DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
Una gioia resa intensa dalla tensione. I nervi in rilievo attorno agli occhi, sul viso, come accade dopo uno sforzo supremo. Il volto di Leclerc somigliava a quello di chi ha tifato e patito con lui dentro una corsa memorabile. Al muretto, a Maranello, a casa.
Tre sorpassi su Verstappen in perentoria, pulitissima sequenza, un ritmo insostenibile, una strategia rincorsa vanamente dai soliti avversari. E poi, come in un vero dramma sportivo, fiamme attorno a Sainz, avviato verso la composizione di una doppietta provvidenziale; il pedale del gas sulla Rossa di Charles che fa i capricci nel finalissimo. Così, un trionfo imperfetto e anche per questo magnifico; una corsa che sembrava favorevole in tutto e per tutto, trasformata in una sofferenza collettiva e quindi in un sollievo da doccia tiepida e meritata.
Restano molti i punti di scarto tra i due litiganti ma abbiamo due vittorie Ferrari nelle ultime due gare, confortate dal rendimento convincente sulla distanza. Di contro, restano le fragilità, resta la fatica, mentre la situazione classifica, per i piloti Ferrari, chiude il tema gerarchie interne, altro fattore che mette Leclerc nella condizione migliore per affrontare due piste diversissime, Francia e Ungheria. Qualche preoccupazione svolazza anche dalle parti di Verstappen che può contare comunque su una abbinata macchina-motore solidissima, con inattesi regressi sull'efficienza aerodinamica. Ma insomma, ci voleva.
Charles aveva bisogno di una gratificazione dopo cinque gare storte, di tornare a brillare al centro di una scena che sente sua; l'intera squadra avvertiva la necessità di allentare una pressione enorme, mai alleviata, va detto, dai piani alti di casa Ferrari. Un po' come Mick Schumacher, sesto, di nuovo a punti, rinfrancato e rinsavito dopo un inizio stagione cupo come la fine di un sogno. Ci mette un po' a tirar fuori l'argenteria ma sta mostrando carattere e piglio. Un sollievo, anche qui. Per lui e per chi, di fronte a quel cognome, si commuove in un decimo di secondo.
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