovesse, a ottobre, escutere il pegno Milan.
L' Uefa ha bisogno di certezze sul medio-lungo periodo, perché il piano di rientro su cui il Milan si era impegnato arriva fino al 2022. Ma se Elliott diventa azionista di maggioranza potrebbe presto vendere ad altri. Intanto però è il Milan che rischia grosso.
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