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Andrea Elefante per la Gazzetta dello Sport
«Stamattina sono passato come quasi tutti i giorni da Villa Borghese e ancora lo cercavo. Io e Carlo Vanzina ci incontravamo lì, una delle ultime volte che ci ho parlato mi disse: "Massimo, e comprate 'sta Roma..." . Se non fosse che non ho il coraggio, me ne andrei con lui. Facemmo insieme il suo primo film da regista e il mio primo da Sabatini del cinema, direttore: "Il figlio delle stelle", 1979. Spero che dalla sua stella mi protegga sempre».
Anche le Viperette possono avere gli occhi lucidi, ma non è per questo che non lo chiamano quasi più così, Massimo Ferrero. «A Roma sì, ma Roma è un paese. E un anno fa, al test di ingresso all' Università Sapienza, tra le domande c' era anche: "Chi è il Viperetta"?».
Era per dire: quando entrò nel calcio era solo Il Viperetta, oggi è Ferrero presidente Samp.
«Dicevano: "Ma ci è o ci fa?". Il lavoro ha detto che con volontà e un po' di fortuna si possono combattere anche scetticismo, dicerie, paure».
E fare uno stadio nuovo a Genova?
«Preziosi ha detto: "Se costa così tanto, se lo tengano". Io dico: nel lavoro oggi non c' è più amore ma solo paura, per questo hanno fatto perizie così alte. Ora le istituzioni ci stanno dando una mano e si farà di tutto per far felici Samp, Genoa e i loro tifosi. Io questo stadio lo voglio, e quando me ne andrò lo metterò su quattro ruote e me lo porterò via».
Intanto ha portato Sabatini alla Samp.
«Sabatini mi incuriosì appena entrai in questo mondo. Volevo Romagnoli: per parlarne mi diede appuntamento al Cinema Adriano, alle 6 di un sabato pomeriggio. Questo principe del calcio, senza avvisarmi, arrivò alle 10 di sera. Alle 10. Non solo: mi liquidò in dieci minuti. Però poi Romagnoli me l' ha dato e mi restò il fascino per questa grandissima testa di cavolo, che mi fa incazzare perché fuma cento sigarette al giorno e ha se stesso come peggior nemico. Ma forse il segreto è che un po' mi identifico in lui: una testa matta, un cavallo di razza a cui ogni tanto bisogna tirare le redini. Lui va dove lo porta il cuore, e se il cuore sanguina so' cavoli».
Ha detto in un' intervista: «Ferrero è un teatrante che ti fa abbassare la guardia».
«Lui non ha capito che sarò anche un teatrante, ma sono soprattutto un protagonista. E i protagonisti fanno inchinare la guardia».
Ha detto anche che lei simula un rispetto sovrannaturale nei suoi confronti. E che lui finge di crederci.
«Sono felice che reciti questo piccolo ruolo e gli do il merito di poter essere un mio antagonista. Però l' ho scelto perché in sala ci vogliamo andare tutti e due, visto che stiamo recitando il film della nostra vita: si chiama Sampdoria».
E come la mettiamo con la libertà d' azione di cui lui ha bisogno come pochi?
«Non ho scelto la sua libertà, ma l' uomo di calcio che poteva servire alla Samp. Anche gli dei, questi mostri sacri che voi avete inventato, vanno guidati. Qui c' è genio e sregolatezza, e chiaramente il genio sono io. E se uniamo la follia di Sabatini e la saggezza di Ferrero...».
Adesso lei è diventato saggio?
«Questa è la notizia, ma è la verità. Sono arrivato alla Samp con un triciclo, ma adesso se mi tolgono il freno non so dove arrivo. Anche Sabatini mi deve correre dietro, e chissà se m' acchiappa».
In cosa Sabatini potrà aiutare Giampaolo?
«Io Giampaolo lo adoro, ma uno dei motivi per cui ho scelto Sabatini - che al contrario di me mastica calcio - è che può togliergli quel freno a mano che tiene troppo tirato. E convincerlo che se si sentirà un po' meno integralista, artigiano del calcio, e un po' più industriale, potrà diventare meglio della Fiat. Quel giorno lo rimpiangeremo, lo chiamerà il mondo».
Gira un foto con lei, Romei, Sabatini e Osti in versione Beatles. Se lei è Paul McCartney, gli altri chi sono?
«Sono un nonno rock, ma ne so più di cinema: parliamo di film e non di musica. Io sono "Rocky IV", Romei "Codice d' onore", il Tom Cruise degli avvocati. Sabatini "Nove settimane e mezzo" - Kim Basinger disse che baciare Mickey Rourke era come leccare un posacenere sporco, no? - Osti "Il maratoneta", personaggio con la morale di altri tempi».
E Giampaolo?
«"La sottile linea rossa"»: urla sempre "Linea, linea, linea"».
Ha venduto Skriniar per 23 milioni, Schick per 42, Torreira per 30...
«Che fanno 95, e non va bene: si fa sempre cento».
Era per chiederle chi sarà il prossimo: Praet?
«Per la verità abbiamo venduto benino anche Zapata... Praet è come un gabbiano che sfiora il prato invece che il mare: vorrei tenerlo per godermi questa meravigliosa mezzala inventata da Giampaolo e per fare felice il mio allenatore».
L' Europa League è un sogno?
«No, un regalo che una squadra come la Samp può fare a se stessa e ai suoi tifosi. Un sogno è la Champions: il mar dei Caraibi.
L' Europa League è un' ambizione: il Mediterraneo» E Ronaldo cos' è, per la Serie A?
«Un campione che ci farà bene, e complimenti ad Andrea Agnelli e alla Juve. Finalmente saremo di nuovo nominati anche noi fra i grandi mari, come un oceano. Sa cosa dicevo prima che arrivasse Ronaldo? Siamo poco pesce e tanta acqua: troppa, come sono troppe venti squadre. Ed erano troppe venti teste che ragionavano su come avvitare una lampadina, quella dei diritti tv. Infatti, dai e dai, poi la luce s' è accesa».
Che interruttore avete pigiato?
«Siamo ancora indietro di tanti milioni rispetto ad altri campionati, ma siamo stati pirati coraggiosi. Con Mediapro eravamo andati lunghi, ma è stata Mediapro a farci ragionare: Sky sapeva che almeno 12 squadre vivono quasi solo di diritti tv, ma anche noi sapevamo che Sky senza campionato avrebbe avuto problemi».
Pubblicità sulle scommesse vietata: si può?
«Ho incontrato Di Maio, ragazzo intelligente, alla festa di compleanno di Lino Banfi: mi ha sgridato perché l' ho chiamato Matteo invece che Luigi. Quelli che sono al governo devi farli lavorare, ma se fanno cose che non vanno bene per la collettività devi farli ragionare.
Ecco, per spiegargli un po' di cose e trovare insieme una soluzione serve un fronte comune: una mossa come quella che alla fine facemmo io, Cairo, Lotito e De Laurentiis per i diritti tv. Perché noi del calcio parleremmo a nome di milioni di persone. E parliamo a milioni di persone».
Spiegargli cosa?
«Che così si alimenterebbero solo le scommesse clandestine e non si combatterebbe quella minoranza che con le scommesse si fa male. Così si tornerebbe indietro di trent' anni».
Quando si affacciò su questo mondo disse che a volte le sembrava di vedere una commedia di Camillo e don Peppone.
«Che erano comunque commedie d' autore: adesso stiamo diventando come un film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Avevamo la Lega commissariata: come venti bambini beccati a rubare la marmellata alla nonna. La Figc commissariata: i padri che prendono schiaffi dai figli. Tutti commissariati, invece di portare l' immagine del calcio italiano nel mondo e commercializzarlo. E ancora in vigore la legge Melandri, che quando la scrisse era una donna bellissima e oggi è ancora una donna bellissima, ma un po' vintage. Ogni tanto penso: ma quando esce il cartello "Scherzi a parte"?».
MASSIMO FERRERO VIPERETTAviperettaviperettaFERRERO VIPERETTAVIPERETTA
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